Potrebbe esserci una pista tutta italiana dietro la morte di Daphne Caruana Galizia, la reporter uccisa a Malta lo scorso 16 ottobre, in seguito all’esplosione di una bomba mentre si trovava nella sua auto. La blogger aveva già ricevuto nei giorni precedenti alla sua uccisione diverse minacce di morte che l’avevano spaventata al punto tale da presentare denuncia alla polizia. La donna aveva lavorato ai MaltaFiles, inchiesta internazionale che aveva bollato Malta come “lo Stato nel Mediterraneo che fa da base pirata per l’evasione fiscale nell’Unione europea”. Per questo aveva denunciato il governo di centrosinistra di corruzione dopo aver indagato su scandali legati a questo delicato tema e che avrebbero visto coinvolta, tra gli altri, anche la moglie di Joseph Muscat, primo ministro di Malta, e che sarebbe implicata nel caso dei Panama Paper. Nonostante il premier avesse respinto ogni accusa a carico suo e dei suoi familiari, ma i dubbi erano stati confermati anche da alcuni video. Ora, dietro morte di Daphne Caruana Galizia potrebbe esserci una pista squisitamente italiana, rilanciata anche dal Guardian. Secondo quanto reso noto da Corriere.it, il quotidiano britannico avrebbe sentito il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, il quale ha asserito di non poter escludere il possibile coinvolgimento di persone coinvolte in una sua inchiesta, dietro la morte della giornalista. L’inchiesta in questione avrebbe a che fare con il traffico illegale di petrolio dalla Libia all’Europa ed i nomi delle persone coinvolte erano emersi anche in alcuni articoli della reporter.
IL TRAFFICO ILLECITO DI PETROLIO DALLA LIBIA DIETRO L’UCCISIONE?
L’inchiesta di Zuccaro è delicatissima: grazie al lavoro della GdF, avrebbe sgominato un traffico di petrolio rubato in Libia, rivenduto dai terroristi dell’Isis e rivenduto anche in Italia. Il procuratore di Catania, però, non si sta occupando direttamente del delitto di Daphne Caruana Galizia, ma le sue convinzioni sarebbero ormai venute alla ribalta: “Sappiamo che Malta è da tempo crocevia di molte attività illecite che riguardano l’Italia e, in particolare, la Sicilia. Ecco perché la nostra indagine aveva suscitato l’interesse della cronista”, ha detto. Proprio la reporter stava seguendo i protagonisti di questo affare internazionale illecito. Dietro la morte della giornalista, secondo quanto riportato dal Secolo XIX potrebbe avere a che fare anche Genova. Prima di morire, Daphne aveva denunciato le minacce da parte di Darren Debono, ex calciatore della nazionale maltese arrestato nei giorni scorsi perché accusato dalla Procura di Catania di fare parte di un’associazione criminale che contrabbandava petrolio libico prodotto in raffinerie controllate dall’Isis. A capo della società coinvolta la Maxcom Bunker con base operativa proprio a Genova, guidata dal manager genovese Marco Porta.