Arriva la prima, vera, difesa pubblica di Harvey Weinstein e non da un signor qualsiasi ma dal grande regista Oliver Stone, collega ma non amico del produttore accusati di stupri e molestie da una carrellata di attrici di Hollywood. Dagli Usa arrivano roboanti le affermazioni del regista che va controcorrente sul caso del momento: «Credo che un uomo non debba essere condannato da un sistema di giustizieri. È necessario attende il processo prima di condannare qualcuno. Per me è stato un rivale, e non abbiamo mai avuto tanti contatti, ma non deve essere un momento facile per lui», spiega Stone parlando dalla Sud Corea dove è presidente di un festival cinematografico. Chi invece di lui era amico ed ora preferisce non riportare quasi nulla per il doloro e la rabbia di quanto successo è un altro registra altrettanto famoso, Quentin Tarantino. In una breve nota il geniale regista di Pulp Fiction spiega così il suo particolare “momento”: «addolorato e stordito” di quello che sono venuto a sapere in questa settimana del mio amico da 25 anni e chiedo tempo per elaborare la pena, la rabbia e il dispiacere per quello che sono venuto a sapere e parlarne pubblicamente». (agg. di Niccolò Magnani)
SELVAGGIA LUCARELLI VS ASIA ARGENTO
Gli echi del caso che vede il produttore Harvey Werinstein al centro di una serie di accuse per molestie sessuali ai danni di alcune attrici dopo la pubblicazione di una inchiesta da parte del New York Times continuano a riverberarsi anche in Italia. Come è noto, si è appreso di recente anche della denuncia della showgirl Ambra Battilana, mentre sta facendo discutere la rivelazione di Asia Argento che, unendosi ad altre attrici Oltreoceano, ha denunciato di aver subito abusi sessuali a 21 anni dal fondatore della Weinstein Company, nel corso di un party della Miramax, di cui Weinstein era allora il direttore assieme al fratello Bob: tuttavia, l’uscita della Argento ha suscitato non solo la solidarietà di conoscenti e colleghi, ma anche diverse critiche alla figlia del “Maestro del brivido”, Dario, e in particolar modo della conduttrice televisiva Selvaggia Lucarelli. Quest’ultima, utilizzando il suo mezzo preferito per esprimere le sue opinioni fuori dal coro, ha scritto un lungo post sulla propria pagina Facebook ufficiale e a causa del quale è finita nuovamente nell’occhio del ciclone nelle ultime ore, specialmente sui social network: la giornalista ha sì definito come un “potente e bavoso di Hollywood” lo stesso Werinstein, ma ha bacchettato anche la stessa Asia Argento. “Non gli hai detto di no perché avevi paura che potesse rovinare la tua carriera, ed è legittimo” ha scritto la Lucarelli, aggiungendo però che “non puoi frignare dopo 20 anni su un giornale americano raccontando i tuoi rapporti da donna consenziente e avvenuti in età adulta”, sottolineando che la circostanza incriminata non può essere definita propriamente come abuso. “Nessuno ti giudica, ma non sei la paladina delle vittime di abusi” conclude la Lucarelli, “specie se con 20 anni di ritardo”. Arriverà a stretto giro di posta la replica della diretta interessata? (agg. di R. G. Flore)
L’OPINIONE DI NATALIA ASPESI SUL CASO
Natalia Aspesi, nota scrittrice e giornalista da tempo appartenente alla lotta femminista per la liberazione ed emancipazione della donna, prende una posizione di certo “scomoda” e non consueta di fronte alle molestie e lo scandalo di Harvey Weinstein. «I produttori, almeno da quando ho memoria di vicende simili, hanno sempre agito così. E le ragazze, sul famoso sofà, si accomodavano consapevoli. Avevano fretta di arrivare. E ancor più fretta di loro avevano le madri legittime che su quel divano, senza scrupoli di sorta, gettavano felici le eredi in cerca di un ruolo, di un qualsiasi ruolo». Ovviamente questo non significa giustificare le molestie e la perversione dell’uomo di potere hollywoodiano che si approfittava delle donne, ma neanche la totale “ingenuità” delle donne che negli anni passavano da Weinstein per poter ottenere ruoli e sfondare nel mondo del cinema. «Il mostro da una parte, l’agnello sacrificale dall’altra. A quanto leggo, Weinstein non concedeva normali appuntamenti professionali, in ufficio, con una scrivania a dividere ambiti e intenzioni. Non parlava di sceneggiature. Chiedeva massaggi. E se tu chiedi un massaggio e io il massaggio te lo concedo, dopo è difficile stupirsi dell’evoluzione degli eventi. Non giustifico niente. Il femminismo è ancora una delle missioni più importanti per le donne di tutto il mondo, forse la più importante in assoluto. È qualcosa in cui ho creduto e credo ancora ciecamente. Ma non mi pare che con queste denunce possa fare un salto decisivo». Non solo, secondo la Aspesi quanto successo in questi giorni si tratta di una sorta di vendetta contro di lui per farlo fuori, era un produttore potente e probabilmente era giunto il momento di “fargliela” pagare per quanto fatto in questi decenni. «Che la storia, risaputa da decenni, sia venuta fuori con questa virulenza soltanto adesso, accompagnata da decine di testimonianze, non può essere casuale», conclude la scrittrice. (agg. di Niccolò Magnani)
LA FIGLIA, “MIO PADRE VUOLE SUICIDARSI”
Secondo quanto riporta Repubblica poco fa il caso di Harvey Weinstein rischia di prendere ancora una volta una piega più inquietante: ieri mattina è arrivata una chiamata allarmata al 911 attorno alle 10.30 con Lily Weinstein, la figlia del produttore accusato di stupri e molestie a tantissime dive e donne del cinema Usa (e non solo), che esclama «temo che mio padre voglia suicidarsi, è depresso e ha problemi di soldi». Lo spiega TMZ (rivista Usa che va presa “con le molle” visto che non sempre i suoi scoop vengono poi confermati, ndr) con la telefonata che ha allarmato le forze dell’ordine durante il pieno scandalo mondiale per le “bravate” del molestatore malato e seriale: Weinstein ha poi discusso con la figlia ed è stato riaccompagnato a casa dalla polizia. Sempre secondo Tmz prima di partire avrebbe urlato alla figlia “sei tu che stai peggiorando le cose”: come raccontavamo negli scorsi giorni, Weinstein avrebbe deciso di far ricorso ad una rehab anti-dipendenza dal sesso. Su consiglio del fratello Bob seguirà una terapia al Meadows Center di Wickenurg in Arizona e non più in Svizzera, come sembrava in un primo momento avesse deciso di fare: intanto però è sempre più solo visto che anche la moglie lo ha abbandonato, «So che ha dovuto lasciarmi per il bene dei nostri ragazzi, per lei stessa e per la sua azienda, visto che dà lavoro a 130 persone. Non voglio che né lei né i miei bambini soffrano di più di quanto non abbiano già sofferto apprendendo queste notizie. Amo Georgina e spero che un giorno possiamo riconciliarci sebbene al momento non so se possa essere possibile». (agg. di Niccolò Magnani)
IL CORAGGIO DI AMBRA BATTILANA
Il mondo di Hollywood continua ad essere scosso dallo scandalo relativo alle molestie sessuali del celebre produttore Harvey Weinstein. E ad un ritmo che viene scandito quasi ora dopo ora, si aggiungono le lamentele e le denunce delle donne che sarebbero state molestate da Weinstein. Nomi anche noti al pubblico cinematografico italiano come quello di Asia Argento, ma anche quello di Carla Delevigne, modella conosciuta in tutto il mondo. Restando alle questioni italiane, viene tenuta in considerazione anche la posizione di Ambra Battilana. Modella che era già finita sulle principali pagine delle cronache italiane per aver partecipato agli ormai celeberrimi festini di Arcore in casa di Silvio Berlusconi. In pochi però sapevano che il nome della Battilana è stato coinvolto anche nella vicenda Weinstein, peraltro ben prima che lo scandalo scoppiasse in maniera assolutamente fragorosa nelle ultime ore.
L’INCONTRO MANCATO IN UN HOTEL DI TRIBECA
Il punto di contatto tra Harvey Weinstein e Ambra Battilana, ex finalista di Miss Italia, fu quello che nel 2015, epoca nella quale si svolsero i fatti, era il responsabile della Miramax in Italia, ovvero Fabrizio Lombardo. Lombardo lavorava a stretto contatto con Weinstein, soprattutto quando c’era da procurare delle ragazze al potente produttore. La Battilana aveva riferito di aver ricevuto delle avance sin troppo audaci da Weinstein, e la polizia di New York l’aveva microfonata, nella speranza di cogliere in flagrante il produttore durante le moleste, nel corso di un incontro organizzato tra la modella e Weinstein in un hotel di Tribeca, a New York. Alla fine però la Battilana decise di non denunciare Weinstein, troppo spaventata da quelle che potevano essere le conseguenze di uno scandalo che, a due anni di distanza, sembra invece essere scoppiato nella maniera più fragorosa possibile. E proprio il caso-Battilana potrebbe essere l’ennesimo tassello capace di aggravare ancor di più la posizione di Weinstein, ormai gravemente compromessa.