Nel giorno dell’Epifania, Papa Francesco ha voluto, con un lungo discorso quasi tutto a braccio, salutare i fedeli in basilica San Pietro, accorsi per celebrare la festività dell’adorazione dei re magi al bimbo Gesù più di 2000 anni fa. Interessante il doppio passaggio del Pontefice prima sulla nostalgia di Dio che colpì i magi in viaggio verso Betlemme – coniando addirittura un neologismo come “credente nostalgioso” – e poi nel paragone tra la fede dei re d’oriente e del Re Erode, geloso della fama che un piccolo bambino appena nato aveva già raccolto. Francesco ha contrapposto questo atteggiamento a quello di Erode che, “mentre i magi camminavano”, “dormiva sotto l’anestesia di una coscienza cauterizzata”, e “rimase sconcertato. Ebbe paura” davanti “alla novità che rivoluziona la storia”. È “lo sconcerto di chi sta seduto sulla sua ricchezza senza riuscire a vedere oltre”. Uno sconcerto. ha aggiunto, “che nasce dalla paura e dal timore davanti a ciò che ci interroga e mette a rischio le nostre sicurezze e verità, i nostri modi di attaccarci al mondo e alla vita. E così Erode ebbe paura, e quella paura lo condusse a cercare sicurezza nel crimine”. “Uccide i bambini nel corpo perché a lui lo uccide la paura nel cuore”, ha concluso dalla Basilica di San Pietro Papa Francesco.
Vi è un profondo significato teologico nell’Epifania del Signore che si festeggia ogni 6 gennaio della storia dopo Cristo: la venuta dei re magi ad adorare il Bambino Gesù, assieme agli altri due segni che abbiamo analizzato qui sotto (Battesimo del Signore e primo miracolo pubblico a Cana) rientra nel percorso di profonda manifestazione e rivelazione del figlio di Dio in Terra. Vi è appunto un correlato tra l’apparizione nel mondo del Cristo in una piccola grotta di Betlemme e 30 anni dopo alle Nozze di Cana con il primo miracolo pubblico: una rivelazione libera, minuta e umile all’inizio, per poter essere accolto e amato dagli uomini, per primi propri i tre re antichi in adorazione da Paesi lontani verso la Galilea. Solo in seguito, l’uomo libero poteva riconoscere anche gli elementi più clamorosi dalle predicazione di Gesù a Gerusalemme e in tutta la Palestina. Una rivoluzione che si fa rivelazione, il Cristo che dalla grotta ai miracoli mostra all’uomo la possibilità unica e libera di credere alla venuta di Dio in Terra. L’epifania ci ricorda tutto questo e per questo motivo è una delle feste cattoliche e cristiane più importanti della storia.
Nell’Epifania religiosa sono tre i segni principali che secondo la tradizione renderebbero manifesta la presenza di Cristo, figlio di Dio, sulla Terra e nella storia: a partire da l terzo secolo d.C. le comunità cristiane associarono al termine Epifania – letteralmente dal greco, “manifestazione” – tre segni rivelatori di Gesù Cristo e della sua venuta divina in mezzo agli uomini e incarnatosi in un uomo. I tre segni della tradizione sarebbero il più famoso e legato nella storia cristiana al giorno del 6 gennaio, l’adorazione dei Re Magi davanti alla Capanna del Bambino Gesù; ma anche il battesimo di Cristo, che si festeggia nella Chiesa la prima domenica dopo l’Epifania e da ultimo anche il miracolo di Gesù avvenuta a Cana, il primo nei suoi tre anni di vita pubblica che difatti lo resero manifesto come un personaggio davvero eccezionale e fuori dalla norma anche di quel tempo. Tre segni della manifestazione, dell’Epifania, che spesso non vengono ricordati nella loro interessa ma che rappresentano il fulcro dell’insegnamento cristiano sulla presenza umana e divina del Cristo e che oggi vengono festeggiati interamente dalla Chiesa Mondiale.
La tradizione cattolica dei Re Magi affonda le radici nel giorno dell’Epifania, quando cioè i grandi re e astronomi pagani intrapresero il viaggio per seguire “la stella” che richiamava appunto la nascita del figlio di Dio, Cristo Gesù. In questo 6 gennaio la Chiesa festeggia questa adorazione avvenuta presso la capanna di Betlemme, dopo un viaggio “impossibile” e un tentativo di depistaggio antesignano architettato da re Erode a Gerusalemme. Nell’unico passo del Vangelo in cui vengono citati i Magi, è Matteo che riporta i fatti, viene esplicitamente detto che il re Erode voleva a tutti i costi sapere dove fossero diretti questi grandi uomini d’Oriente. «Alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta». Allora progetta lo stratagemma diabolico, «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». L’intervento in sogno, come riporta il Vangelo, svela ai magi il piano di Erode e li fa tornare per un’altra strada; di fatto questo è anche il motivo della fuga in Egitto di Gesù e la famiglia cristiana, con la volontà di Erode di uccidere tutti i nati da donna per poter scovare il re dei Giudei. La storia poi ha detto altro e l’Epifania si ricorda anche per questo motivo.
Il 6 gennaio viene celebrata l’Epifania del Signore. In questo santo giorno si commemora la rivelazione ai re magi del Bambino Gesù come Dio in terra, venuto al mondo per mostrare la via della salvezza agli uomini in terra. I magi erano principi “gentili” orientali e studiosi di astronomia, che allo scorgere della stella cometa, ricordarono le antiche profezie che parlavano della cometa come segno della nascita del Messia e del re dei giudei, e dunque partirono per poterlo adorare, senza temere il lungo viaggio. Dio premiò la loro risolutezza e fece si che la stella li guidasse per tutto il cammino fino a Gerusalemme, dove i magi chiesero dove fosse il re dei giudei. Erode alla notizia della nascita di un re si spaventò e chiese agli scribi del tempio dove sarebbe nato il Cristo, e questi gli riferirono che il luogo era Betlemme. Erode dunque informò i magi e, fingendo di volerlo anch’egli adorare, li invitò a tornare da lui per riferirgli il luogo esatto, con la celata volontà però di ucciderlo. I magi allora ripresero il cammino e la stella ricomparve a guidarli fino alla grotta dove era nato Gesù: qui i magi, che erano zoroastriani, giunsero umili senza pretendere un dialogo tra religioni o addirittura la conversione del bimbo alla loro religione, ma si prestarono semplicemente al figlio di Dio, donandogli l’oro per il “re dei giudei”, l’incenso per il suo sacerdozio e la mirra come simbolo di purificazione dai peccati. Un angelo in sogno li invitò a non tornare da Erode che altrimenti avrebbe ucciso Gesù: essi allora tornarono in oriente per altra via. Le loro reliquie furono portate a Saba (come riferisce Marco Polo nel “milione”) e poi a Milano nel 1162 nella “Chiesa di Sant’Eustorgio”, ma Federico Barbarossa se ne impadronì, ma due anni dopo passarono nelle mani dell’arcivescovo di Colonia, la cui cattedrale le custodisce ancora oggi, anche se alcuni resti sono a Milano nella “Chiesa di San Eustorgio” grazie all’iniziativa dell’arcivescovo Ferrari.
In Lombardia è molto forte il culto dei magi: a Milano 3 figuranti vestiti da magi percorrono le vie dalla “Chiesa di Sant’Eustorgio” al “Duomo di Milano”; a Brugherio alcune reliquie sono custodite in ricche urne settecentesche; a Casnigo, nel bergamasco, la notte dell’Epifania i re magi sfilano per le vie del paese e ciò avviene da cinque secoli; a Busto Arsizio si accendono falò, mentre a Bellano (Lecco) durante la festa della “pesa vegia” i magi sfilano tra tipici luoghi della tradizione cristiana, come il presepe vivente e il castello di Erode. A Castrovillari, si svolge la suggestiva “messa della stella”: la stella cometa viene portata in processione, con i magi a seguirla a cavallo fino alla “Basilica Minore di San Giuliano”, dove viene collocata in cima al presepe. Ugualmente sentita la festa dell’Epifania del Signore in Francia, in Spagna (ad Alcoy si svolge il corteo più antico al mondo) e in Germania.
Il 6 gennaio vengono festeggiati anche i santi Raffaella Maria del Sacro Cuore, Raimondo de Blanes, Nilammone, Pier Tommaso, Felice di Nates, Giuliano e Basilissa, Giovanni de Ribera, Giudo di Auxerre, Erminoldo di Prufening, Carlo da Sezze, Andrea Bessette, Abo di Tiflis, Andrea Corsini e i beati Federico Prevosto di St.Vaast d’Arras, Rita Amata di Gesù e Macario lo scozzese.