Quando i carabinieri l’hanno trovata, all’interno di un’auto in sosta all’autogrill di Castronno, Dafne Di Scipio ha detto subito di stare bene. Quella di allontanarsi dal bosco dello spaccio di Marnate, dove si era recata per acquistare della droga insieme al compagno Matteo Brambilla, era stata una sua decisione. Non si si spiega, allora, come mai l’uomo, 21 anni più grande di lei abbia dichiarato che la ragazza era stata rapita e che la sua automobile era stata bruciata dagli stessi malviventi che lo avevano pestato quando aveva tentato di liberare la ragazza. Ma come sono riusciti, gli inquirenti, a rintracciare Dafne? Secondo quanto riporta l’Ansa, la ragazza era a bordo di un’auto ritenuta sospetta e che per questo motivo è stata controllata dalla polizia stradale. La ragazza è stata successivamente identificata dai carabinieri di Saronno e del Nucleo Investigativo di Varese.
DAFNE RITROVATA
Dafne Di Scipio, la 20enne di Gallarate che sabato scorso era scomparsa nella zona boschiva di Marnate nota come “bosco della droga” per essere da tempo meta di spacciatori e tossici, è stata ritrovata. Come riportato da Rai News, la giovane è stata rinvenuta ieri sera dai carabinieri di Varese e Saronno, che hanno collaborato al caso durante un pattugliamento congiunto con la polizia stradale, all’interno di una macchina in un autogrill di Castronno, sempre nel Varesotto. La ventenne è in buone condizioni di salute e ha dichiarato di essersi allontanata volontariamente. Eppure, alla luce delle parole di Dafne, i dubbi su questa vicenda paradossalmente aumentano. Perché il compagno Matteo Brambilla, 21 anni più grande di lei, aveva raccontato agli inquirenti che la ragazza era stata rapita da due nordafricani nel bosco? L’uomo, noto alle forze dell’ordine per i suoi problemi di tossicodipendenza, ha detto inoltre di essere stato picchiato dai malviventi e di aver sentito la sua ragazza urlare: chi mente?
LA VERSIONE DEL FIDANZATO
Che qualcosa non torni nella scomparsa di Dafne Di Scipio è evidente. Al momento del ritrovamento la 20enne ha dichiarato di essersi allontanata volontariamente, un racconto che non coincide con quello fornito dal suo compagno, che ha sostenuto di averla sentita urlare sabato scorso dopo che la giovane era uscita dalla macchina e di averla vista rapire da due malviventi. Questi, dinanzi al tentativo di liberarla, avrebbero picchiato anche l’uomo abbandonandolo a terra. Brambilla, ridestatosi dopo il pestaggio, avrebbe sradicato dal terreno un cartello presente nei boschi e con questo avrebbe raggiunto la strada per chiedere aiuto. Insieme ai soccorsi, poi, sarebbe ritornato sul luogo del rapimento trovando la sua auto avvolta dalle fiamme. Ad appiccare il fuoco, secondo l’uomo, sarebbero stati gli stessi aggressori. Ad infittire il mistero, infine, il ritrovamento del cellulare della ragazza e di un cappellino da baseball che non apparterrebbe né a Brambilla né a Dafne. Ancora una volta, la domanda che sorge spontanea è la seguente: chi mente?