Le cause dietro la terribile morte per suicidio alcuni giorni fa di Lidia Dragescu, una ragazza inglese di 23 anni originaria della Romania, non si sapranno mai, frutto di una malattia mentale tenuta nascosta e di cui lei stessa probabilmente non era al corrente. Ma ancora di più, probabilmente, di una incapacità a inserirsi nel mondo che la sovrastava. Un suicidio scelto in modo eclatante, frutto forse di una decisione istantanea, quella di gettarsi dalla galleria più alta della cupola della nota cattedrale di San Paolo a Londra, che l’ha fatta sfracellare al suolo davanti a molti turisti scioccati. Eppure, a sentire il racconto della madre e degli amici, Lidia era una ragazza solare, innamorata della vita e della bellezza, studentessa modello da poco laureata in medicina. Aveva anche un blog personale, dove sotto falso nome pubblicava poesie inneggianti al miracolo della vita e delle sue possibilità e dove incoraggiava i lettori a dedicarsi ala poesia, alla letteratura, le scienze e le arti.
Eppure evidentemente portava dentro di sé qualcosa di troppo grande per lei: quando si è gettata dalla galleria, stringeva in pugno due lettere in cui salutava genitori e amici. Racconta la madre che Lidia era una ragazza solitaria: “Amava Dio, quando entrava in una stanza tutti gli sguardi erano per lei, ma non aveva amici, se solo qualcuno sapesse dirmi il perché”. Sempre la madre racconta come la figlia, due giorni prima di morire, le avesse detto di aver sognato degli angeli con dei fiori in mano che la portavano in Paradiso. Ha aggiunto che la figlia era molto delusa da tutte le bruttezze e cattiverie del mondo: “Ha scelto di morire nella cattedrale perché aveva bisogno di volare nelle braccia di Dio”. A volte il desiderio di incontrare quel Dio tanto cercato nella vita può essere insostenibile e portare a volerlo vedere faccia a faccia in qualunque modo. Forse gli angeli visti in sogno l’hanno presa in braccio prima che morisse sfracellata e l’hanno portata in Cielo.