Le indagini per l’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, subirono un “grave sviamento” per colpa della falsa testimonianza di Francesco Marchetto, l’ex maresciallo dei carabinieri del paese. Lo ha confermato la Corte d’Appello di Milano nelle motiviazioni della sentenza che lo scorso 12 ottobre ha respinto il ricorso dell’ex carabiniere contro la sentenza del Tribunale di Pavia, che ha disposto il risarcimento di una provvisionale di 30mila euro alla famiglia della vittima oltre al pagamento delle spese legali, pur riconoscendo la prescrizione del reato. Come riportato da Il Fatto Quotidiano, i giudici del primo grado avevano stabilito per il maresciallo Marchetto una condanna a 2 anni e mezzo di reclusione. Tutto ruota attorno alla famosa bicicletta nera da donna parcheggiata davanti alla villa dei Poggi avvistata da una testimone. I giudici sottolineano “l’assoluta gravità delle conseguenze dannose provocate dalla condotta dell’imputato” ai familiari della vittima, “in particolare per il grave sviamento che dalle false dichiarazioni dell’imputato è derivato al corso delle indagini nell’ambito del processo in cui erano state rese”, e cioè del giudizio in rito abbreviato di primo grado in cui Stasi era stato assolto.



OMICIDIO CHIARA POGGI, IL MISTERO DELLA BICICLETTA NERA

La sentenza nei confronti del maresciallo Marchetto affonda di fatto uno dei cavalli di battaglia dei sostenitori di Stasi. Tutto ha inizio dalla testimonianza della mamma di una vicina di casa dei Poggi: la donna sostiene di aver visto una bicicletta nera da donna davanti alla villa in cui Chiara è stata massacrata. Gli orari coincidono con quelli in cui il delitto potrebbe essere stato commesso. Il maresciallo Marchetto, incaricato delle indagini, si reca nell’officina del papà di Alberto Stasi e controlla la bicicletta: vede la bicicletta nera ma non la sequestra, né la fotografa. Ufficialmente la motivazione è riconducibile alla testimonianza: il mezzo è diverso da quello descritto dalla testimone. Il sottufficiale, come ricostruisce Il Corriere della Sera, dichiara che la bici non ha nè il cestino, né il mollettone per tenere fermi i giornali come sostenuto dalla teste. Soltanto in seguito si apprese che la descrizione invece corrispondeva perfettamente, e che proprio su quella bici nera da donna erano stati scambiati i pedali con una bici Umberto Dei bordeaux. A che scopo? Nascondere le tracce biologiche dell’assassinio di Chiara.

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