Quando il Research Triangle Park in North Carolina fu fondato nel lontano 1959, l’idea iniziale fu quella di dare una risposta alla fuga dei cervelli, che qui chiamano “drain brain”, ed in sostanza evitare che giovani laureati dello stato abbandonassero definitivamente questa zona lasciando solo anziani e pochi giovani non scolarizzati.
Sembra di parlare dell’Italia, e ci sarebbe veramente molto da imparare da quest’area, ma siamo negli Stati Uniti, e le università che formavano e formano eccellenti laureati sono tre solide realtà come la University of North Carolina, la Duke University e la North Carolina Central University, rispettivamente situate nelle cittadine di Chapel Hill, Durham e Raleigh.
Attratto dalla bellezza della zona, dalla vicinanza del mare, delle montagne, dal clima mite — un po’ mi ricorda la Brianza — mi sono trasferito qui di recente, lavoro infatti al RTP, e devo dire che sono molto contento, come lo sono bene o male tutte le persone che vivono qui. C’ero già stato un paio di volte nel corso degli ultimi vent’anni, sempre di passaggio, e allora come oggi mi ero chiesto il motivo del successo di quest’area e della presenza di aziende e persone provenienti un po’ da tutto il mondo, Italia compresa, e della loro laboriosità.
Ovvio che l’idea di fermare l’emorragia di laureati fosse basata sull’attirare il più possibile aziende tecnologicamente avanzate e quindi offrire posti di lavoro — qui le chiamano job opportunities —, ma non mi ero mai soffermato sul come questo fosse effettivamente avvenuto. Non solo. Visto da oggi, mi sono anche chiesto se questo enorme successo fosse prevedibile allora, quando hanno pensato al RTP.
Dopo la fondazione del RTP, sembra che una “mano invisibile” — forse proprio quella di Adam Smith, per intenderci — abbia portato sia grandi aziende — Ibm nel 1965 costruì qui il proprio campus più grande — sia molti lavoratori ad alta specializzazione e le loro famiglie che, a loro volta, hanno determinato l’inizio di uno sviluppo indotto, fatto di nuovi lavori, nuove case, nuove strade, nuovi servizi, e a cascata ulteriore espansione delle scuole, delle tre università, in un circolo virtuoso di crescita che sembra non finire mai.
Oggi ci sono probabilmente più di 200 aziende, tra cui Fidelity, Lenovo, Idec, Syngenta, United Therapeutics, Cisco, Bayer CropScience, Eisai, Basf, US Epa, Nih, Credit Suisse, Deutsch Bank, Glaxo, Biogen, NetApp — tanto per citare quelle che noto mentre vado al lavoro — e molti, moltissimi centri di ricerca; per non parlare del numero di aziende di consulenza i cui dipendenti superano a volte il migliaio (anche qui praticamente tutti laureati). Non saprei dare dei numeri precisi, ma ho sentito parlare di 50mila persone che lavorano qui all’aar-tee-pee, così oggi chiamiamo il Research Triangle Park — e di certo è l’area di ricerca più grande degli Stati Uniti e forse del mondo.
L’intuizione banale di posizionarsi poi al centro del triangolo virtuale, che vede le tre città ai vertici, ha fatto sì che tutte queste tre aree urbane subissero la spinta economica e di ricchezza che rifluiva nella zona con la rinascita non solo dei centri storici con nuovi negozi, ristoranti, attività culturali e sociali, ma anche con nuove costruzioni e agglomerati urbani a disposizione dei lavoratori che si trasferivano qui da altre zone.
E’ pazzesco, ancora oggi, scoprire in pochi mesi nuove strade, nuovi quartieri nati come funghi e non presenti sulle mappe del proprio navigatore, aggiornato di recente. Oppure vedere nel centro di Raleigh o Durham, una volta considerate zone pericolose, rinascere business, negozi e pure eccellenti pizzerie e ristoranti italiani. Se penso che l’RTP vuole addirittura espandersi e, oltre a voler aggiungere 100mila nuovi posti di lavoro, vuole diventare anche una meta dove “andare”, cioè dove ci siano musei, fondazioni e attività culturali, non posso che riconoscere il successo dell’idea iniziale che aveva in sé una prospettiva: la crescita. Economica, culturale e sociale.
Ma com’è possibile che tante aziende, tanta ricchezza e tanto benessere abbiano deciso di trasferirsi in un parco tra mille pini, querce e torrenti e lasciare altre zone in giro per il mondo per venire qui dove non c’era niente? Qual è la forza che ha generato tutto questo? Nuove regole? Nuovi bandi? Incentivi ai lavoratori? Nuove politiche industriali? I leggendari — per dirla all’italiana — investimenti? Niente di tutto questo.
L’idea fu quella di creare una zona unincorporated, cioè non facente parte di nessuna contea o municipalità, protetta da una semplice legge dello stato, e localizzata esattamente fra le tre città di Raleigh, Durham e Chapel Hill (sede appunto delle tre grandi università), e dotarla di uno statuto proprio e indipendente lasciando spazio alla società. Una specie, per intenderci, di distretto industriale italiano, focalizzato però sulla ricerca, dove tutto ma proprio tutto fosse gestito in autonomia e fuori da ogni giurisdizione comunale, provinciale o regionale.
Per farla breve: la politica e l’amministrazione dovevano ritirarsi completamente.
E’ incredibile l’assonanza tra la Genesi biblica e la genesi dell’RTP e non è un caso che questo avvenga proprio qui nella Bible belt dove storicamente tutti vedono la Bibbia come elemento fondante. Come il mare crea la riva ritirandosi, come Dio crea l’uomo ritirandosi, anche qui in North Carolina lo stato, le contee e le municipalità creano opportunità e ricchezza ritirandosi.
Ma quante volte abbiamo sentito: manca lo Stato (quello con la S maiuscola). Ci vuole l’intervento dello Stato. La regione, la provincia, o il comune devono fare qualcosa. Qui no. Sembra un paradosso, ma come Dio crea l’uomo abbandonandolo, il North Carolina ha creato RTP abbandonandolo. Non è pazzesco? Ma non è forse una cosa dell’altro (o nuovo?) mondo? Pensandoci bene anche Gesù è stato abbandonato (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, Matteo 27,46) ma Dio non lo ha abbandonato per distruggerlo, al contrario per farlo esistere e salvare il mondo.
Io credo che l’idea vincente qui in North Carolina sia stata abbracciare la sfida di lasciare alla libertà delle persone e delle imprese il compito di costruire il loro futuro, pronti ad intervenire ma di fatto abbandonandole cioè lasciandole libere. Ecco, pensando alle mie figlie, è proprio come quando si “abbandonano” i propri figli e li si lascia liberi di costruire il loro futuro. Sono certo che il motivo sia questo.
Così l’assenza di regole soffocanti, l’offerta dei servizi in autonomia, la tassazione praticamente nulla e la complicità del clima favorevole, hanno fatto il resto.
Ma non era forse questa il concetto di sussidiarietà?