Mariano Rajoy ha annunciato la decisione di applicare, per la prima volta nella storia della Spagna, l’articolo 155 della Costituzione. Il premier spagnolo ha svelato l’intenzione di richiedere al Senato l’autorizzazione a procedere con la destituzione del capo della Generalitat, Carles Puigdemont, e del suo governo. L’autonomia e l’autogoverno della Catalogna è quindi sospesa. Cosa succede ora? Le misure decise dal governo spagnolo verranno trasmesse ad una commissione del Senato, che si riunisce proprio oggi per decidere i tempi della seduta plenaria del Senato, che deve decidere a maggioranza assoluta con il voto del 27 ottobre. Inoltre Madrid potrà convocare elezioni anticipate per la Catalogna. L’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola implica che il governo di Madrid assumerà il comando dei Mossos d’Esquadra e consentirà la destituzione e nomina dei responsabili delle emittenti TV3 e Catalunya Radio. Questo è quanto emerge dal documento approvato dal Consiglio dei ministri. (agg. di Silvana Palazzo)
RE FELIPE DURO: “SECESSIONE INACCETTABILE”
Altro giorno chiave per il futuro della Catalogna. Oggi 21 ottobre 2017, infatti, il governo di Madrid deciderà l’attivazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola che prevede il commissariamento della Generalitat di Barcellona. Ieri sera, intervenuto ad Oviedo alla cerimonia di consegna dei premi Princesa de Asturias, re Felipe ha parlato del tentativo di indipendenza catalano: “La Catalogna è e sarà parte essenziale della Spagna”, definendo “inaccettabile” il tentativo di secessione. Ha successivamente continuato Re Felipe VI: “La Spagna sta affrontando un tentativo non accettabile di secessione da parte del suo territorio nazionale: verrà risolto per mezzo delle sue legittime istituzioni democratiche, nel rispetto della Costituzione e attenendosi ai valori e ai principi della democrazia parlamentare”. Re Felipe VI è tornato a parlare dopo il messaggio pronunciato lo scorso 3 ottobre 2017, due giorni dopo il referendum tenutosi in Catalogna per l’indipendenza, dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale.
L’ARTICOLO 155
Le misure del provvedimento costituzionale sono stati concordate ieri, con i partiti unionisti Psoe e Ciudadanos che hanno appoggiato la strategia catalana indetta dal premier. Come riporta Rai News, la capo negoziatrice per il Psoe (Partito Socialista Operaio Spagnolo) ha affemato che la Spagna prenderà inoltre il controllo del Mossos (Policia de la Generalitat), della polizia catalana, dei media pubblici Tv3 e di Catalunya Raio. Un’altra misura prevista dall’articolo 155 che verrà applicata è lo scioglimento del Parlament e l’indizione di nuove elezioni nel gennaio 2018. Una dichiarazione che ha suscitato le proteste di Generalitat e Puigdemont, con i socialisti che premono perché il commissariamento sia utilizzato nella forma più leggere possibile, al fine di evitare nuove scene di violenza come capitato il primo ottobre. “L’articolo 155 non presuppone l’uso della forza”, il commento del premier spagnolo Mariano Rajoy intervenuto nella giornata di ieri a Bruxelles.
LA RISPOSTA DEI MERCATI
La tensione tra Catalogna e Spagna resta alta, con Mariano Rajoy e Carles Puigdemont che proseguono nella loro partita a scacchi. Se l’Unione Europea ha deciso di tenersi fuori da questa contesa (“formalmente non c’è spazio per un intervento dell’Unione Europea”, il commento del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk), i mercati stanno reagendo alla situazione catalana con appresione: negli ultimi giorni Madrid e Milano sono state tra le peggiori piazze d’Europa. Una apprensione avvertita anche a Wall Street, con Ibex 35 (indice che raccoglie gli istituti a maggiore capitalizzazione della Spagna) che apre in lieve calo. E non mancano le misure di disturbo catalane: ieri migliaia di catalani hanno ritirato ai bancomat 155 euro, 155 come l’articolo della Costituzione incriminato, così da dare un messaggio alle banche del loro “potere di consumatori” come sottolinea Rai News.