Con la richiesta del pm della conferma della pena inflitta a Michele Buoninconti in primo grado, ci avviamo verso la sentenza del processo di Appello sulla morte di Elena Ceste. Nell’ultima udienza dedicata alla requisitoria del pubblico ministero Laura Deodato, come rivela La Stampa, è stata ripercorsa l’intera vicenda, dalla scomparsa della mamma di Costigliole d’Asti al ritrovamento del suo cadavere, senza tralasciare il movente dietro l’orrendo delitto. Un movente quasi banale ma orrendo nella sua semplicità: il tradimento. Il marito Michele era certo dei reiterati tradimenti della moglie con più uomini e questo non poteva essere tollerato, compreso o giustificato. Perché quanto fatto da Elena, reclusa nella sua villetta-prigione, andava contro i principi del suo presunto assassino nel quale scattò “l’impulso di una salvifica vendetta-punizione del torto subito”. Un torto non solo contro di lui ma anche contro le sue convinzioni che per 13 anni aveva tentato di inculcare nella moglie che, una volta morta – e quindi punita – è tornata ad essere per Buoninconti una sorta di santa.
Anche questa settimana si tornerà in aula, presso la Corte d’Assise di Appello di Torino, in occasione del processo che vede imputato il presunto assassino di Elena Ceste. Michele Buoninconti, marito della donna uccisa nel gennaio 2014, continua a ribadire con forza la sua innocenza, eppure anche nell’ultima udienza il pm ha chiesto che venga confermata a suo carico la pena di 30 anni di reclusione inflittagli al termine del processo di primo grado. Dopo la lunga requisitoria del pubblico ministero Deodato, alla cui richiesta di condanna si sono affiancati anche gli avvocati di parte civile, i difensori dell’uomo, gli avvocati Enrico Scolari e Giuseppe Marazzita, hanno commentato a La Stampa il lavoro svolto dal pm, criticandolo aspramente: “Il pm non ha sfiorato nessuno dei temi tecnici, assolutamente concreti, che affronteremo nella prossima udienza, dove si decide il destino di un innocente”, hanno dichiarato a margine della precedente udienza. A prendere la parola il prossimo mercoledì saranno proprio loro, i quali ovviamente continuano ad insistere con forza non solo sull’innocenza del proprio assistito ma anche sul fatto che la povera Elena Ceste sia stata vittima di un “tragico infortunio”.
Lo scorso venerdì si è svolta la nuova udienza del processo d’Appello a carico di Michele Buoninconti, marito di Elena Ceste, la donna di Costigliole d’Asti scomparsa il 24 gennaio 2014 e ritrovata senza vita nove mesi più tardi, il 18 ottobre del medesimo anno. Per il suo delitto e l’occultamento di cadavere è stato condannato in primo grado a 30 anni di reclusione proprio il marito, ex vigile del fuoco ad Asti. L’uomo si è sempre proclamato innocente e la sua difesa in questi anni ha tentato di capovolgere l’inchiesta dimostrando invano come la morte di Elena Ceste sia da considerarsi un tragico incidente. Nell’udienza passata, il pubblico ministero Laura Deodato ha parlato davanti ai giudici della Corte d’Assise di Appello di Torino per oltre tre ore. Il pm ha ripercorso l’intera vicenda, dalla scomparsa della mamma di Costigliole al ritrovamento del suo cadavere, nel canale del Rio Mersa. Al termine della lunga requisitoria, come evidenziato da La Stampa, il pm Deodato ha chiosato con la richiesta della conferma della pena: “Michele Buoninconti ha ucciso la moglie Elena Ceste e va confermata la condanna inflitta in primo grado: 30 anni”. Durante l’udienza, dunque, non sono emerse altre novità degne di nota, ma una considerazione importante ribadita dalla pubblica accusa: “I nuovi elementi portati dalla difesa confermano il valore del nostro lavoro. Buoninconti è colpevole e va condannato”. A prendere la parola sono state anche le parti civili rappresentate dall’avvocato Benedetta Donzella per l’associazione Penelope e dagli avvocati Carlo Tabbia e Deborah Abate che rappresentano gli interessi dei genitori di Elena Ceste, Franco e Lucia. Anche i legali di parte civile si sono uniti così alla richiesta del pm nel chiedere la conferma della condanna inflitta al termine del processo di primo grado a carico di Buoninconti. Presenti in aula anche i genitori della vittima, i quali hanno ascoltato in silenzio ogni parola delle lunghe requisitorie. I difensori di Michele Buoninconti, a margine dell’udienza, hanno confermato l’innocenza del proprio assistito criticando le parole del pm e definendole “Solo illazioni e deduzioni, sulla base di pregiudizi”. Per gli avvocati Enrico Scolari e Giuseppe Marazzita, dunque, Elena Ceste “morì per un tragico infortunio”. A loro passerà la parola nel corso della prossima udienza di mercoledì 1 febbraio, prima della sentenza fissata al 15 febbraio, dopo le repliche.