PARLARE DEL “BLUE WHALE” A SCUOLA
L’episodio, accaduto di recente in un istituto di istruzione superiore di Mantova, ha immediatamente avuto risalto anche sui principali siti di informazione nazionale e ha contribuito a rinfocolare la polemica sul cosiddetto “Blue Whale”, vale a dire quel gioco online che, nato in Russia, consiste nel superare diverse prove mettendo a repentaglio la propria incolumità e in alcuni casi anche la propria vita: infatti, nella succitata scuola, una insegnante ha subito un provvedimento disciplinare dal preside ed è stata anche criticata da diversi genitori per aver tenuto una lezione a tema e, attraverso il servizio realizzato in tv da Le Iene, provando a spiegare ai suoi alunni come difendersi dai pericoli del web e, in particolare, da questo social game che prende il nome dalla tendenza di alcune balene che scelgono di spiaggiarsi volontariamente prime di morire. Tuttavia, la vicenda pare non finirà qui perché la docente in questione ha deciso di rivolgersi al sindacato dello Snals ed è probabile che il caso verrà portato addirittura davanti al giudice del lavoro per dimostrare invece la validità della lezione tenuta tra i banchi di scuola.
LE LAMENTELE DEI GENITORI
La presunta “colpa” dell’insegnate della scuola di Mantova sarebbe stata quella di aver mostrato in classe proprio uno dei tanti servizi confezionati in tv e che parlavano di cosa fosse il “Blue Whale” e di quali fossero i pericoli connessi alla navigazione online, e nel Deep Web, per gli adolescenti. Come è noto, attorno al tema si accende a cicli regolari una furiosa polemica che divide coloro che tendono a enfatizzare il fenomeno e temono che possa prendere piede anche in italia e chi invece critica l’eccessivo allarmismo, sottolineando il fatto che si tratta solo di un tormentone e che c’è dietro una grande montatura mediatica sul cosiddetto “gioco del suicidio”. Ad ogni modo, a portare ai suddetti provvedimenti disciplinari nei confronti della professoressa sono state le lamentele di alcuni genitori che avrebbero denunciato il fatto che i loro figli sarebbero rimasti sconvolti dalle immagini mostrate in classe: a dire il vero, già in passato alcuni esperti e psicologi avevano sollecitato proprio le scuole a prendere di petto il problema e ad affrontarlo e potrebbe essere stato questo il motivo per cui l’insegnante ha scelto di avvalersi delle immagini del servizio de Le Iene, che pure aveva fatto molto discutere a suo tempo.
LO SNALS DIFENDE LA DOCENTE
Ad ogni modo, adesso la parola potrebbe passare al giudice del lavoro al quale si è rivolto Tino Russo, segretario provinciale dello Snals nel mantovano, sottolineando che la priorità del sindacato sarà quella di difendere l’insegnante: “Stiamo seguendo questa vicenda da vicino e non possiamo fornire molti particolari” ha detto Russo ai microfoni di una testata locale, spiegando però che il servizio mostrato in classe era pertinente alla lezione tenuta e che, per questo motivo, è stato già allertato uno degli avvocati dello Snals per difendere le ragioni della professoressa. “Non va dimenticato”, aggiunge ancora il segretario provinciale, “i provvedimenti disciplinari nei confronti dei docenti sono in aumento”, facendo riferimento alla media di casi in crescita rispetto agli anni precedenti. Al di là di come potrebbe concludersi la querelle, la vicenda potrebbe dunque avere il merito di riportare in auge il tema di come si possa introdurre, all’interno del classico piano di insegnamenti scolastico, argomenti che riguardano più da vicino il rapporto dei giovanissimi con le nuove tecnologie e il loro uso corretto.