La Procura di Pavia è ora incaricata insieme a quella di Brescia del delitto di Garlasco bis, sul quale si sono riaccesi più che mai i riflettori dopo la comparsa di un nuovo indagato, Andrea Sempio. Il colpo di scena potrebbe rivelarsi clamoroso per Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. Come rivela TgCom24, contro Sempio al momento ci sarebbero diversi elementi. Non solo il Dna che secondo il genetista della difesa di Stasi sarebbe stato rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi e che apparterrebbe al giovane, amico del fratello della vittima. Contro di lui anche alcune telefonate fatte al fisso di casa Poggi la mattina del delitto. Ora, a carico di Andrea Sempio ci sarebbero anche le dichiarazioni che Marco, fratello di Chiara, fece nel corso degli interrogatori durante le indagini. “Tra la primavera e l’estate del 2007 io e Sempio rimanevamo nella saletta della tv al piano terra o salivamo al primo piano all’interno della camera da letto di Chiara per utilizzare il suo computer”. A differenza di quanto affermato dai Poggi, dunque, Andrea Sempio aveva avuto accesso anche in diverse occasioni nella loro abitazione e più precisamente nella camera della ragazza uccisa.



I colpi di scena nell’ambito del delitto di Garlasco potrebbero non essere finiti con l’iscrizione nel registro degli indagati di un nuovo nome. Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, la giovane uccisa il 13 agosto del 2007 nella sua abitazione, è entrato di fatto nella nuova inchiesta bis e potrebbe cambiare definitivamente le carte in tavola in merito a uno dei gialli più cruenti degli ultimi anni. Per il delitto di Chiara Poggi è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, al termine di sette lunghi anni di processo, Alberto Stasi, il fidanzato della vittima, per tutti (eccetto che per la sua famiglia) il solo responsabile dell’omicidio dell’allora 26enne di Garlasco. Andrea Sempio, 29 anni e coetaneo del fratello di Chiara, all’epoca dei fatti frequentava la famiglia Poggi ed oggi risulta indagato come atto dovuto dopo che il suo Dna sarebbe stato rinvenuto sotto le unghie della vittima, come emerso dai risultati di recenti accertamenti che hanno portato i familiari di Alberto Stasi a presentare un esposto in Procura avanzando la richiesta di revisione del processo. All’inizio del nostro approfondimento però, vi abbiamo anticipato che i colpi di scena potrebbero non essere terminati. La speranza tanto auspicata da Elisabetta Ligabò, madre di Alberto Stasi, e dallo stesso 33enne in carcere, potrebbe trovare maggiore concretezza alla luce di una testimonianza del passato ma che oggi potrebbe assumere una rilevanza del tutto diversa. Ad insinuare nuovi dubbi sul delitto di Garlasco è il settimanale diretto di Andrea Biavardi, Giallo, il quale affronta la clamorosa svolta che vede al centro dell’attenzione un nuovo nome, riprendendo le dichiarazioni di un testimone, il 60enne Pietro Emilio Franchioli. Tre anni fa, parlando dell’omicidio di Chiara Poggi proprio a Giallo il pensionato descrisse una scena che gli era rimasta impressa nella mente. L’uomo raccontò di aver visto, proprio nel giorno del delitto ed a pochi passi dall’abitazione di Chiara Poggi, quello che lui crede sia stato il suo assassino: “Era in strada, fermo davanti alla villetta dei Poggi, sopra una bicicletta nera, piegato come se controllasse la gomma della ruota davanti. L’ho visto di schiena. Era vestito di scuro. E sì, ora lo posso dire: per me, era una donna”. La sua testimonianza non fu mai realmente presa in considerazione anche perché alla fine, per gli inquirenti e per i giudici il solo responsabile del delitto di Garlasco fu Alberto Stasi. Il settimanale ricorda le parole del testimone, a distanza di tre anni ed in concomitanza con l’iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Sempio poiché le dichiarazioni di Franchioli potrebbero coincidere con una seconda presunta verità relativa al delitto di Chiara Poggi. Oggi le foto di Andrea Sempio lo immortalano con i capelli corti e con una pronunciata stempiatura, ma nel 2007 il giovane era molto diverso. Come evidenziato da una foto pubblicata in esclusiva su Giallo, Andrea aveva i capelli lunghi fin sulle spalle, a caschetto. Da qui il dubbio atroce, ovvero quello secondo il quale il testimone mai ad oggi considerato potrebbe aver confuso ciò che disse essere una ragazza con un ragazzo dai capelli lunghi. A parlare della presenza di una ragazza con i capelli a caschetto sul luogo del delitto non fu solo il pensionato 60enne ma anche un tecnico dell’Asm di Vigevano, prima di ritrattare la sua deposizione per paura. Dietro le due testimonianze, dunque, potrebbe esserci un fondo di verità? La risposta a tale quesito emergerà solo dai magistrati che stanno seguendo la nuova indagine sul delitto di Garlasco.

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