La strage che ha colpito tantissimi cittadini statunitensi a Las Vegas rischia di divenire un dibattito politico prima del tempo. Donald Trump ci ha subito tenuto a far sapere che il gesto folle del sessantaquattrenne Stephen Paddock è stato un gesto assolutamente isolato e non un attacco da parte dell’Isis. Come si legge su Repubblica, Donald Trump ha affermato che quello di Las Vegas è stato ‘un attacco terribile, di pura malvagità’, ma non ha fatto nessun riferimento ai fondamentalisti islamici. La stessa Fbi ha smentito con forza alcune voci che avevano definito Paddock come un convertito all’Isis che aveva cambiato il proprio nome in Samir Al-Hajib oppure in Abu Abd al-Bar al-Ameriki. Hillary Clinton ha ribadito con forza la sua presa di posizione contro le cosiddette ‘loby delle armi’ targate U.S.A. e anche Mark Zuckerberg (il fantamiliardario fondatore di Facebook) si è associato con una richiesta di controlli più ferrea. In tutta risposta Donald Trump, tramite la sua portavoce Sarah Sanders, ha ribadito che ‘il Presidente non ha niente da dire e rimane un sostenitore del secondo emendamento’ (ossia quello che prevede la libera circolazione di armi). (agg. Francesco Agostini)



UN CECCHINO PROFESSIONISTA

Poteva disporre di un vero e proprio arsenale da guerra Stephen Paddock, il 64enne autore della strage al concerto di musica country a Las Vegas. 42 armi in tutto, dislocate tra la sua abitazione e la camera d’albergo da cui ha deciso di aprire il fuoco. Ha agito come un cecchino professionista, piazzando su un cavalletto un fucile d’assalto AK-47, del tipo di quelli utilizzati al fronte, con l’obiettivo di godere una migliore visuale e di esplodere il maggior numero di colpi senza neanche staccare il dito dal grilletto. Una sequenza tragica, resa ancora più drammatica dal fatto che il killer difficilmente avrebbe potuto mancare l’obiettivo: 32 piani più sotto, infatti, c’erano 20mila persone assiepate e ignare del destino che le attendeva. Da sottolineare, come riporta anche l’Ansa, che nell’automobile di Paddock è stato trovato anche del nitrato d’ammonio, una sostanza chimica utilizzata anche per la produzione di esplosivi. (agg. di Dario D’Angelo)



IL RACCONTO DELLA STRAGE

Terrore a Las Vegas: erano passate da poco le dieci di domenica sera quando si sono uditi prima gli spari poi le urla dalla folla che era accorsa al Mandalay Bay Casino per un concerto di musica country. Un uomo di 64 anni ha cominciato a sparare sulla folla, compiendo una strage durante il festival “Route 91. Harvest”. Il bilancio è ancora provvisorio, ma drammatico: almeno 58 le vittime, 500 invece i feriti, di cui almeno una dozzina gravi. Stando a quanto riportato dalla Cnn, si è trattato della sparatoria più sanguinosa della storia americana. La più grave era stata infatti quella dell’11-12 giugno 2016 a Orlando, in Florida, quando un uomo uccise 49 persone in un night club frequentato da omosessuali. Il killer è Stephen Paddock, che era già noto alle forze dell’ordine. Si è suicidato prima che venisse trovato e identificato dagli agenti. In un primo momento è stata esclusa la pista del terrorismo, ma poi Amaq, la sedicente agenzia di stampa del Califfato, ha diffuso un comunicato nel quale l’Isis rivendica l’attentato.



USA SMENTISCE MATRICE TERRORISTICA

Il killer di Las Vegas era un soldato dell’Isis? Nelle ultime ore sono emerse diverse indiscrezioni, come quella che si sarebbe convertito mesi fa all’Islam. Questi particolari non sono stati confermati, anzi fonti dell’amministrazione Usa sostengono che non ci siano elementi che indichino un legame tra il killer e i gruppi di terrorismo internazionale. Dello stesso avviso è l’Fbi: un dirigente del Federal Bureau ha ribadito in conferenza stampa che non c’è alcuna connessione con le organizzazioni terroristiche internazionali. La dinamica dell’attentato di Las Vegas comunque non è ancora chiara: diverse fonti parlano di spari provenienti dai piani alti dell’hotel, circondato subito dalle forze dell’ordine. E parlano di bagliori dagli spari. Per almeno un miglio comunque parte della Strip è rimasta chiusa per almeno un miglio, mentre il traffico aereo è stato bloccato all’aeroporto McCarran di Las Vegas. Gli hotel Mandalay Bay, Luxor e l’Excalibur Vegas sono stati isolati con i clienti bloccati all’interno, quindi alcuni testimoni non sono riusciti a entrare per trovare riparo.

I PRECEDENTI E LA STORIA FAMILIARE DEL KILLER

Quella di Las Vegas è la terza stage durante un concerto negli ultimi due anni. Una a Parigi nel novembre 2015, quando 89 persone vennero uccise da un commando Isis, e l’altra il maggio scorso a Manchester, dove sono morte 28 persone uccise da un kamikaze in un altro attentato rivendicato dall’Isis. Non è ancora chiaro cosa abbia spinto Paddock a compiere la sanguinosa strage. L’uomo aveva una licenza di pilota d’aereo e una di caccia. Di lui si sa che ha lavorato per la Lockheed Martin, una multinazionale attiva nei settori dell’ingegneria aerospaziale e della difesa e che andasse pazzo per il videopoker e la musica country. Il killer di Las Vegas ha usato almeno dieci fucili, trasportati da solo nella stanza da cui ha agito. Non avrebbe collegamenti con la sparatoria Marilou Danley, che sarebbe stata compagna dell’omicida. La storia familiare non depone a favore dell’omicida, visto che il padre era rapinatore seriale di banche.