Vaticano sotto pressione in queste ore per la vicenda che vede protagonista Calogero La Piana, vescovo emerito di Messina e il fantomatico dottor B, un medico siciliano che in punto di morte ha deciso di lasciare al monsignore la sua cospicua eredità in ragione del loro “rapporto bellissimo di rapporti omosessuali”. Ma facciamo un po’ d’ordine: come si giunge a questa versione? A ricostruirla è L’Espresso, secondo cui il facoltoso dottor B, mai sposato e senza figli, da sempre devoto della Madonna e delle gerarchie ecclesiastiche alternatesi alla guida della curia messinese, avrebbe inizialmente individuato come erede universale un suo carissimo amico. Spettava a lui, una volta morto il medico, gestire il patrimonio comprensivo di un maestoso appartamento, due posti auto, e “presepi antichi, quadri di carattere religioso, orologi antichi, icone e statue della Madonna”. Questi avrebbe poi dovuto “vendere i gioielli, gli avori, l’argenteria, gli investimenti bancari, titoli, azioni, conti correnti e quant’altro depositato negli istituti bancari e il ricavato per desiderio di mia madre dovrà essere diviso tra Medici senza Frontiere, Casa generale delle suore missionarie di Calcutta e i missionari carmelitani”. Fatto sta che il dottor B, quando vede le sue condizioni aggravarsi, ci ripensa, e nomina come erede Calogero La Piana, ma non in qualità di vescovo, ma di Lillo La Piana, l’uomo con cui a suo dire aveva vissuto un’importante relazione. La curia di Messina ed esponenti della Congregazione dei vescovi hanno appreso le ragioni del ripensamento soltanto dopo essere entrati in possesso di un biglietto scritto dal dottor B a pochi giorni di distanza dall’ultima redazione del testamento:”Con questa lettera voglio comunicare che ho avuto con monsignor Calogero La Piana un rapporto bellissimo di rapporti omosessuali che ho tenuto segreto per molti anni, ma penso che ora sia il caso di manifestarli, dato il caso particolare del momento in cui ci troviamo, che potrebbe farli cadere nell’oblio. Questa lettera esporla e farla conoscere in caso di necessità per non far cadere tutto nell’oblio. Gli incontri avvenivano dopo le 22 o le 22 e 30 nel mio studio e spesso è stato incontrato dai miei vicini, dopo le 22, o le 22 e 30″. Il Vaticano è chiamato a gestire un nuovo caso simile a quello di don Andrea Contin?