Stop a radio cattoliche nelle Filippine: la Camera dei Rappresentanti, componente del Parlamento filippino, ha deciso di non rinnovare la licenza della Conferenza Episcopale per operare in decine di stazioni radio in tutto il paese. La notizia, riportata da Info Catolica, sottolinea che i vescovi hanno presentato lo scorso gennaio la richiesta di rinnovo, con la licenza in scadenza lo scorso 7 agosto 2017. E difficilmente la situazione si sbloccherà a breve, con la richiesta vescovile di estensione della licenza o del franchising rimasta bloccata nella Camera dei Rappresentanti (anche detta Camera Bassa) del Parlamento filippino. La legge attuale delle Filippine prevede che per poter perdere le reti radio e televisive dispongano di un franchising concesso attraverso la legislazione congressuale. Il rinnovo avviene 25 anni e, dopo l’ultimo prolungamento del 1992, ora non ha avuto luogo. E questo blocco riguarda almeno 54 stazioni radio di tutto il paese, con altre che, nonostante il rinnovo, hanno deciso di non operare.
“MOTIVI POLITICI”
Le stazioni radio coinvolte in questo mancato rinnovo di licenza raggiungono 11 regioni e 35 province delle Filippine, rappresenta il numero più elevato di stazioni nel paese in termini di numero totale di stazioni e di potenza di trasmissione per stazione. Discorso a parte per Radio Veritas, Arcidiocesi di Manila, che ha un franchise separato, rinnovato dalla precedente amministrazioni. Non mancano le polemiche, a partire da padre Jerome Secillano, segretario esecutivo della Commissione Affari Pubblici della Conferenza episcopale: “E’ triste che la politica ostacoli i nostri processi democratici”. Secillano non esclude dunque la motivazione politica dal mancato rinnovo del franchising da parte del Parlamento. “E’ la voce della gente e la nostra ricerca della verità viene compromessa dal Congresso”, ha poi tuonato. Situazione in divenire nelle Filippine, tra la contestata decisione del Congresso e la protesta delle radio cattoliche, che si sentono bandite dal mondo dell’informazione per motivi politici.