Si sono riaccesi i riflettori su Rosa Della Corte, la mantide di Casandrino, tanto bella quanto dannata, responsabile dell’omicidio dell’allora fidanzato Salvatore Pollastro, ucciso il 4 aprile del 2003. Arrivata l’archiviazione dell’agente di polizia penitenziaria accusata da Rosa Della Corte di aver provato a violentarla, leccenews24.it ha riferito anche i particolari del comportamento da detenuta della mantide. Nel marzo del 2015, infatti, la donna avrebbe provato a colpire una guardia penitenziaria mentre quest’ultima era impegnata a riaccompagnarla in cella. Non l’unico episodio di cattiva condotta della mantide di Casandrino, resasi protagonista di minacce ai danni di un’ infermiera con promesse di “spaccare la cella” in caso di mancata somministrazione di gocce d’ansiolitico, da aggiungere alla terapia che già stava seguendo.



Novità sul caso di Rosa Della Corte, conosciuta coma La Mantide di Casandrino. La donna si trova infatti in carcere perché ritenuta responsabile dell’omicidio del fidanzato Salvatore Pollastro, ucciso il 4 aprile del 2003. Ma a far discutere ancora una volta le testate italiane è l’evasione della donna, avvenuta nell’estate del 2014, mentre si trovava detenuta nel carcere di Lecce. All’epoca dei fatti Rosa Della Corte era in permesso premio ed è riuscita a tenere con il fiato sospeso le autorità per quindici giorni, riuscendo a fare leva ancora una volta sul fascino della contraddistingue. Secondo il sostituto procuratore Stefania Minnini, che si è occupata della vicenda, la donna ha infatti manipolato a suo piacere Lorenzo Trezza, un cuoco conosciuto in carcere con cui aveva avviato una relazione. Il giovane di 28 anni ed originario di Muro Leccese non sarebbe stata tuttavia l’unica vittima, secondo la procura leccese. Nel mirino degli inquirenti, sottolinea Il Corriere Salentino, sarebbe finito anche un medico che avrebbe redatto un certificato per la madre di Rosa Della Corte in cui attestava dei problemi di salute, agevolando così la richiesta della detenuta per un permesso di sei giorni.  



La parabola di Rosa Della Corte, affascinante 31enne, ambigua quanto letale, è stata corredata negli anni da numerosi eventi. Nello stesso anno della sua fuga del carcere di Lecce, la donna ha infatti depositato una denuncia contro un agente della polizia penitenziaria, accusandolo di averla violentata. Il presunto tentativo di abuso è stato vagliato dal sostituto Procuratore Stefania Minnini e si sarebbe svolto, secondo Rosa Della Corte, all’interno del penitenziario, in un’area in cui la donna si sarebbe recata per un consulto. In quei momenti si trovava inoltre in compagnia di un’altra detenuta, che si sarebbe allontanata alcuni istanti dopo il presunto tentativo di  violenza. Un reato che alla fine non è mai stato commesso, come rivelato dalla stessa donna, grazie alla sua prontezza di riflessi. Il racconto, agghiacciante, non è stato ritenuto attendibile dagli inquirenti, che in queste ore hanno concluso di non avere elementi sufficienti per dare seguito alle accuse. Secondo la Minnini inoltre, sottolinea Il Corriere Salentino, Rosa Della Corte avrebbe deciso di inventare il finto stupro solo per vendicarsi del ruolo cruciale della Polizia penitenziaria di Lecce ha avuto nella sua fuga. 

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