Nella giornata di oggi si è nuovamente tornati in aula in occasione del processo che si sta svolgendo in Corte d’Assise ad Udine sulla morte di Trifone Ragone e Teresa Costanza, i due fidanzati freddati la sera del 17 marzo 2015 a Pordenone. L’appuntamento con la giustizia oggi è stato riservato interamente all’arringa della difesa dell’unico imputato, Giosuè Ruotolo, l’ex militare accusato del duplice delitto. Dopo la richiesta di ergastolo avanzata dall’accusa nella passata udienza, dunque, a prendere oggi la parola è stato l’avvocato Giuseppe Esposito che ha esordito, come riporta l’agenzia di stampa Ansa, asserendo: “Il dolore non deve essere risarcito con un colpevole ma con la giustizia”. Il difensore ha anche sottolineato un altro grande dolore, quello dello stesso Ruotolo, “detenuto innocente dal 7 marzo 2016”. Poi, rivolgendosi ai giudici della Corte ha riconosciuto il loro compito “ingrato, quello di dare giustizia”. L’avvocato Esposito ha chiarito nelle premesse di non avere alcuna intenzione di far leva sul dolore nel corso della sua arringa, ma prima di proseguire ha voluto ricordare come “oltre al dolore dei familiari delle vittime, c’è una terza famiglia che vive un enorme dolore”.



LE PROSSIME TAPPE DEL PROCESSO

Quindi si è addentrato nei dettagli di quello che lui ha sempre definito un processo squisitamente indiziario, caratterizzato da numerosi aspetti ancora da chiarire: “Ci sono da separare i dati oggettivi dalle suggestioni e dalle ricostruzioni immaginifiche, la prova scientifica dallo empirismo, il vero dal falso”, ha detto il legale. L’arringa della difesa di Giosuè Ruotolo proseguirà anche nella giornata di domani, poi sarà il giorno delle repliche fissato al 6 novembre, quindi la sentenza attesissima. Da una parte, dunque, l’accusa che ha avanzato alla Corte d’Assise di Udine la condanna all’ergastolo con due anni di isolamento diurno. Dall’altra, si preannuncia una richiesta di totale assoluzione ritenendo Ruotolo del tutto innocente ed estraneo a quanto avvenuto nel marzo di 2 anni fa nel parcheggio del Palasport di Pordenone. Di certo i giudici non potranno ignorare la ricostruzione avanzata nella passata udienza dal pubblico ministero, Pier Umberto Vallerin, per il quale Ruotolo avrebbe ucciso Trifone e Teresa “per salvare la sua carriera”, in un vortice di odio e gelosia nei confronti delle due vittime, freddate con vari colpi di pistola senza lasciare loro neppure il tempo di tentare una mera reazione.

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