Europa scossa da un’altra ondata di violenza con l’attentato a Smirne in Turchia che ha sicuramente destato grande preoccupazione. C’è però una situazione che rischia di complicare ulteriormente le cose e che aumenta la perplessità e i dubbi sulla situazione in questione. Come riporta Marta Ottaviani sul suo profilo di Twitter infatti il tribunale avrebbe posto la censura sulle immagini e sugli aggiornamenti dell’attentato in questione anche se questa non è proprio una grande novità come sottolinea la corrispondente per quanto riguarda i fatti di Turchia e Grecia. Ecco il tweet di Marta Ottaviani: “Turchia, tribunale pone la censura sulle immagini e sugli aggiornamenti dell’attentato di Smirne. Sai che grande novità“, clicca qui per il tweet e per i commenti dei follower.
Solo poche ore fa un nuovo attentato ha scosso la Turchia, a distanza di pochi giorni dal precedente attacco rivendicato dall’Isis. Un’autobomba è esplosa davanti al tribunale di Smirne, seguita una un conflitto a fuoco con la polizia, durante il quale hanno perso la vita un poliziotto e un ufficiale giudiziario. Tra le vittime anche due dei tre terroristi, mentre un ulteriore attentatore sarebbe ancora in fuga. La polizia avrebbe già diffuso un identikit. Le ultime notizie riportate dall’inviata in Turchia intervenuta sia al Tg1 che alla trasmissione La vita in diretta, avrebbero rivelato un elemento molto inquietante: l’attentato a Smirne poteva essere un vero e proprio massacro, alla luce del grande arsenale tenuto dagli aggressori armati di kalashnikov, lanciarazzi e bombe. Grazie all’intervento della polizia si è evitato il peggio in quanto gli attentatori sono stati bloccati prima di raggiungere il palazzo di Giustizia, impedendo così che il bilancio delle vittime potesse essere ancora più grave di quello attuale, nel quale emergono anche una decina di feriti, soprattutto tra i civili.
Ancora la Turchia e ancora terrorismo: l’attentato a Smirne (Izmir, nome turco) di poche ore fa ha provocato due morti sicuri e almeno 12 feriti, ma le autoambulanze che stanno arrivando nella città ad ovest della Turchia fanno presagire che il bilancio possa essere più elevato e che possa salire nelle prossime ore. Al momento quello che si è riuscito a ricostruire vede due autobombe posizionate nelle vicinanze del tribunale della città, son esplose a pochi secondi di distanza compiendo una strage, l’ennesima sul suolo turco a pochi giorni dall’attentato di Capodanno a Istanbul. Pare che siano stati due i killer entrati in azione, e che abbiano avuto anche uno scontro a fuoco successivo all’esplosione: in questo scontro, uno dei due terroristi è stato ucciso, l’altro invece è in fuga. Le prime vittime accertate sono un poliziotto e un dipendente del tribunale. A quanto riferito dalla Cnn turca, i due attentatori avevano addosso anche otto bombe a mano: nelle prossime ore si avranno i primi sviluppi della caccia al terrorista, il secondo dopo quello ancora in fuga dopo l’attentato di Capodanno.
L’attentato di Smirne getta subito una pesante ombra sull’intervento del Pkk curdo, acerrimi nemici del governo di Erdogan e molte altre volte responsabili di attacchi terroristici sul suolo turco. Inevitabile che le indagini su questo ennesimo attacco terroristico si intreccino con quelle dell’attentato di Istanbul, visto che Smirne è una delle città più controllate per la ricerca del terrorista asiatico della strage di Capodanno: al momento ovviamente non si hanno collegamenti tra i due attentati, ma la repressione interna di Erdogan, la sua politica estera interventista con la presenza militare in Siria anti Isis, e il contemporaneo fronte contro i curdi, rende la Turchia particolarmente esposta a ritorsioni terroristiche che potrebbero avere dunque più di una firma, come nota Repubblica. Secondo il governatore di Smirne però, Erol Ayyildiz, l’attacco è opera del Pkk curdo e non ci sarebbero altre matrici: al momento conferme non ce ne sono anche se le prime testimonianze arrivate parlano di un attacco molto simile alle modalità consuete del Pkk, con obiettivi sempre delle zone sensibili e simboliche del governo della Turchia.