Martedì 31 gennaio, la Chiesa ricorda l’importante santo piemontese. San Giovanni Bosco nacque in una frazione di Castelnuovo d’Asti il 16 agosto 1815. La sua era una povera famiglia contadina. Riuscì comunque a compiere gli studi elementari e quelli umanistici, prima a Castelnuovo e poi a Chieri. Nel 1835, ventenne, entrò nel seminario diocesano torinese, per compiere gli studi di filosofia e di teologia. In quegli anni incontrò don Giuseppe Cafasso, altro futuro santo. Fu ordinato sacerdote il 5 giugno 1841; come motto sacerdotale scelse la frase biblica: Da mihi animas, caetera tolle (Gn 14,21); l’avrebbe tradotta poi al suo giovane allievo san Domenico Savio così: “O Signore, datemi anime e prendetevi tutte le altre cose”.
Dal novembre 1841 all’ottobre 1844 fu allievo del Convitto ecclesiastico torinese: qui ebbe modo di seguire il Cafasso, soprattutto dedicandosi al catechismo per i giovani dei ceti popolari che vivevano intorno al Convitto e presso la vicina chiesa di San Francesco. Qui – avrebbe poi detto lui stesso – ebbe inizio l’Oratorio Salesiano. Successivamente, don Bosco ebbe un impiego come aiutante cappellano in due opere assistenziali femminili: qui lo avrebbero seguito i ragazzi e i giovani che lo avevano incontrato al catechismo, ad essi altri se ne aggiunsero; a questi incontri don Bosco avrebbe dato il nome di “Oratorio di San Francesco di Sales”. Ma non era fatto per fare il cappellano: preferì seguire ed essere seguito da quei ragazzi e da quei giovani. Così cominciò a spostarsi, cercando di volta in volta un luogo per gli incontri con i giovani, fino a fermarsi a Valdocco, dove, grazie all’aiuto e al sostegno di amici, prese in affitto un locale.
I ragazzi e i giovani che andavano “da don Bosco” aumentarono, tanto che nel 1847 fondò un secondo Oratorio, intitolandolo a San Luigi Gonzaga. Gli Oratori non erano legati alle parrocchie ma aperti a tutta la gioventù torinese: don Bosco aveva una certa autonomia di pensiero e di azione. L’arcivescovo di Torino, mons. Luigi Fransoni, riconobbe di fatto l’istituto di don Bosco quando nella Pasqua del 1847 nell’Oratorio di Valdocco amministrò la cresima ai giovani che lo frequentavano; sarebbe venuta poi anche la nomina ufficiale a direttore capo dei tre oratori torinesi per la gioventù maschile: di San Francesco di Sales, dell’Angelo Custode e di San Luigi. Nel 1853 don Bosco diede vita alle “Letture cattoliche”, una pubblicazione periodica destinata alla gente più semplice e semianalfabeta del tempo. Dopo un incontro con papa Pio IX, nel 1859 nasceva formalmente la “Società dei Salesiani” di don Bosco, formata da ecclesiastici e laici che si dedicavano all’Oratorio e in generale all’esercizio della carità verso i giovani.
In un periodo di difficili rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, don Bosco proponeva i salesiani come “cittadini di fronte allo Stato e religiosi di fronte alla Chiesa”. La congregazione salesiana cominciò a diffondersi: da Torino in Piemonte, in altre regioni italiane, in Francia, in Spagna, in America latina. Nel 1868 veniva inaugurata a Torino una grande chiesa voluta da don Bosco, dedicata a “Maria Auxilium christianorum”, alla Madonna Ausiliatrice (detta anche “Madonna di don Bosco”).
Nel 1872 fondava le Figlie di Maria Ausiliatrice, una congregazione femminile salesiana consacrata all’educazione della gioventù femminile, che si sarebbe diffusa in Italia, in Europa, in America. San Giovanni Bosco morì a Torino, nella sua stanza all’Oratorio di Valdocco, il 31 gennaio 1888. “Il sistema educativo di cui si fece in qualche modo maestro non poteva essere ‘repressivo’, appunto perché era volto a promuovere tutto ciò che c’è di buono in qualsiasi giovane. Era dunque un sistema ‘preventivo’, un sistema o metodo che comportava l’attenzione assidua dell’educatore. Questi doveva essere un padre amorevole, a cui i giovani dovevano poter appoggiare tutta la loro confidenza”, scrive il professore Pietro Stella. Don Bosco fu beatificato il 2 giugno 1929 e canonizzato il 1° aprile 1934. Il 31 gennaio 1988, nel centenario della morte, Giovanni Paolo II ha scritto la Lettera Iuvenum patris al Rettore Maggiore della Società Salesiana in cui definisce san Giovanni Bosco “padre e maestro della gioventù”.
Martirologio Romano: Memoria di san Giovanni Bosco, sacerdote. Dopo una dura fanciullezza, ordinato sacerdote, dedicò tutte le sue forze all’educazione degli adolescenti, fondando la Società Salesiana e, con la collaborazione di santa Maria Domenica Mazzarello, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per la formazione della gioventù al lavoro e alla vita cristiana. In questo giorno a Torino, dopo aver compiuto molte opere, passò piamente al banchetto eterno.