Si intitola “Dov’è Dio?” ed è il libro intervista di Andrea Tornielli e Don Julián Carrón che martedì prossimo 17 ottobre 2017 uscirà in tutte le librerie italiane: il leader e presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione si è lasciato intervistare dal vaticanista tra i più importanti in Italia e i più vicini al magistero di Papa Francesco e il prossimo giovedì 19 nell’Aula Magna della Cattolica di Milano (alle ore 21) verrà presentato ufficialmente assieme gli autori, al criminologo Adolfo Ceretti e col sociologo Mauro Magatti, modera Elisabetta Soglio, responsabile del supplemento «Buone notizie» del «Corriere della Sera». Il centro di tutto parte da Dio e torna a Dio, entrando nelle pieghe della crisi religiosa, umana e sociale dei nostri tempi che raccoglie il vero protagonista di questa crisi, quell’uomo moderno “schiacciato” dalla perdita delle evidenze e dal crollo di quei “valori” già più volte richiamati anche in questo quotidiano. Oggi sul Corriere della Sera il giornalista Antonio Polito prova a tracciare una breve anticipazione su quello che Carron e Tornielli hanno lasciato nelle 211 pagine del libro-intervista: «Che cosa impedisce alla società secolarizzata di provare quantomeno soddisfazione, se non felicità, invece che angoscia e rabbia?», scrive Polito, con la risposta che arriva direttamente da Carron nel suo dialogo con la Chiesa italiana. «È l’incontro con Cristo che le manca, e tutto risale alle origini della modernità»: secondo il successo di Don Giussani in Cl, il problema nasce dalla frattura che si è determinata tra società e cristianesimo. «E l’origine è Kant, La religione entro i limiti della sola ragione. Quando la riforma protestante ruppe l’unità del mondo cristiano, e mise fine a un’epoca in cui «uomo» e «cristiano» erano sinonimi, l’Illuminismo tentò di salvare dalle guerre di religione i valori essenziali della morale e di basarli sulla sola loro evidenza razionale».



LA FRATTURA DI KANT

Come spesso ha ripetuto lo stesso Carron negli esercizi spirituali al Movimento di Comunione e Liberazione, il grande filosofo tedesco accusava il Vangelo di non aver insegnato prima le leggi etiche universali nella loro integra purezza, «la ragione non le avrebbe riconosciute nella loro compiutezza», argomenta Carron sul pensiero kantiano. Ma il momento del problema non risiede neanche in questo, bensì – secondo il sacerdote spagnolo – quando si è creduto nella cultura e nella stessa società che di quelle leggi universali si poteva fare tranquillamente a meno di riconoscerle. «Dato che ormai quei valori esistono, ognuno può essere convinto della loro giustezza e validità mediante la sola ragione», scriveva Kant, ma Carron prova a far vedere come la storia ha risposto in maniera negativa alla “proposta” del filosofo tedesco. «Valori che prima erano condivisi e riconosciuti da tutti, oggi non lo sono più. Il valore della persona, della vita, della solidarietà, persino quello della democrazia, vengono messi in discussione. Separandoli dalla sorgente cristiana, la modernità non è stata in grado di mantenerli nella loro forza e originale integrità, questo è il grido di Carrón», scrive ancora Polito nel suo fondo sul Corriere. C’è ancora spazio per il cristianesimo o la società è ormai “definitivamente” perduta? Secondo il presidente di Cl la possibilità e lo spazio ci sono ma non possiamo non comprendere prima di quale malattia profonda siamo stati e siamo ancora “infetti”.



LA SOCIETÀ LIQUIDA, IL PAPA E LA CURA

«Proprio oggi, proprio al culmine del processo di secolarizzazione, si riapra un grande spazio per il cristianesimo, sollecitato anzi dalla stessa cultura laica, sgomenta di fronte alla crisi dell’umanesimo provocata dalla modernità. Purché i cristiani, avverte l’autore, la smettano di guardare al mondo come un «abisso di perdizione», e lo vedano invece come un «campo di messe»,», insiste Carron nel suo dialogo con Tornielli. La via proposta dal prete spagnolo è legata al magistero di Papa Francesco: anzi, è Bergoglio stesso che viene indicato come la possibile cura a questa nostra società sempre più liquida. «La «cura Francesco», la terapia di Papa Bergoglio, spiega ancora Polito: «altro che ritirarsi, piuttosto buttarsi nel mondo. Sapendo però che l’unico modo in cui si possa farlo è tornando alle origini del messaggio cristiano: non presentarlo cioè come una dottrina, come un insieme di regole e formule, o una morale, una religione civile, una devozione privata. Ma piuttosto come un evento storico, un avvenimento, l’incontro con Cristo». Un’attrazione, esattamente come duemila anni fa quando Cristo per la prima volta affascinò gli uomini a tal punto da “fondare” una religione e una modalità per vivere intensamente e pienamente la propria esistenza, durata fino ai giorni nostri. ««Il cristianesimo in fondo si comunica per invidia: vedendo che la vita cristiana è più piena, più intensa, più capace di abbracciare il diverso, di amare l’altro, si accende il desiderio di vivere così», dice ancora Carrón. In questo senso, secondo il successore di Don Giussani, il magistero di Bergoglio è in assoluta continuità con quello straordinario di Benedetto XVI. Tornielli, ponendo la questione di una Cl considerata come “bastione” del conservatorismo, militante sui «valori non negoziabili», scatena la risposta secca di Don Julian: «Devo confessare che mi sfuggono le ragioni di simili posizioni», risponde netto Carrón. «Papa Francesco rappresenta una grazia per la Chiesa nel mondo di oggi. Chi non crede che Francesco sia la cura, non ha capito qual è la malattia».

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