Siamo abituati a pensare ad un mondo in bianco e nero. Noi siamo i buoni. E i cattivi sono sempre dall’altra parte della trincea. Ma se la prospettiva si ribalta? Se i carnefici diventiamo noi? Se le immagini testimoniano che il male è ovunque? Come ci si mette con la propria coscienza? Questo è il dibattito scaturito dalle foto di Ali Arkady, il fotografo curdo che ha testimoniato con un servizio fotografico le atrocità riservate ai civili iracheni dall’esercito che sulla carta li avrebbe pure liberati dall’Isis, il mostro combattuto da un altro mostro. A raccontare ciò che ha visto non ci sono soltanto le foto, brutali e violente, ma anche le parole a commento del reportage pubblicate un anno fa dallo Spiegel. In alcuni passaggi, Arkady è incredulo rispetto alla possibilità che gli viene data da due membri dell’ERD (Emergency Response Division), uno sunnita e l’altro sciita, di filmare quanto di così disumano stanno compiendo:”Ero sorpreso che mi lasciassero filmare ogni cosa. Sono rimasto lì per un’ora. Il mattino seguente, un soldato mi ha detto che erano stati uccisi e mi ha mostrato un video dei loro corpi e me l’ha addirittura mandato via WhatsApp. Hanno visto tutti che filmavo i loro abusi, per ore. E poi mi hanno mandato i video degli omicidi che gli chiedevo. E, come nel caso dei due fratelli, mi hanno anche detto che potevo usarli nel mio documentario. Avevano perso ogni cognizione di cosa è giusto e cosa sbagliato”. E lui? Questa cognizione l’aveva persa?



IL PREMIO E L’ETICA

Il servizio realizzato da Ali Arkady, intitolato Kissing Death, è stato premiato con il riconoscimento più importante per corrispondenti di guerra di Francia. Ma è eticamente corretto che il fotografo abbia scattato e poi pubblicato le immagini degli stupri, delle torture, degli omicidi che venivano commessi in Iraq? Da una parte c’è il diritto di cronaca, ma dall’altra siamo sicuri che non sia stata oltrepassata una linea invalicabile dalla quale adesso non si può più tornare indietro? Arkady, dopo aver pubblicato le foto in questione, ha ammesso di aver commesso un errore. Ha dovuto per forza abbandonare il Paese, per la propria sicurezza. Ma anche tra i colleghi il dibattito è aperto: Arkady, a riprendere quei momenti di morte e distruzione, è stato un eroe o al contrario si è trasformato in uno sciacallo? La risposta probabilmente non è univoca: attiene alla sensibilità di ognuno di noi. Se avete il cuore (e il fegato) di farvi un’idea personalmente, allora cliccate qui.



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