Francesca Benetti, ex insegnante di Follonica, aveva 55 anni quando fece perdere misteriosamente le sue tracce il 4 novembre 2013. La donna scomparve dalla sua villa di Potassa di Gavorrano (Grosseto) e da allora il suo corpo non fu mai ritrovato. Sarà questo il caso il caso al centro della nuova puntata di Un giorno in Pretura, la trasmissione in onda nella seconda serata di oggi su RaiTre e che tenterà di fare luce su un giallo irrisolto, ripercorrendo le varie tappe giudiziarie, secondo le quali dietro la scomparsa di Francesca ci sarebbe un terribile delitto compiuto per mano di Antonino Bilella, ex custode 71enne di Villa Adua e giudicato colpevole in primo e secondo grado dell’omicidio volontario e dell’occultamento di cadavere della povera 55enne, madre di due figli. Francesca Benetti è stata realmente uccisa? Partirà da questo interrogativo il racconto di un caso di cronaca drammatico ed ancora irrisolto alla vigilia del quarto anno della scomparsa della professoressa 55enne in pensione. Tutto parte dalla denuncia di scomparsa da parte del compagno 60enne della donna, la cui auto fu rinvenuta parcheggiata alla stazione ferroviaria di Follonica. Sin da subito furono avviate le ricerche ma di Francesca nessuna ombra. La prima svolta nel giallo arrivò qualche giorno dopo la sparizione della donna, con il fermo di un uomo accusato di omicidio, distruzione e occultamento di cadavere. L’uomo in questione è Antonino Bilella, agricoltore e ritenuto il responsabile della tragica fine della donna, colto da malore subito dopo il fermo.

FRANCESCA BENETTI: LE TAPPE DEL GIALLO ED I DUE PROCESSI A CARICO DI BILELLA

Ad incastrare Bilella alle sue responsabilità, come riporta Il Tirreno online, furono le tracce di sangue della vittima rinvenute nella sua auto. Nonostante questo l’ex custode di Villa Adua di proprietà della donna, non ha mai confessato l’omicidio, come invece gli inquirenti speravano facesse. Il ritrovamento delle tracce ematiche di Francesca Benetti portò però a confermare l’ipotesi di omicidio avanzata dalla procura. Nell’aprile 2014 furono negati i domiciliari chiesti dalla difesa dell’indagato, mentre le indagini sulla morte della donna si conclusero ufficialmente nel settembre del medesimo anno: secondo gli investigatori il giorno del presunto delitto sarebbe stato compiuto dall’agricoltore con un’arma da taglio mai rinvenuta, così come il corpo. Una ricostruzione sempre respinta dall’uomo che ha continuato a ritenersi innocente. Nel dicembre 2014 ha preso il via il processo di primo grado a carico di Bilella, davanti alla Corte d’Assise di Grosseto e nel corso delle varie udienze l’accusa tentò di dimostrare come quello di Francesca Benetti non fu un allontanamento volontario ma un terribile fatto di sangue. La procura, dunque, evidenziò anche il possibile movente: Antonino Bilella fu accecato dalla rabbia dopo aver compreso che la donna lo aveva respinto. Da qui sarebbero iniziati pedinamenti, telefonate e scuse per poter stare insieme, trascurando così il lavoro di custode della villa. Quindi, la programmazione nei minimi dettagli del delitto. La condanna all’ergastolo in primo grado a carico dell’uomo arrivò nel febbraio 2016, seguita poi lo scorso aprile dalla conferma anche in secondo grado da parte della Corte d’Appello di Firenze. E’ notizia di qualche giorno fa la presentazione del ricorso in Cassazione da parte della difesa di Antonino Bilella contro la condanna all’ergastolo. Nella nuova fase processuale che lo vedrà ancora protagonista, l’imputato, come rivela La Nazione, ha deciso di avvalersi di un nuovo difensore, l’avvocato Enzo Frediani di Massa.