Emergono particolari e retroscena sconcertanti su Carmelo Cipriani, l’istruttore di karate arrestato dai carabinieri per violenza sessuale di gruppo, prostituzione minorile, atti sessuali con minori e detenzione di materiale pedopornografico. Il 43enne non parla, ma le sue allieve hanno deciso di vuotare il sacco. In alcuni casi però non è stato facile convincerle che erano vittime di un abile manipolatore. «Secondo me mi ha proprio fatto il lavaggio del cervello nella costante sensazione di sentirmi in colpa per quello che stava accadendo», una delle decine di testimonianze che inchiodano alle sue responsabilità il maestro di karate. Molte delle vittime erano talmente giovani da non rendersi conto che quell’uomo stava profittando della loro innocenza. Una di loro, indicata come «l’ex fidanzata», ha raccontato a Libero di aver subito i primi abusi quando aveva quindici anni. I comportamenti del karateka erano ossessivi al punto tale che trascorreva tutto il pomeriggio in palestra e la costringeva a vedersi anche la domenica, minacciandola che avrebbe rivelato i loro rapporti e il suicidio. «Io mi sentivo in colpa. Ed ero terrorizzata, temevo che qualcuno scoprisse di quei rapporti di sesso».
I RACCONTI CHOC DELLE VITTIME
Il primo episodio per un finto massaggio: «Solo quando mi ha messo le mani nelle parti intime, fino a costringermi ad vere un rapporto orale e poi un altro completo, mi sono resa conto che le sue intenzioni erano soltanto quelle. Ma ormai era tardi. Sapevo che non era normale, a me lui non interessava, però avevo paura che si scoprisse quanto accaduto. E più avevo paura, più accettavo di rifare qualsiasi cosa». Le accuse contro Carmelo Cipriani sono pesanti: come riporta Tiscali, dal 2008 al 2017 avrebbe costretto almeno cinque ragazzine a consumare rapporti sessuali con lui e altri adulti. Insieme all’istruttore di karate saranno chiamati a rispondere degli stessi reati anche un milanese di 49 anni, residente a Castiglione delle Stiviere, un 43enne mantovano e un 31enne di Sirmione, nel Bresciano, accusati da una ragazza che all’epoca dei primi rapporti aveva solo 12 anni. Il suo incubo è cominciato durante un pigiama party in palestra, «mi infilò una mano nei pantaloni del pigiama. Io rimasi immobile senza rendermi conto di cosa stava accadendo», ha raccontato agli inquirenti la giovane, oggi diventata maggiorenne.