Parlando durante l’incontro promosso dal Consiglio per la nuova evangelizzazione in occasione del 25esimo anniversario della costituzione apostolica Fidei Depositum di San Giovanni Paolo II, Bergoglio ha annunciato la necessità di un cambio nel testo del catechismo. Il punto dolente, sperando che questa volta i tradizionalisti siano d’accordo anche loro e non accusino ancora una volta il pontefice di voler distruggere la tradizione della Chiesa, riguarda la pena di morte. La costituzione apostolica di San Giovanni Paolo riguardava proprio il catechismo nel quale è ancora oggi contenuta l’accettazione della pena di morte: “Si deve affermare con forza che la condanna alla pena di morte è una misura disumana che umilia, in qualsiasi modo venga perseguita, la dignità personale. È in sé stessa contraria al Vangelo perché viene deciso volontariamente di sopprimere una vita umana che è sempre sacra agli occhi del Creatore e di cui Dio solo in ultima analisi è vero giudice e garante” ha detto. Ricordando che anche lo Stato vaticano fino al XIX secolo ne ha fatto usa, il papa ha detto che “anche nello Stato Pontificio si è fatto ricorso a questo estremo e disumano rimedio, trascurando il primato della misericordia sulla giustizia. Assumiamo le responsabilità del passato, e riconosciamo che quei mezzi erano dettati da una mentalità più legalistica che cristiana. La preoccupazione di conservare integri i poteri e le ricchezze materiali aveva portato a sovrastimare il valore della legge, impedendo di andare in profondità nella comprensione del Vangelo”.
Nella condanna della pena di morte, il papa ha ricordato che “mai nessun uomo, ‘neppure l’omicida perde la sua dignità personale’ (Lettera al Presidente della Commissione Internazionale contro la pena di morte, 20 marzo 2015), perché Dio è un Padre che sempre attende il ritorno del figlio il quale, sapendo di avere sbagliato, chiede perdono e inizia una nuova vita. A nessuno, quindi, può essere tolta non solo la vita, ma la stessa possibilità di un riscatto morale ed esistenziale che torni a favore della comunità”. E a proposito dell’intervento che porterà a cambiare quella parte del catechismo ancora una volta ha sottolineato come lo sviluppo della dottrina “richiede di tralasciare prese di posizione in difesa di argomenti che appaiono ormai decisamente contrari alla nuova comprensione della verità cristiana”. “È necessario ribadire pertanto che, per quanto grave possa essere stato il reato commesso, la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona”.