E’ morto Tullio De Mauro noto linguista e anche ex Ministro dell’Istruzione. La tv di Stato, la Rai, ha deciso quindi immediatamente di ricordare le sue opere e il suo contributo a rendere sempre migliore la lingua italiana. A rendere omaggio a Tullio De Mauro sono rispettivamente Rai Storia e Rai 5. La prima manderà in onda tra poco meno di un’ora ‘‘Res – Parlare, Leggere, Scrivere”. Il pogramma in questione del 1973 era curato proprio da Tullio De Mauro insieme ad Umberto Eco. Domani invece in prima serata Rai 5 trasmetterà una puntata di Storie della Letteratura dedicata al Paradiso di Dante che sarà curata proprio da Tullio De Mauro. Un modo per continuare a farlo vivere e anche a per dare a lui la possibilità di essere conosciuto anche a chi magari non intendendosi di linguistica e letteratura aveva sottovalutato questo splendido personaggio.



Il mondo della cultura è in lutto per la morte di Tullio De Mauro, celebre linguista, professore emerito di Storia della Lingua italiana ed ex ministro dell’Istruzione. Famiglia Cristiana nella sua edizione online ha ripubblicato un’intervista del 2013 nella quale Tullio De Mauro rifletteva sul rischio degli italiani di diventare un popolo sempre più somaro e di conseguenza meno sovrano. «La difficoltà di accesso al testo scritto significa una sorta di cecità sociale o di sordità sociale, significa l’incapacità di informarsi» dichiarava De Mauro, secondo cui il problema diventa a cascata drammatico. Il problema di conseguenza nasce nel privato, ma si aggrava poi nel pubblico. Essere cittadini somari, dunque, per il linguista voleva dire essere cittadini dimezzati. Questa deriva, però, secondo De Mauro può essere rallentata in tre modi: sviluppando l’educazione degli adulti, l’abitudine alla lettura e spingendo i sacerdoti italiani a sollecitare la gente all’informazione.



Con la morte di Tullio De Mauro se ne va non solo uno dei grandi protagonisti della lingua italiana ma anche un importante studioso della scrittura applicata alla sterminata vastità della cultura italiana. Tullio De Mauro amava ripetere ai suoi studenti, «la cultura non è ciò che sappiamo, ma ciò che siamo, è la sintassi delle relazioni umane e sociali». In un documentario realizzato da Vittorio De Seta nel lontano 1978, De Mauro raccontava come la cultura non solo “è ciò che siamo” ma che riguarda una sorta di «bussola per orientarsi nel mondo della diversità che ci aspetta. Fuori dalla scuola non troveremo tavole logaritmiche o dizionari, ma uomini e donne molto diversi gli uni dagli altri. Con i quali fare i conti», racconta a “Quando la scuola cambia”.



È morto uno dei più grandi linguisti della storia d’Italia, quel Tullio De Mauro anche giornalista e scrittore per numerose testate editoriali: negli ultimi tempi aveva però accettato di aderire, nonostante la veneranda età, ad uno studio e una collaborazione con la Commissione sull’intolleranza istituti alla Camera a maggio dello scorso anno intitolata alla memoria della deputata britannica Jo Cox uccisa a pochi giorni dalla Brexit. «La morte del professor Tullio De Mauro è una grave perdita per tutti coloro che credono nella cultura come strumento di crescita dei singoli, della società, della democrazia. Con la sua straordinaria competenza ha formato nell’università italiana generazioni di studenti al valore della lingua come elemento essenziale dell’identità nazionale, sottolineando la necessità che gli intellettuali sappiano comunicare in modo comprensibile anche alla più larga parte della popolazione», sono le parole lasciate ad una nota della Presidente alla Camera, Laura Boldrini. La titolare di Montecitorio ha poi ricordato proprio le ultime fatiche d’attività di De Mauro che da studioso delle parole, «aveva voluto negli ultimi tempi dedicarsi allo studio delle parole di odio e alla minaccia che esse rappresentano per le democrazie – continua Boldrini – Per questo era stato chiamato a far parte come esperto della Commissione sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio».

E’ morto oggi Tullio De Mauro, ex ministro della pubblica istruzione nonché grande esperto della lingua italiana. Il prossimo marzo avrebbe compiuto 85 anni. Il mondo della politica lo ricorda in queste ore sui social, a partire dal premier Gentiloni, passando per Stefania Giannini, ministro dell’istruzione durante il governo di Renzi. Proprio la Giannini ha voluto dedicare un messaggio su Twitter a Tullio De Mauro, dopo l’annuncio della sua morte: “Il suo dizionario è nelle case degli italiani, il suo insegnamento nella memoria di tanti ricercatori. “Non omnis moriar” #TullioDeMauro”. Inevitabilmente proprio l’hashtag con il nome dell’ex ministro scomparso è entrato ai primi posti delle tendenze di Twitter dove in queste ore non mancano i messaggi di cordoglio anche da parte di personaggi celebri dello spettacolo tra cui Gene Gnocchi e Chiara Francini. Il primo lo ha ricordato con un tweet commosso: “Piango la scomparsa di Tullio De Mauro, un pezzo di Italia colta e di buonsenso che se ne va #TullioDeMauro”. Intenso anche il messaggio dell’attrice e conduttrice che ha invece scritto: “Tullio, mio eroe di gioventù. Tullio, Eco, Ferdinand e Deridda, i miei probiviri, i miei cavalieri. Grazie. #tulliodemauro”.

La morte di Tullio De Mauro lascia un profondo segno nella politica italiana: non tanto per il suo passato da ministro, durato in pratica neanche due anni nel breve governo Amato, ma per la sua persistente consulenza come accademico ed esperto della lingua italiana, impreziosita da un grande passione per il mondo della scuola e dell’insegnamento. Lo ricorda così il premier Gentioni pochi minuti fa, appena dopo aver scoperto della morte a Roma del “veterano” della lingua italiana: «Ricordo Tullio De Mauro maestro appassionato per quanti amano la scuola, la ricerca e la lingua italiana». Ma è l’intera politica che lo saluta, specie l’area del centrosinistra a cui Tullio De Mauro era più legato; chi opta per un saluto alternativo e originale è l’ex ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, con la qualche De Mauro ha collaborato nell’ultima fase del Miur prima del nuovo governo. «Non omnis moriar, Tullio De Mauro».

È morto Tullio De Mauro, uno dei più grandi protagonista della lingua italiana: aveva 84 anni e pochi minuti fa è arrivata la notizia della sua scomparsa direttamente dal figlio Giovanni De Mauro, direttore della rivista “Internazionale”. Ex ministro della Pubblica Amministrazione del Governo Amato, è stato uno dei più grandi linguisti della storia della lingua italiana: era malato da tempo ma anche di recente era intervenuto come consulente per il Miur su richiesta sia del Ministro Giannini che della nuova titolare del Ministero, Valeria Fedeli. Ha collaborato in questa lunga e onorata carriera in ambito accademico anche con numerose testate giornalistiche:  dal 1956 al 1964 al settimanale Il Mondo, dal 1966 al 1979 al quotidiano Paese Sera, dal 1981 al 1990 con rubriche fisse sulla scuola (1981-85) e il linguaggio (1986 e sgg.) al settimanale L’Espresso. Ha saltuariamente collaborato con L’Unità, La Stampa, La Repubblica, Il manifesto, Il Sole-24 Ore, Il Mattino e regolarmente con Internazionale con le rubriche “La parola”, dal 2006, e “Scuole”, dal 2008.

Se ne va un grande protagonista della lingua italiana come Tullio De Mauro, politico ma soprattutto docente universitario, autore del Grande dizionario italiano dell’uso e della Storia linguistica dell’Italia unita, ha collaborato per anni con l’Accademia della Crusca per sottolineare e testimoniare il grande valore che la lingua italiana ancora oggi ha nel mondo non solo culturale e accademico. In ambito politico, è stato ministro della Pubblica Istruzione nel Governo Amato II (dal 25 aprile 2000 all’11 giugno 2001).Dal 2001 al 2010 ha presieduto Mondo digitale, fondazione del comune di Roma, da cui è stato rimosso nel giugno 2010 dalla giunta Alemanno, per ragioni anagrafiche secondo la giunta, per ragioni ideologiche secondo De Mauro che in un lungo editoriale su Internazionale anni dopo aveva provato a spiegare la sua versione dei fatti in un periodo cupo per la città di Roma. È stato iscritto nel Pci, ma ha collaborato con la Democrazia Cristiana, è stato uno degli accademici maggiormente riconosciuti in Italia per la valorizzazione e studio della lingua italiana, dalle origini fino alle ultime evoluzioni inserite nel Dizionario.