La Corte d’Appello di Milano si è espressa oggi sulla posizione dell’ex maresciallo dei Carabinieri di Garlasco, Francesco Marchetto, impegnato nelle indagini sul delitto di Chiara Poggi. L’uomo era accusato di falsa testimonianza ai tempi del processo di primo grado a carico di Alberto Stasi, ritenuto l’assassino della fidanzata. Per tale ragione, il 23 settembre di un anno fa, il tribunale di Pavia lo aveva condannato in primo grado a 2 anni e mezzo di reclusione. Oggi però, come riporta il quotidiano Il Giorno, la Corte d’Appello di Milano ha dichiarato la prescrizione del reato che gli fu contestato ma ha anche deciso il risarcimento pari a 10 mila euro in favore della famiglia della vittima. Entrambi i genitori di Chiara Poggi erano presenti oggi in aula, accompagnati dal loro difensore, l’avvocato Gian Luigi Tizzoni. Secondo l’accusa, l’ex carabiniere oggi in pensione, avrebbe riferito il falso in riferimento agli accertamenti eseguiti sulla bicicletta nera da donna che secondo una testimone, il giorno del delitto di Chiara era appoggiata al muretto della villa di Garlasco in un orario compatibile con quello dell’omicidio. A causa delle sue parole, gli inquirenti non eseguirono la bici di Stasi e questo portò, secondo la parte civile e l’accusa, a influenzare le indagini che portarono quindi alla doppia assoluzione per l’ex bocconiano.
QUANDO MENTÌ SULLA BICICLETTA NON SEQUESTRATA
Era il 30 ottobre 2009, quando l’ex maresciallo dei Carabinieri, Francesco Marchetto, davanti al gup di Vigevano, Stefano Vitelli, veniva interrogato nell’ambito del processo con rito abbreviato a carico di Alberto Stasi. In quell’occasione però, il militare mentì in riferimento alla bici dell’imputato. Un’azione, questa, che secondo l’accusa fu commessa per cercare di giustificare un errore nelle indagini, ovvero il mancato sequestro della bicicletta nera da donna custodita nell’officina del padre dell’ex bocconiano e che in parte corrispondeva a quella descritta dalla testimone. Secondo Marchetto, il mancato sequestro era dovuto alla non corrispondenza con quanto esposto dalla teste e questo avvenne con estrema sicurezza poiché lui avrebbe udito in prima persona la testimonianza sui particolari della bici. Eppure, durante il processo emerse che l’ex maresciallo non era presente durante la deposizione della donna. La denuncia contro il carabiniere fu avanzata proprio dai genitori e dal fratello di Chiara Poggi. Deluso l’ex militare, che oggi ha commentato, come riporta Il Messaggero: “Non mi posso più fidare di quella che consideravo la giustizia e per la quale mi sono battuto per trent’anni”. Di contro, è emersa la soddisfazione della difesa dei Poggi: “Anche l’esito di questo procedimento parallelo conferma l’impianto delle sentenze dell’appello bis e della Cassazione che hanno riconosciuto Stasi come unico responsabile dell’omicidio di Chiara”.