Un post stupido, odioso e inquietante quello apparso su Facebook questa mattina di un sergente della polizia maltese, ovviamente “indirizzato” a Daphne Caruana Galizia: «Alla fine tutti hanno quello che si meritano, sono contento :)», è la “bella” pensata scritta dal poliziotto Ramon Mifsud, tra l’altro uno degli uomini che dovrebbero indagare sull’attentato contro Daphne. Lo riporta la Repubblica dopo che il figlio della giornalista uccisa, Matthew Caruana Galizia, è andato su tutte le ire. «Poche ore dopo, mentre quel clown di primo ministro stava facendo dichiarazioni al Parlamento su una giornalista che per più di dieci anni ha demonizzato e aggredito, uno dei sergenti di polizia che dovrebbe investigare sull’omicidio, Ramon Mifsud, ha postato questo su Facebook…Sì, ecco il nostro Paese: uno Stato di mafia dove puoi cambiare sesso sulla tua carta di identità (grazie a Dio) ma puoi anche saltare in aria solo perché eserciti i tuoi diritti basilari. Come ci siamo arrivati?», scrive quel figlio che come la mamma fa parte del Consorzio di giornalismo investigativo che ha scoperto lo scandalo dei Panama Papers e di Malta Files. (agg. di Niccolò Magnani)



IL FIGLIO SI SCAGLIA CONTRO MUSCAT

Lo avevamo già visto prima quando aveva commentato il post orribile del poliziotto maltese che dovrebbe “indagare” sulla morte della madre Daphne Caruana Galizia, ma il contro-post scritto dal figlio Matthew sempre su Facebook è ancora più duro: «Malta è un Paese mafioso, il mio Paese è mafioso», attacca duramente il figlio della blogger saltata per aria ieri pomeriggio sulla sua auto. «Mia madre è stata assassinata perché era per lo Stato di diritto contro chi vuole violarlo. Ecco dove siamo: in un Paese mafioso dove puoi cambiare gender sulla carta di identità ma vieni ridotto in pezzi se eserciti le tue libertà», scrive ancora Matthew Caruana Galizia. Al premier Muscat definito “clown” le maggiori accuse: «”ha riempito il suo ufficio di corrotti, la polizia di corrotti e imbecilli, e i tribunali di corrotti e incompetenti», prima di raccontare per bene gli ultimi tempi di minacce e paure vissute dalla sua famiglia e dal suo gruppo di giornalisti che lavoravano ai Panama Papers e Malta File. Fino a ieri, dopo quel boato che purtroppo ha scoperchiato al mondo intero il problema in corso a Malta: «Non dimenticherò mai quella corsa nei campi divenuti un inferno, cercavo un modo per aprire la portiera dell’auto, il clacson che suonava… Urlavo ai due poliziotti di usare l’unico estintore che tenevano in mano. Ho guardato a terra, c’erano pezzi del corpo di mia madre dappertutto. Ho capito che avevano ragione, non c’era più niente da fare. ‘Chi c’è in macchina?’, mi hanno chiesto. Mia madre, ho risposto. È morta. È morta per la vostra incompetenza». (agg. di Niccolò Magnani)



L’ULTIMO POST SUL BLOG

Era una blogger ma era soprattutto una giornalista, e in quanto tale è stata uccisa nel modo brutale che abbiamo visto: se si va però a vedere l’ultimo post di Daphne Caruana Galizia si intuisce che in qualche modo “se l’aspettava” viste le minacce dopo i MaltaFiles tra l’altro pubblicati proprio in quel suo blog divenuto famoso, il Running Commentary. «L’ onorevole Schembri sostiene di non essere corrotto, nonostante si sia spostato per fondare una società segreta a Panama insieme al ministro preferito Konrad Mizzi e Egrant, pochi giorni dopo che il laburista ha vinto le elezioni politiche nel 2013, rifugiandosi in una fiduciaria top-secret in Nuova Zelanda», scrive rispetto alle sue ultime inchieste poche ore prima di essere uccisa in maniera brutale, saltata in aria con la sua auto. «Alla fine hanno risolto il problema istituendo una banca ombrosa a Malta, nascosta in vista», lamenta ancora Daphne prima della “sentenza finale”, «Ci sono truffatori ovunque si guarda ora. La situazione è disperata». E disperata è stata la sua morte sulla quale ora è doveroso indagare e scoprire tutta la verità, fino in fondo. (agg. di Niccolò Magnani)



L’HANNO FATTA SALTARE IN ARIA CON UNA BOMBA

Dramma a Malta: è morta la giornalista e blogger Daphne Caruana Galizia, uccisa a Bidnija (isola di Malta) da una bomba che ha fatto saltare in aria la sua auto mentre lei era a bordo. La reporter è morta sul colpo, è stata fatale l’esplosione della Peugeot 108, avvenuta appena si era messa alla guida. Un dramma che Daphne Caruana Galizia aveva avvertito già tempo fa: quindici giorni fa infatti la donna aveva presentato alla polizia una denuncia per aver ricevuto delle minacce di morte. Secondo quanto riporta il Times of Malta, uno dei figli avrebbe udito l’esplosione e sarebbe corso fuori dalla casa per vedere cosa era accaduto. Sul posto sono subito intervenuti la polizia scientifica, i pompieri e gli artificieri. La reporter maltese, nata nell’agosto del 1964 a Sliema, era nota per aver lavorato ai MaltaFiles, l’inchiesta internazionale che indicava Malta come “lo Stato nel Mediterraneo che fa da base pirata per l’evasione fiscale nell’Unione europea”, come sottolinea La Repubblica.

LE ACCUSE A MUSCAT E MOGLIE

Daphne Caruana Galizia negli ultimi tempi era al lavoro sugli scandali di corruzione che coinvolgerebbero anche la moglie di Joseph Muscat, moglie del primo ministro di Malta coinvolta nel caso dei Panama Paper (documenti creato dallo studio legale panamense Mossack Fonseca che mostrano come individui ricchi nascondano i loro soldi dal controllo statale). Una inchiesta con accuse che lo stesso Joseph Muscat, premier del partito laburista, ha sempre respinto. Le tesi della giornalista sono state rafforzate da un video girato lo scorso 20 aprile 2017: Seyed Ali Sadr Hasheminejad (presidente della Pilatus Bank) esce dalla porta secondaria dell’istituto di credito con delle grosse valigie in mano, banca in cui la moglie del premier Joseph Muscat aveva aperto un conto corrente. Mistero sul contenuto delle valigie tenute strette dal proprietario della Pilatus Bank, con quest’ultimo che ha sempre negato le accuse rivoltegli, spiegando che erano semplicemente dei bagagli per un viaggio di lavoro.

MALTAFILES E PANAMA PAPERS

Malta è stata definita “la Panama d’Europa” secondo Norman Walter-Borjans, ministro delle Finanze del land tedesco Nord Reno Westfalia. Come sottolineato da L’Espresso, Malta è la nuova terra promessa per chi fugge dalle tasse. I Malta Files comprendono quasi mezzo milione di nomi di circa sessanta nazionalità diverse. Presenti anche italiani, che controllano 8 mila società maltesi nonostante molti di loro non sono mai sbarcati nel piccolo Stato, utilizzato solo per ridurre al minimo il conto delle tasse. Daphne Caruana Galizia, in questo ambito, è stata la prima a dare la notizia del coinvolgimento di Konrad Mizzi (capo dello staff di Muscat) e Keith Schembri (ministro dell’Energia e della Salute di Malta) nei Panama Papers. Una figura pesante, ingombrante e che evidentemente ha pestato i piedi a qualcuno di importante: la giornalista è stata ricordata sui social network e pubblicamente da numerosi esponenti politici maltesi ed europei, a partire dallo stesso Joseph Muscat, tra i principali indagati delle sue inchieste.

IL RICORDO DI CARUANA GALIZIA

E’ stato lo stesso Joseph Muscat tra i primi a commentare la morte di Daphne Caruana Galizia per mano di un “barbaro attacco”: “Non mi fermerò finché non sarà fatta giustizia. Il Paese merita giustizia. Tutti sanno che Caruana Galizia mi ha criticato fortemente sia a livello politico che personale. Ma nessuna rivalità giustifica una morte del genere”. Anche il partito laburista ha voluto manifestare cordoglio: “Cosa è accaduto oggi è inaccettabile in uno stato libero e democratico come Malta. Un giorno triste per il nostro stato”. Come detto, anche a livello europeo non mancano i messaggi di ricordo e le richieste di giustizia, come quello di Antonio Tajani: “Daphne Caruana Galizia assassinata come Siani. Uccidono i giornalisti quando sanno che stanno per scoprire la verità. Ora luce sull’omicidio!”. Ieri sera a Malta si è svolta una commemorazione commuovente: presenti centinaia di persone a chiedere giustizia per l’attentato nei confronti della reporter di Sliema in un clima di grande compostezza e di raccoglimento. Una piazza determinata che senza clamore ha voluto testimoniare il proprio dissenso e la propria condanna di un gesto bestiale contro la libertà di stampa e la libertà – più in generale – di una società occidentale che sa ancora commuoversi e stringersi attorno a persone sofferenti e agli ideali feriti. Ecco una foto dell’evento mentre era in corso

Gentile concessione e credit di Alessia Amore (da Malta)