Nel mirino di Report finisce l’industria del cioccolato: nella puntata di oggi del programma di Raitre verrà mandato in onda il servizio di Emanuele Bellano su uno degli alimenti più amati al mondo. A dividersi il mercato del cioccolato ci sono una decina di grandi gruppi, multinazionali del cioccolato. Questa industria fattura 100 miliardi di dollari l’anno. Report ha ricostruito la filiera produttiva, dalle piantagioni alle fabbriche, per capire quanto c’è scritto di vero sulle etichette e che caratteristiche ha il prodotto che tanto ci piace mangiare. Il prezzo del cioccolato viene stabilito dalla Borsa, ma i pesi dove viene raccolto il cacao traggono pochi benefici. Sono le borse di Londra e New York a stabilire il prezzo di questo ingrediente primario con strumenti finanziari trattati non solo dai produttori di cioccolato ma anche da fondi speculativi che acquistano e vendono enormi quantità di materia prima per ottenere plusvalenze finanziarie. Questa speculazione, come racconterà Report stasera, incide per circa il 30% sul prezzo finale del cacao.
INDUSTRIA DA 100 MILIONI, MA CHI CI GUADAGNA?
Ci sono tre grandi gruppi internazionali di certificazione etica che dovrebbero garantire ai consumatori occidentali che il cioccolato non è stato prodotto facendo lavorare bambini o distruggendo l’ambiente. Entrano in campo in Africa Occidentale e Sudamerica, dove si trovano le grandi piantagioni di cacao. Ma ci sono davvero questi controlli? Una risposta a questa domanda proverà a darla Report con l’inchiesta “Cioccolato amaro” realizzata da Emanuele Bellano. Il programma di Raitre ha ricostruito il percorso del cioccolato dalla piantagione alla fabbrica per capire cosa davvero mettiamo in bocca. Tra l’altro nell’Africa occidentale è cominciata da poco la stagione della raccolta del cacao: per l’Icco, l’organizzazione internazionale del cacao, quest’anno ci sarà il raccolto più abbondante di sempre, ma la logica del mercato è diversa da quello del contadino, ed è impietosa. La domanda mondiale cresce, ma non tiene il ritmo della produzione, quindi cala il prezzo d’acquisto. Ghana e Costa d’Avorio producono insieme il 60% della materia prima, ma devono accontentarsi di una fetta piccolissima di questi profitti.