Sarà Johnny lo zingaro, al secolo Giuseppe Mastini, il protagonista della nuova puntata di Un giorno in pretura, in onda nella terza serata di oggi 21 ottobre su Rai3. La trasmissione ricostruirà la storia dell’eterno fuggitivo che negli Anni ’80 terrorizzò Roma divenendo uno dei principali personaggi della criminalità romana. Una storia fatta di evasioni esemplari e successive catture, come l’ultima avvenuta solo la scorsa estate e durata poco meno di un mese dopo la sua fuga, mentre si trovava in semilibertà. Condannato all’ergastolo nel 1989, il 57enne figlio di giostrai lombardi di etnia sinti stava scontando la sua pena nel carcere di Fossano, ma il suo curriculum criminale inizia da giovanissimo, quando era appena 11enne. Trasferitosi a Roma con la famiglia si rese subito noto alle forze dell’ordine per una serie di furti ed una sparatoria con la Polizia. A 14 anni gli fu contestato il suo primo omicidio: la vittima era Vittorio Bigi, autista dell’Atac ucciso con un colpo di pistola alla testa e per il quale fu condannato a 15 anni di carcere. Nel 1987 ottenne un permesso premio durante il quale si diede alla fuga. Durante la sua latitanza si rese protagonista di una serie di rapine durante la quale perse la vita Paolo Buratti, console italiano in Belgio. La moglie della vittima lo riconobbe da alcune foto segnaletiche e fu fermato da due poliziotti contro i quali aprì il fuoco freddandone uno e ferendo gravemente il collega.

JOHNNY LO ZINGARO: IL PROCESSO E L’ERGASTOLO

Nel 1989 si celebrò un nuovo processo a carico di Giuseppe Mastini, durante il quale Johnny lo zingaro fu condannato alla pena dell’ergastolo per tutti i crimini che gli erano stati contestati, ad eccezione dell’omicidio di Buratti. Nel corso della sua carriera da criminale Johnny lo zingaro fu tirato in ballo anche per la morte di Pier Paolo Pasolini, per via di quell’amicizia sospetta con Pino Pelosi conosciuto in carcere. Mastini però negò sempre un suo possibile coinvolgimento nel caso, tanto da dichiarare più tardi, come riporta Repubblica.it: “Sono tutte scemenze. E’ vero, conoscevo Pino la Rana (Giuseppe Pelosi, condannato per il delitto dell’Idroscalo, ndR) ma con quella storia non c’entro… Anche Pelosi lo ha confermato”. Era il 1998 quando asseriva di essere ormai una persona diversa. “Se solo mi dessero il modo di dimostrarlo…”, diceva. Si diceva pentito e sperava di potere un giorno avere la possibilità anche solo di fare una passeggiata su un prato almeno per un’ultima volta. Nel 2014 usufruì di un nuovo permesso premio durante il quale partecipò al concerto dei Prodigy nella Capitale. Attraverso l’associazione “Nessuno tocchi Caino” iniziò un percorso di reinserimento nella società. Lo scorso 30 giugno, la nuova fuga dal carcere, mentre si trovava in semilibertà. Da qualche tempo, infatti, Mastini aveva ottenuto dal tribunale di sorveglianza la possibilità di poter svolgere un periodo di lavoro fuori dal penitenziario di Fossano dove scontava l’ergastolo. Tutti i giorni, dunque, si presentava alla scuola di polizia penitenziaria di Cairo Montenotte, nel Savonese, dove era stato assegnato nel ruolo di addetto alle pulizie. Tutti, ma non lo scorso giugno, quando all’ora in cui si sarebbe dovuto presentare non si fece vivo, facendo prima scattare l’allarme di allontanamento illecito e dopo diverse ore quello per il reato di evasione.

L’ULTIMA EVASIONE PER AMORE

Nel 1973 l’allora 14enne Giuseppe Mastini si innamorò di Giovanna Truzzi, ragazza di un anno più grande di lui. Dopo la decisione dei genitori di non vedere più la ragazzina, Giuseppe le fece una promessa: “Giuro che prima o poi ti vengo a riprendere”. A distanza di molti anni, quella promessa Johnny lo zingaro riuscì a mantenerla e per questo lo scorso 30 giugno è fuggito da carcere dandosi nuovamente latitante. Una fuga non per la libertà ma per amore, quella avvenuta nei mesi scorsi dal penitenziario di Fossano. In uno dei suoi permessi lavorativi, Giuseppe era riuscito a mettersi in contatto con i suoi vecchi amici romani sinti e con loro non aveva parlato dei vecchi crimini commessi ma aveva avanzato solo un nome: “Giovanna”. Di quella ragazzina ormai diventata donna, residente in Toscana e con quattro figli grandi se ne ricordavano anche loro, al punto da avere il numero di telefono. Contattata, insieme hanno organizzato la fuga. Lei, a casa, aveva lasciato una lettera ai figli: “Scusate, ma scappo con l’amore della mia vita”. Le indagini compiute dopo l’evasione di Johnny conducono proprio alla donna, anche lei evasa dai domiciliari nella medesima giornata. Saranno i tabulati a incastrarli e poco dopo a portare alla cattura del criminale, questa volta latitante per amore.