Come riportato dal quotidiano bolognese “Il Resto del Carlino”, c’è una pista riminese per l’omicidio di Yara Gambirasio. Nonostante sia stato confermato l’ergastolo a Massimo Bossetti per la morte della 13enne di Brembate, uno dei difensori dell’operaio, il criminologo e investigatore Ezio Denti, sta cercando di trovare tasselli che possano chiarire la verità, scagionando il suo assistito, su uno dei casi che ha maggiormente scosso le coscienze dell’opinione pubblica in Italia negli ultimi anni. E Denti ha trovato una pista piuttosto inquietante da seguire, l’arresto di un impiegato a Rimini per pedofilia, con l’uomo che era in possesso addirittura di un dossier di 40 pagine dedicato a Yara. Un volumetto in cui addirittura c’erano abbinate alla foto della ragazza espressioni blasfeme sostituite alle parole delle preghiere. Come spiegato da Denti, il pedofilo arrestato potrebbe far parte di una rete più estesa che potrebbe essere arrivata addirittura fino all’omicidio di Yara. 



“MAI TROVATI LEGAMI PRECEDENTI TRA BOSSETTI E YARA GAMBIRASIO”

Spiega Denti: “Quando ho saputo del ritrovamento del dossier su Yara in casa di quel pedofilo, ho capito che questa può essere una pista importante. Quell’uomo stranamente ha della documentazione sulla ragazzina, ma da quello che ho capito il dossier della ‘pedomessa’, così come è stato chiamato, sarebbe una sorta di bibbia di una rete di ‘mostri’. Devo capire con chi l’arrestato si interfacciava e se quella gente può essere legata a Massimo Bossetti, o se ci sono zone di collegamento con quella in cui Yara è stata uccisa.” Denti sottolinea come al contrario nei computer, nei telefoni e tra i documenti di Bossetti, nessun elemento riferibile a Yara è mai stato trovato dagli inquirenti: “Abbiamo sempre ipotizzato che la ragazza possa essere stata vittima di una setta. Sul corpo della giovane vittima sono stati trovati strani segni a croce, sembravano simboli che dovessero rappresentare qualcosa di strano, ferite peraltro non necessarie per uccidere la ragazza. E poi c’erano quei tagli sui polsi. Sembravano quasi delle ‘firme’ nell’ambito di una setta.”



I LEGALI DI BOSSETTI: “PROVA DEL DNA NON ATTENDIBILE”

Il che potrebbe anche implicare l’esistenza di una rete che si estendeva anche fuori da Rimini: “A distanza di sette anni, ora si trova un soggetto con in mano un fascicolo sulla povera ragazzina che viene associata a tutte quelle cose orribili. E’ strano. Yara era pulita e candida, e ora ce la ritroviamo descritta in quel modo da un gruppo di malati di mente che inneggiano a colui che l’ha uccisa come se fosse un eroe. Come se, appunto, si fosse trattato di un sacrificio. In quel dossier viene descritta come una ragazzina che è stata sacrificata da qualcuno. Se è Bossetti il colpevole, devo pensare che faccia parte della catena. Ma, ripeto, su di lui non è mai stato trovato nulla di collegabile alla pedofilia.” Dalla difesa di Bossetti, la prova del DNA che lo ha incastrato continua ad essere considerata non attendibile: “Più volte abbiamo spiegato che quel Dna non è completo. Per noi il ritrovamento di quel libro è una pista molto interessante e ho intenzione di seguirla fino in fondo.”