Il retaggio da cui deriva la nostra società ci ha abituati a pensare al matrimonio come ad un rapporto in cui marito e moglie condividono tutto, in particolare lo stesso tetto. Eppure, leggendo la storia di Judith e John riportata dal Guardian, la sensazione è che tutte queste certezze siano più fragili di quanto la routine quotidiana ci voglia far credere. Il loro esempio è quello che qualcuno definirebbe “caso limite”, ma in realtà i numeri dimostrano che sono in tanti ad essersi resi conto che il segreto per un matrimonio duraturo, ma soprattutto felice, risiede nello stare “lontani”. Negli Stati Uniti rientrano nella definizione di LAT (Living Apart Togheter) il 3% delle coppie sposate. Vi sembrano pochi? Sono comunque 3 milioni e mezzo. Sono i mariti e le mogli che si rendono conto, come Judith e John, di non essere compatibili nella convivenza prolungata, quelli il cui motto è il seguente: amiamoci da lontano, facciamo che duri. 



LA DISTANZA CHE FA BENE AL CUORE

Ma come si fa a mantenere un rapporto vivo senza condividere la quotidianità? I distinguo sono d’obbligo: Judith, nell’articolo pubblicato sul Guardian, chiarisce che vivere in case separate non significa non vedersi, anzi. Il marito, John, è presente a casa tutti i giorni, si occupa della gestione dei figli, pranza e cena a casa, abita poco distante. La differenza è che dopo cena, una volta messi al letto i bambini si fa ritorno nell’abitazione d’appartenenza, di proprietà. Una casa, tra parentesi, spesso arredata con uno stile completamente diverso da quella del/la partner, perché come detto i gusti non coincidono quasi mai e vivere in ambienti differenti è un toccasana anche per gli occhi. Più di tutto, però, lo è per il cuore: perché se non è un mistero che la distanza riaccende la passione, non è immediato pensare che la distanza ha il merito di rallentare il cuore quando si è nervosi. Non doversi incrociare per i corridoi di casa dopo un litigio, sbollire in solitudine, è la fortuna più grande a cui i LAT non vogliono proprio rinunciare.



I CONTRO

Certo, come in tutte le coppie sposate, esistono anche delle difficoltà. Il fatto di spostarsi da una casa all’altra, per esempio, può far aumentare lo stress dei soggetti coinvolti. La difficoltà di riuscire a ricreare un’atmosfera familiare, soprattutto agli occhi dei figli, non è da sottovalutare. Per quanto la distanza sia d’aiuto, insomma, il matrimonio resta pur sempre un matrimonio. Non sappiamo se e quando in Italia questo modo di vivere la coppia prendere definitivamente piede. Pensare che non lo farà mai è probabilmente da stolti. Ma è applicando un concetto perlopiù matematico che si può arrivare alla conclusione che una condotta di questo tipo potrebbe assicurare al rapporto una maggiore longevità. Ipotizzando che dopo un periodo di tempo l’abitudine e la routine spingano da parte l’amore e la passiione, centellinare i momenti insieme pare la garanzia di una relazione più lunga. Questo se si appartiene alla scuola di chi crede che “l’amore è eterno finché dura”. Romantici convinti che della vostra metà non potrete mai farne a meno, fatevi avanti.

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