Ci sono diverse forme di osteoporosi, quella più grave è la fragilità ossea, ma la prima arma per combatterle tutte è l’informazione. Anche per questo motivo il 20 ottobre si celebra la Giornata mondiale dell’osteoporosi, che rappresenta un problema non solo fisico ma anche psicologico per pazienti e familiari. Questa malattia porta con sé dolore cronico, ridotta capacità motoria e depressione: fardelli che peggiorano la qualità di vita dei malati e di chi se ne prenda cura. Per puntare i riflettori su questa patologia è stata lanciata la campagna “Stop alle fratture”. Questo progetto, come riportato da AdnKronos, il progetto è stato lanciato nel 2011, coinvolgendo società scientifiche del settore come Siomms (Società italiana dell’osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro), Siot (Società italiana di ortopedia e traumatologia), Sir (Società italiana di reumatologia), Ortomed (Società italiana di ortopedia e medicina), Gisoos (Gruppo italiano di studio in ortopedia dell’osteoporosi severa) e da quest’anno anche Gismo (Gruppo italiano di studio malattie metabolismo osseo). Al progetto offre il suo contributo non condizionante Eli Lilly Italia.
INFORMAZIONE, PREVENZIONE, PROTEZIONE
L’informazione corretta sull’osteoporosi è fondamentale per combatterla. Questa patologia è molto diffusa, ma anche poco conosciuta. E poco si sa anche sulla fragilità ossea, che ne è la forma più grave. L’informazione va di pari passo con la prevenzione, insieme permettono un’azione tempestiva utile per la protezione del proprio benessere. I numeri parlano chiaro: il 63% delle donne che hanno avuto una frattura di femore ha già riportato anche fratture vertebrali, spesso scambiate per un banale mal di schiena legato all’età. Le fratture vertebrali invece sono le più diffuse complicanze dell’osteoporosi e sono l’inizio della cosiddetta “cascata fratturativa”: come riportato da AdnKronos, un paziente su quattro riporta una seconda frattura vertebrale entro un anno, mentre quadruplica il rischio di frattura femorale. La fragilità ossea non è un tributo naturale da pagare per l’età che avanza, quindi non bisogna rassegnarsi. Esistono percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) con i quali intervenire in tempo per evitare ulteriori fratture. Per la campagna “Stop alle fratture” sono disponibili il sito ufficiale (dove è disponibile l’autovalutazione amica dello scheletro) e la pagina Facebook.