Oggi Don Luigi Giussani avrebbe compiuto 95 anni: il compleanno del fondatore e carisma del Movimento di Comunione e Liberazione per una volta vogliamo celebrarlo con una ridotta ma non meno significativa traccia di quello che quel piccolo prete brianzolo ha saputo innovare, mostrare, testimoniare e donare a centinaia di migliaia giovani in cinquant’anni di Movimento. Recuperando un video prodotto dalla Rizzoli e da Cl per il dvd Vita di Don Giussani, in 6 minuti sono inseriti i momenti non sappiamo se più importanti, ma di certo più significativi per iniziare a capire di chi si tratta per davvero quando si ha a che fare con il “Don Gius” (come lo chiamavano gli amici) e con i frutti del suo carisma che ancora oggi conta in tutto il mondo migliaia di appartenenti al “suo” Movimento ecclesiale. Dagli esordi tra i banchi del Berchet di Milano dove insegnava religione ai tanti figli della medio borghesia milanese degli Anni Cinquanta in una modalità che non lasciava sereni o tranquilli. Tanto Ficcante e netto nel suo testimoniare la ragionevolezza della Fede, quando tenero e aperto alla diversità umana altrui, incontrando soprattutto nei giovani un’umanità intorpidita che non attendeva altro che una “rivoluzione” che li potesse scuotere nell’animo. Nelle immagini che scorrono si passa poi al trentennale di Cl nel 1984 davanti a Papa Giovanni Paolo II, con il famoso “discorso”-simbolo di Comunione e Liberazione: «la Croce ci rende liberi e perciò in cammino, liberi di entrare dentro il mondo per portare ad altro la libertà di tutti e per tutti».
LA “DOPPIA MENDICANZA”
Giussani era però anche allegria e giocosità, anche in momenti “istituzionali”, come quando qualche anno dopo, in una udienza con tutti i sacerdoti ciellini davanti al Papa, chiese a Sua Santità di poter intonare un canto sul Parsifal per poter omaggiare al meglio la gioia della fede. Si arriva poi al celebre discorso del 1998 a Roma nell’udienza davanti a San Giovanni Paolo II, con la straordinaria figura della “doppia mendicanza”, fulcro della fede e della testimonianza di Don Giussani al popolo cristiano: «Qual vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà se stesso? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio di sé?» (Mt 16,26). Nessuna domanda mi sono sentito rivolgere così, che mi abbia lasciato il fiato mozzato, come questa di Cristo!», ripeteva a Roma ormai quasi 20 anni fa il Servo di Dio Don Luigi Giussani. E poi ancora, «la libertà dell’uomo, sempre implicata dal Mistero, ha come suprema, inattaccabile forma espressiva, la preghiera. Per questo la libertà si pone, secondo tutta la sua vera natura, come domanda di adesione all’Essere, perciò a Cristo. Anche dentro l’incapacità, dentro la debolezza grande dell’uomo, è destinata a perdurare l’affezione a Cristo. […] Il Mistero come misericordia resta l’ultima parola anche su tutte le brutte possibilità della storia. Per cui l’esistenza si esprime, come ultimo ideale, nella mendicanza. Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo».
“DONNA NON PIANGERE!”, QUELL’ULTIMO DISCORSO…
Il video poi continua riportando le parole di Don Giussani al Meeting di Rimini del 1985, quando davanti a migliaia di studenti ripeteva, «amore, rispetto, responsabilità, la persona: la fede è una vicenda di tanti che volendo bene ai giovani riescono ad avere il carisma per comunicare la fede, dando e cominciando quelle certezze e affettività che il mondo fatica a ritrovare». Una comunione libera con una fraternità di amici: il senso più intimo e reale della storia di Don Giussani si “riunisce” in quella domanda posta durante alcuni Esercizi Spirituali, come mostrato nel video: «dare propria vita per chi? nessuno ama come chi da la vita per i propri amici». E poi ancora al Meeting, a quegli stessi amici a cui non risparmia un invito importante e “pesante” in quanto eredità del suo carisma, «vi auguro di non essere mai tranquilli, mai più tranquilli!». Per chiudere, uno degli ultimi scritti, discorsi, tenuti nell’intervento conclusivo agli Esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione a Rimini, il 5 maggio 2002 (tre anni dopo morì a Milano, il 22 febbraio 2005, ndr), partendo dalle parole del Cristo a quella donna sconosciuta: “«Donna, non piangere!»: questo è il cuore con cui noi siamo messi davanti allo sguardo e davanti alla tristezza, davanti al dolore di tutta la gente con cui entriamo in rapporto, per la strada o nel viaggio, nei nostri viaggi. «Donna, non piangere!». Che cosa inimmaginabile è che Dio – “Dio”, Colui che fa tutto il mondo in questo momento –, vedendo e ascoltando l’uomo, possa dire: «Uomo, non piangere!», «Tu, non piangere!», «Non piangere, perché non è per la morte, ma per la vita che ti ho fatto! Io ti ho messo al mondo e ti ho messo in una compagnia grande di gente!»”. E poi ancora, chiudendo questa giornata di ricordo e celebrazioni, quelle stesse parole che concludevano il discorso del 2002, in cui vi è contenuta l’essenziale umanità e profondità della rivoluzione di Gesù: “«Gloria Dei vivens homo»: la gloria di Dio – quella per cui sorregge il mondo, l’universo – è l’uomo che vive, ogni uomo che vive: l’uomo che vive, la donna che piange, la donna che sorride, il bambino, la donna che muore madre»”.