L’uomo e la donna non sono fatti per essere monogami»: quante volte l’abbiamo sentito dire dalla scienza, dalla cultura, dal cinema, dalla stessa musica. Ma non solo, dall’esperienza di tutti i giorni di tante coppie o single che conosciamo, anche dei nostri amici più stretti: ma soprattuto, lo abbiamo sentito dentro di noi, lo abbiamo avvertito come una “tentazione” che davanti alle fatiche estreme della quotidianità ci presenta il conto. Dentro alle crisi del matrimonio, dentro ad un amore che di colpo sfiorisce e che senza una particolare colpa non sembra più quello degli inizi, la fatica ci fa dire: «ma perché siamo fatti per stare insieme ad un’unica persona? Chi lo ha detto?». Infatti non può essere un assunto scritto, una “regola da applicare” la monogamia e chi lo sostiene in realtà mente a se stesso prima di tutto: sono tantissime le statistiche, i dossier e gli studi non solo scientifici che portano a conclusione come la monogamia sia in crisi (e non certo da oggi) e che il vero futuro lo troveremo nel “poliamole”. «A leggere le statistiche verrebbe da pensare che la monogamia sia la peggior forma di relazione possibile, una pratica illusoria perché difficilmente realizzabile e, proprio per questo, destinata a nascondere dietro al suo paravento un vincitore e un vinto», scrive il Guardian (riportato da Rivista Studio); le statistiche del resto non sono meglio, «La percentuale di persone che dichiarano di aver tradito il proprio partner è del 58 per cento, oltre la metà della popolazione» (dati su Incontri-ExtraConiugali.com).
IL MATRIMONIO È UNA CONVENZIONE?
Qui si parte e si arriva ad uno equivoco: il matrimonio è sempre più una convenzione e lasciarsi, come mettersi insieme, non deve più scandalizzare come invece avveniva un tempo. «Se una vita a due è a tutti gli effetti una convenzione, questo significa che, al pari degli altri costrutti sociali, è passibile di un ripensamento. Di un cambio di rotta», scrive Rivista Studio citando lo studio “The Ethical Slut: A Guide to Infinite Sexual Possibilitie”, che parla di monogamia come un’etica sessuale mainstream. In effetti, se noi lasciamo al mondo le regole in mano per definire cosa è matrimonio e cosa è monogamia, il gioco è fatto: hanno ragione a dire così, davanti ad una convenzione e a chi difende strenuamente la convenzione e non la base profonda che la rende tale. «Nel mondo intricato delle relazioni umane, vantiamo un unico, reale, legame biologico: quello con l’infedeltà. Per gli uomini, infatti, l’indole a essere promiscui ha a che fare col bisogno di massimizzare le chance di riprodursi», spiega l’antropologa darwiniana Helen Fisher più volte intervenuta sul Times. Ma siamo così certi che il matrimonio sia “solo” una convenzione? «La condizione essenziale dell’amore è la libertà», spiegava Karol Wojtyla durante il Giubileo delle Famiglie del 2000; «Una sola carne! Come non cogliere la forza di questa espressione? Il termine biblico “carne” non evoca soltanto la fisicità dell’uomo, ma la sua identità globale di spirito e di corpo. Ciò che i coniugi realizzano non è soltanto un incontro corporeo, ma una vera unità delle loro persone. Un’unità così profonda, da renderli in qualche modo nella storia un riflesso del “Noi” delle Tre Persone divine».
TRA AMORE E LIBERTÀ
Ora, direte voi, citiamo la Chiesa come contraltare a chi dice che il matrimonio è una convinzione: e la nostra risposta è, “sì!”. Se volete capire cos’è un ordinamento o una legge, andreste da un giurista o da un fiorista? E così per capire cosa si intende per davvero con matrimonio tra un uomo e una donna andiamo a verificare – dove è stato rilanciato e riempito di senso 2mila anni fa con la rivoluzione di Cristo e dell’amore cristiano – se effettivamente siamo di fronte ad una crisi senza fine del matrimonio o se invece vi sono possibilità per ridare forza e vita ad una istituzione che ha generato e genera tutt’ora la base della famiglia occidentale (sì anche quella inglese che continua a massacrare la monogamia). «Bisogna educarsi alla libertà della fedeltà, che porta a custodirsi reciprocamente, fino a vivere l’uno per l’altro. Preparatevi a scegliere con convinzione il ‘per sempre’ che connota l’amore: l’indissolubilità, prima che una condizione, è un dono che va desiderato, chiesto e vissuto, oltre ogni mutevole situazione umana”. La fedeltà e la continuità del volersi bene renderanno i giovani “capaci anche di essere aperti alla vita, di essere genitori», scriveva Papa Benedetto XVI nel 2011 davanti ad un incontro per giovani fidanzati ad Ancona. Se il matrimonio rimane una vuota essenza, hanno ragione tutti a non volerla più scegliere: l’uomo è umanamente portato all’essere felice e se viene “imposto” il suo rimanere con un partner questo va all’esatto opposto di quella felicità.
L’EQUIVOCO “RISOLTO”
Ma l’equivoco è “risolto” già dalla Chiesa: «La condizione essenziale dell’amore è la libertà». L’amore richiede per sua natura libertà, totalità ed esclusività. L’uomo deve poter dire alla donna amata: sono tuo, solo tuo, tutto tuo, per sempre, e la donna deve poter dire la stessa cosa al suo uomo, scrive ancora Papa Ratzinger. «Allora e solo allora è amore. Per questo la Chiesa non ha mai accettato e continua a non accettare la poligamia»; una libertà, un dono di sé faticoso da educare e da riscoprire come uno splendido dono alla propria vita (e felicità). La Chiesa propone questo e su questo possiamo e dobbiamo farci i conti: «Due sono qui gli aspetti importanti: l’eros è come radicato nella natura stessa dell’uomo; Adamo è in ricerca e « abbandona suo padre e sua madre » per trovare la donna; solo nel loro insieme rappresentano l’interezza dell’umanità, diventano « una sola carne ». Non meno importante è il secondo aspetto: in un orientamento fondato nella creazione, l’eros rimanda l’uomo al matrimonio, a un legame caratterizzato da unicità e definitività; così, e solo così, si realizza la sua intima destinazione. All’immagine del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico. Il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore umano. Questo stretto nesso tra eros e matrimonio nella Bibbia quasi non trova paralleli nella letteratura al di fuori di essa», si legge nella “Deus Caritas Est”, l’enciclica di Benedetto XVI. Quel dono di sé è tanto faticoso quanto possibile di una scoperta forse decisiva: “l’uomo e la donna non sono fatti per essere monogami”, ma sono fatti per essere felici. E uno che dona tutto il proprio sé all’altro, dichiarando tutta la propria fragilità ma impegnandosi ad amare anche tutta la fragilità dell’altro, riscopre forse quel senso grande della tradizione con un valore ancora tutto attuale. Il matrimonio è fatica, ma è vita; e la monogamia è un qualcosa di misterioso ancora tutto da riscoprire e verificare. Può cambiare davvero tutto (e tutti). Vi sembra ancora una convenzione?