Si riaccende il dibattito sull’omicidio di Marta Russo, per il quale furono condannati Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro dopo cinque gradi di giudizio, rispettivamente a 7 e 4 anni di carcere. A vent’anni dalla morte della studentessa dell’Università La Sapienza di Roma, colpita da un proiettile il 9 maggio 1997, resta il mistero sul delitto: perché i due assistenti hanno sparato? Il giornalista Mauro Valentini, intervenuto a Melog, trasmissione di Radio24, ha approfondito il caso che manca di un movente razionale. Sono molti i punti interrogativi che sono rimasti senza risposta: nella sentenza, ad esempio, si parla di «un errore forse dovuto al fatto che Scattone stava mostrando la pistola a Ferraro e gli sarebbe partito un colpo». Per il giornalista Mauro Valentini, che ha scritto il libro “Marta Russo. Il mistero della Sapienza”, è una spiegazione errata «perché Marta era sotto l’edificio, quindi per colpirla avrebbe dovuto mirare». Inoltre, dalle carte è emerso che «otto persone avrebbero potuto sparare quel giorno». Inoltre, a febbraio del 1998 viene ritrovata un’altra pistola calibro 22 con un proiettile in meno: viene detto che forse era quella la pistola che ha sparato a Marta Russo e precedente a Giorgiana Masi.
Ll caso relativo all’omicidio di Marta Russo può essere riaperto? Non per il giornalista Mauro Valentini, secondo cui nemmeno l’eventuale uscita allo scoperto di un’altra persona potrebbe riaprire la vicenda. Il caso è chiuso, ma resta debole. La vicenda giudiziaria del resto ha scontentato tutti: «Per Marta Russo non è stata fatta giustizia» ha dichiarato il giornalista, come riportato dall’Ansa. Nel prologo del libro “Marta Russo. Il mistero della Sapienza” Valentini ha ricordato l’omicidio di Giorgiana Masi, uccisa il 12 maggio 1977, perché la pistola che ha sparato potrebbe essere la stessa dalla quale è partito il colpo per la studentessa. Nel libro, però, il giornalista ha ricostruito le indagini, perizie, testimonianze e le attenzioni Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro. Inoltre, si è concentrato sulla memoria di Marta Russo, chiudendo un libro con un pensiero che la studentessa aveva annotato nel suo diario: «Voglio essere felice in questa vita e non in futuro, ma nel presente, per ogni attimo che vivo, perchè non so quanto potrò vivere né cosa ci sarà dopo».