Brutto colpo per l’ex senatore Marcello Dell’Utri. La Corte suprema ha infatti giudicata corretta la sentenza del tribunale di sorveglianza di Bologna dello scorso 14 febbraio, che aveva negato a Dell’Utri la scarcerazione anticipata per motivi di salute e di età. I giudici hanno ribadito che la sentenza allora espressa è corretta, per la gravità del reato per il quale è stato condannato, cioè concorso esterno in associazione mafiosa. Tale condanna infatti non prevede per nessuno alcun sconto di pena. Benché, si legge nella nuova sentenza, si tratti appunto di “concorso esterno” significa contribuire in modo volontario, “consapevole e concreto e specifico” alla criminalità.
“La fattispecie di concorso esterno in associazione di tipo mafioso non costituisce un istituto di creazione giurisprudenziale bensì è conseguenza della generale funzione incriminatrice dell’art.110 c.p., che trova applicazione al predetto reato associativo qualora un soggetto, pur non stabilmente inserito nella struttura organizzativa del sodalizio, fornisce alla stessa un contributo volontario, consapevole, concreto e specifico, che si configuri come condizione necessaria per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione” si legge. Dell’Utri, 76 anni di età, arrestato in Libano nel 2014, è stato poi estradato in Italia dove è stato incarcerato in seguito alla sentenza che lo aveva condannato in contumacia a sette anni di carcere.