Nelle ultime ore sta facendo letteralmente il giro dei social network, dopo essere divenuta di dominio pubblico, la lettera che un ragazzino di 15 anni, originario di Grosseto, ha deciso di inviare alla redazione del TG5 per parlare dell’autismo, il disturbo del neurosviluppo dal quale è affetto e che gli impedisce di vivere una vita normale. Oltre ai toni che denotano una maturità inusuale per un adolescente della sua età, la lettera di Michele (questo il nome del ragazzo) è allo stesso tempo una richiesta di aiuto da parte di chi si è reso conto di avere difficoltà a comunicare col mondo esterno, ma anche una sorta di “j’accuse” vergato però in un corsivo incerto e l’uso di matite colorate: infatti la lunga lettera è corredata da tanti disegni ma la sintesi a cui Michele arriva (“L’autismo non è contagioso, invece l’indifferenza si”) è spietato nella sua lucida analisi. E proprio per il clamore mediatico che sta avendo la sua piccola iniziativa qualcosa comincia a muoversi: diverse associazioni hanno risposto al suo appello e anche il sindaco di Grosseto ha deciso di muoversi.



“MI SEMBRA DI ESSERE UN DELFINO”

“Mi sembra di assomigliare a un delfino”: è con queste parole che il 15enne affetto da autismo si descrive nella sua struggente lettera inviata al telegiornale delle reti Mediaset, dal momento che, a suo dire, “per poter parlare con me la gente deve imparare prima il mio linguaggio”. Infatti, attraverso i suoi disegni e le righe che hanno attirato su di lui l’attenzione dei principali mezzi di stampa nella giornata di oggi, Michele prova a rompere il “muro” del silenzio a cui spesso l’autismo condanna, rivelando che il suo sogno è trovare qualcuno che insegni ai ragazzi come lui a comunicare. “Ed è per questo che sono io a chiedere aiuto”, non solamente ai suoi coetanei ma anche a quegli adulti che spesso ignorano i messaggi che i più piccoli inviano. “Sono bravo a smontare gli oggetti: datemi un cacciavite e non vene pentirete” dice il diretto interessato di se stesso, quasi a voler mettere in mostra delle qualità che pochi hanno notato fino ad ora: “Sono anche bravo a correre e saltare con le mie lunghe gambe” spiega Michele dall’alto dei suoi 1,82 metri che confessa come “nessuno lo abbia accolto per fare atletica”: anzi, ammette candidamente di non avere nessun amico con cui fare i classici “due tiri” a pallone.



UN PROBLEMA SOTTOVALUTATO

Insomma, con poche righe e tanta sincerità il 15enne che frequenta la terza media in una scuola di Grosseto ha avuto il merito di far luce su un tema spesso sottovalutato non solo all’interno delle stesse famiglie (non quella di Michele, come lui stesso ricorda), ma anche in ambito scolastico e ricreativo, quale è quello dell’atletica che lui vorrebbe poter frequentare. E adesso sembra partita, seppur tardivamente, una vera e propria gara di solidarietà non solo da parte delle istituzioni ma anche di alcune realtà sportive che hanno fatto sapere di essere ben liete di accogliere il teenager che si definisce “una pertica” tra le proprie fila: certo, fa sorridere pensare al fatto che, pur di far sentire a tutti e in maniera forte il suo appello, un ragazzo abbia scelto proprio la televisione, quel medium accusato di essere una delle principali cause (assieme anche ai social network) di una sempre crescente incomunicabilità e autoreferenzialismo. E il fatto che a ricordarlo, forse involontariamente o forse no, sia un 15enne che soffre di autismo farà sicuramente riflettere nei prossimi giorni.

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