Durante il suo viaggio in India il premier Paolo Gentiloni ha avuto modo di rilanciare un argomento alquanto spinoso che già più volte negli scorsi anni ha sollevato non poche critiche nel rapporto tra la scuola, l’insegnamento dell’educazione fisica e lo yoga. Già, la tecnica di meditazione e rilassamento, come viene intesa dalla cultura occidentale, è stata vista da molti esperti come una possibile e benefica possibilità di educazione del fisico e dell’animo degli studenti, tanto da arrivare ad alcuni accordi con il Miur per la possibilità di insegnamento nelle scuole italiane. In un protocollo siglato nel 2015 si afferma che il ministero dell’Istruzione «promuove, nel quadro del più vasto progetto educativo della singola istituzione scolastica, la diffusione dell’attività motoria finalizzata alla partecipazione della totalità degli alunni, per contribuire al processo di sviluppo della persona e al suo inserimento autonomo nell’ambiente; ritiene di consentire che nella scuola possano essere avviate iniziative di pratica yoga, considerato come uno dei metodi di sviluppo armonico della intera personalità e delle potenzialità di ogni singolo individuo». Oggi Gentiloni ha rilanciato la questione, trovandosi in uno dei Paesi dove lo yoga è nato e si è diffuso: il nostro premier si è congratulato con il primo ministro Modi per l’iniziativa della giornata Internazionale dello yoga, celebrata in tutto il mondo il 21 giugno di ogni anno. «L’Italia esplorerà le possibilità di introdurre la pratica yoga nel programma di educazione fisica delle scuole italiane e di ottenere la certificazione per l’insegnamento dello yoga da parte di istituzioni qualificate di yoga in India», ha spiegato Gentiloni.



YOGA A SCUOLA: COSA SI INTENDE?

Resta un punto dirimente però che potrebbe sorgere dall’effettiva introduzione dello yoga nell’educazione fisica della scuola pubblica: al netto della possibilità che questo accada, restano dei rischi e delle perplessità che già hanno dominato la discussione negli ultimi anni in cui si è affrontato l’argomento yoga all’interno della scuola pubblica italiana. Di norma infatti i più restii all’introduzione sarebbero i genitori e le associazioni legate alla Chiesa cattolica che vedrebbero di cattivo occhio la tecnica dello yoga in quanto rappresenta una vera e propria religione che contrasta con i principi della cultura occidentale cristiana e soprattuto cozza contro i dettami della religione cattolica sino ai livelli basilari come la concezione di corpo, spazio e persona. Bene, evitando di rimanere attaccati a pregiudizi, di ogni tipo e campo, proviamo ad andare a vedere cosa si intende per lo yoga nelle scuole e che cosa effettivamente dice la Chiesa al netto di quello che le viene “additato” dai critici più agguerriti. Nell’ultimo protocollo il Ministero della Pubblica Istruzione riconosceva già l’importanza e i benefici dello yoga come “metodo di sviluppo armonico dell’intera personalità e delle potenzialità del bambino” e soprattutto ne incoraggiava l’insegnamento nelle scuole pubbliche. Secondo gli esperti dell’Harvard Medical School di Boston, «la pratica dello yoga a scuola migliora non solo la forma fisica, ma anche la concentrazione e la memoria, l’autostima e la consapevolezza di sé e delle proprie emozioni, l’equilibrio psicofisico, la resilienza, l’empatia e la collaborazione tra coetanei, creando una maggiore maturità comportamentale ed emozionale».



RELIGIONE O TECNICA DI RILASSAMENTO?

Ma la Chiesa cosa dice realmente sula pratica dello yoga, legata soprattuto alla possibilità di apportarla nell’ora di educazione fisica (e dunque amministrata a tutti gli studenti, senza possibilità di scelta per famiglie e istituti scolastici)? Padre Francois Dermine, sacerdote cattolico che per anni ha praticato e studiato il fenomeno dello yoga prova a descriverne i limiti e i rischi: «lo yoga è una realtà complessa: noi occidentali lo abbiamo voluto trasformare in tecnica di rilassamento psico-fisico. Ma lo yoga per un indu è parte integrante del loro contesto religioso: guardando l’etimologia deriva dal sanscrito “giogo”, e l’equivalente della parola religione per noi». Il sacerdote, come vedete nel video qui sotto durante la trasmissione “Vade retro” su Tv2000, lo yoga per consentire di “rilegare” l’uomo con se stesso. «Il vero yoga è un rientrare in se stesso cancellando la dimensione corporea illusoria: lo scopo è religioso per lo yoga, non è quello che intendiamo noi e quindi bisogna stare molto attenti, non è una mera pratica di rilassamento», conclude Dermine. Prima di lui e in maniera anche molto più autorevole, lo stesso Benedetto XVI quando ancora era il “semplice” cardinal Ratzinger, aveva spiegato quali fossero i termini dello yoga e la vera considerazione che la Chiesa Cattolica ha maturato negli anni di studio. «C’è uno yoga ridotto ad una specie di ginnastica: si offre qualche elemento che può dare un aiuto per il rilassamento del corpo. Bene, se lo yoga è ridotto realmente ad una ginnastica si può anche accettare, nel caso di movimenti che hanno un senso esclusivamente fisico. Ma deve essere realmente ridotto, ripeto, a un puro esercizio di rilassamento fisico, liberato da ogni elemento ideologico», spiega Ratzinger nell’intervista alla rivista “Una voce grida..”. Ma secondo il futuro Papa Benedetto XVI il problema religioso resta comunque non eludibile: «si deve essere molto attenti per non introdurre in una preparazione fisica una determinata visione dell’uomo, del mondo, della relazione tra uomo e Dio.



Questa purificazione di un metodo in sé logico di idee incompatibili con la vita cristiana, potrebbe essere paragonata per esempio con la “demitizzazione” delle tradizioni pagane sulla creazione del mondo, realizzata nel primo capitolo della Genesi, dove il sole e la luna, le grandi divinità del mito sono ridotte a “lampade” create da Dio, lampade che riflettono la luce di Dio, e ci fanno immaginare la vera Luce, che è il Creatore della luce. E cosi, anche nel caso dello yoga e delle altre tecniche orientali, sarebbe necessaria una trasformazione e uno spostamento radicale che realmente tolgano di mezzo ogni pretesa ideologica. Nel momento in cui compaiono elementi che pretendono di guidare ad una “mistica”, diventano già strumenti che conducono in una direzione sbagliata». In conclusione, è lo stesso Ratzinger a non voler sentire parlare di uno “yoga cristiano”, come si rischia di estremizzare dall’altro lato per cercare di trovare una “via di mezzo” che però rischia di andare fuori strada: «”yoga cristiano” è già ideologizzato e appare come una religione, e questo non mi piace tanto. Mentre sul piano puramente fisico, ripeto, alcuni elementi potrebbero anche sussistere. Occorre stare molto attenti riguardo al contesto ideologico, che lo rende parte di un potere quasi mistico. Il rischio è che lo yoga diventi un metodo autonomo di “redenzione”, priva di un vero incontro tra Dio e la persona umana».