Ma il male esiste? È Dio che lo ha scelto? E l’Inferno? È una invenzione dell’uomo e della Chiesa o è un luogo fisico oltre il mondo? E soprattuto, è affollato o vuoto? Bum. Troppe domande, lo sappiamo. Del resto l’intelligenza umana e la fede personale non possono da sole risolvere i dilemmi che interessano l’umanità e l’esistenza di una eventuale vita dopo l’esistenza mortale sulla Terra: Gesù Cristo e la Chiesa cattolica su questo punto rispondono, da duemila anni, proponendo il mistero della resurrezione e della vita dopo la morte con la salita in Paradiso completamente legato al rapporto tra la libertà umana di riconoscere/rifiutare Dio e la grazia/misericordia divina che perdona anche il male più infimo e ripetuto dell’uomo, davanti al suo pentimento. Bene, tutto questo per addentrarci in quanto ha scritto nel suo ultimo editoriale Eugenio Scalfari, celebre giornalista e fondatore di Repubblica da qualche tempo sempre più vicino e confidente con Papa Francesco. Commentando l’ultimo volume di Monsignor Francesco Paglia, l’ateo affascinato dal magistero di Bergoglio propone (anzi, potremo dire “osa”) l’interpretazione sua personale su cosa sia per davvero inferno e male secondo il Papa. «Papa Francesco, preceduto in questo da Giovanni XXIII e da Paolo VI ma con una forza più rivoluzionaria rispetto alla teologia ecclesiale, ha abolito i luoghi dove dopo la morte le anime dovrebbero andare: Inferno, Purgatorio, Paradiso. Duemila anni di teologia si sono basati su questo tipo di Aldilà che anche i Vangeli confermano», scrive Scalfari, prima di lanciare “la bomba”. «Papa Francesco – lo ripeto – ha abolito i luoghi di eterna residenza nell’ Aldilà delle anime. La tesi da lui sostenuta è che le anime dominate dal male e non pentite cessino di esistere mentre quelle che si sono riscattate dal male saranno assunte nella beatitudine contemplando Dio. Questa è la tesi di Francesco ed anche di Paglia». Un inferno “non esistente”, e soprattutto “senza” anime presenti in esso. In poche parole, un inferno vuoto.



L’INFERNO PER PAPA FRANCESCO

Bene, ma cosa ha davvero detto Papa Francesco sull’esistenza del male e dell’inferno? E sopratutto, sulla presenza o meno di “ospiti” all’interno del luogo abitato dal demonio tentatore? Siamo davvero così sicuri che Bergoglio abbia attuato una “rivoluzione” che cancella 2mila anni di dottrina cattolica sull’inferno (e quindi anche sul Paradiso)? Facciamo i giornalisti e andiamo a vedere cosa ha detto Papa Francesco sulla realtà angosciante e tremenda dell’inferno: «All’Inferno non ti mandano: ci vai tu, perché tu scegli di essere lì. L’Inferno è volere allontanarsi da Dio perché io non voglio l’amore di Dio. Questo è l’Inferno. Va all’Inferno soltanto colui che dice a Dio: “Non ho bisogno di Te, mi arrangio da solo”, come ha fatto il diavolo che è l’unico che noi siamo sicuri che sia all’Inferno» (ecco qui il testo ufficiale integrale della visita alla parrocchia romana “Santa Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca, 8 marzo 2015). Questo dice Papa Francesco, andando più a fondo e comprendendo la teologia cattolica di un male, un inferno esistente in cui è l’uomo stesso a “scegliere” di andarvi rifiutando la libertà e la dipendenza amorosa dal Creatore. Dio ama così tanto l’uomo che rispetta la sua libertà fino in fondo e non vi è contraddizione dunque con la misericordia: l’uomo sceglie egoisticamente di elevarsi sopra Dio e di preferire se stesso all’amore del Cristo, anzi pretende di essere lui “il vero dio”. Come diceva poi Giovanni Paolo II, «La dannazione rimane una reale possibilità, ma non ci è dato conoscere, senza speciale rivelazione divina, se e quali esseri umani vi siano effettivamente coinvolti». Ma da qui a dire che l’inferno è vuoto e non esiste, di tempo (e di dottrina) ne passa.



DA RATZINGER A VON BALTHASAR

In molti, anche all’interno della Chiesa, fanno riferimento alla versione secondo cui il grande teologo (e nominato cardinale alla fine della sua vita) Han Urs von Balthasar avrebbe sempre sostenuto – e insieme a lui anche il suo discepolo teologico più importante, Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) – che l’inferno sia effettivamente vuoto. Ecco, a difesa del duo tedesco arriva a sorpresa un gesuita, Giandomenico Mucci, che su Civiltà Cattolica nel maggio 2016 smonta le tesi secondo cui sia Balthasar che il Papa Emerito ritengano vuoto il luogo del demonio. «L’equivoco nacque, o fu fatto nascere, nel 1984 dopo un convegno romano sulla figura e sul pensiero di Adrienne von Speyr, durante il quale il teologo svizzero riprese la sua riflessione escatologica che già nel 1981 aveva suscitato aspre critiche nell’area teologica di lingua tedesca e ancora nel 1987 costringeva il suo autore a difenderla. La tesi di von Balthasar afferma che sperare la salvezza eterna di tutti gli uomini non è contrario alla fede. Essa si avvale dell’autorità di alcuni Padri della Chiesa, tra i quali Origene e Gregorio Nisseno, ed è condivisa da non pochi teologi contemporanei, tra i quali Guardini e Daniélou, de Lubac, Ratzinger e Kasper, e da scrittori cattolici come Claudel, Marcel e Bloy», spiega il gesuita addentrandosi nelle pieghe delle parole di Balthasar. «La soluzione da me proposta, secondo la quale Dio non condanna alcuno, ma è l’uomo, che si rifiuta in maniera definitiva all’amore, a condannare se stesso, non fu affatto presa in considerazione.[…] Sono state ripetutamente travisate le mie parole nel senso che chi spera la salvezza per tutti i suoi fratelli e tutte le sue sorelle, ‘spera l’inferno vuoto’ (che razza di espressione!). Oppure nel senso che chi manifesta una simile speranza insegna la ‘redenzione di tutti’ (apokatastasis) condannata dalla Chiesa, cosa che io ho espressamente respinto. Noi stiamo pienamente sotto il giudizio e non abbiamo alcun diritto e alcuna possibilità di conoscere in anticipo la sentenza del giudice. Com’è possibile identificare speranza e conoscenza? Ad esempio, spero che il mio amico guarirà dalla sua grave malattia, ma per questo forse lo so?», ripeteva il grande teologo tedesco.

Come lui, anche Papa Benedetto XVI ha perfettamente sintetizzato nella Spe Salvi la teoria per cui l’inferno non solo esista ma che può anche esservi abitato: «Possono esserci persone che hanno distrutto totalmente in se stesse il desiderio della verità e la disponibilità all’amore. Persone in cui tutto è diventato menzogna; persone che hanno vissuto per l’odio e hanno calpestato in se stesse l’amore. È questa una prospettiva terribile, ma alcune figure della stessa nostra storia lasciano discernere in modo spaventoso profili di tal genere. In simili individui non ci sarebbe più niente di rimediabile e la distruzione del bene sarebbe irrevocabile: è questo che si indica con la parola ‘inferno’.», scrive Ratzinger al paragrafo 45 della sua enciclica Spe Salvi. E poi conclude, «dall’altra parte possono esserci persone purissime, che si sono lasciate interamente penetrare da Dio e di conseguenza sono totalmente aperte al prossimo – persone, delle quali la comunione con Dio orienta già fin d’ora l’intero essere e il cui andare verso Dio conduce solo a compimento ciò che ormai sono. Secondo le nostre esperienze, tuttavia, né l’uno né l’altro è il caso normale dell’esistenza umana. Nella gran parte degli uomini – così possiamo supporre – rimane presente nel più profondo della loro essenza un’ultima apertura interiore per la verità, per l’amore, per Dio». La traduzione è dal latino, la lingua delle encicliche, e dunque la traduzione più esatta sarebbe non “Possono esserci” ma piuttosto “Vi sono persone che…”. Insomma, l’inferno esiste e l’uomo, piuttosto che Dio, può fino all’ultimo scegliere “da che parte stare”.