Sul caso di Cesare Battisti, l’ex terrorista arrestato ieri al confine tra Brasile e Venezuela, inevitabilmente è intervenuto anche il ministro Orlando che, come riporta Quotidiano.net, ha definito “possibile” l’estradizione dell’uomo ed ha annunciato i prossimi passi affinché ciò possa avvenire in un futuro prossimo. Il ministro ha spiegato che “sono stati fatti tutti i passaggi necessari” presso le autorità politiche e giurisdizionali, ma ora, con il nuovo arresto, saranno eseguiti nuovi tentativi. In realtà, ha chiarito Orlando, la richiesta di estradizione da tempo è stata destinata al Brasile e sarebbe ancora in attesa di risposte. “L’Italia è fortemente determinata a far sì che Battisti sconti la pena, e la sconti nel nostro paese. È questo un modo per restituire, almeno in parte, quanto è stato tolto al nostro paese e ai familiari delle vittime”, ha aggiunto ancora il ministro Orlando. Ricordiamo che Battisti in Italia è stato condannato in contumacia alla pena di due ergastoli per quattro omicidi commessi dai Proletari Armati per il comunismo a cavallo tra il 1978 e il 1979. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



IL BLITZ DELLA POLIZIA STRADALE FEDERALE

L’ex terrorista Cesare Battisti è stato arrestato oggi nella città di Corumbà, alla frontiera tra il Brasile – dove nel 2010 aveva ottenuto lo status di rifugiato politico – e la Bolivia. A darne notizia, come riporta l’edizione online del quotidiano La Stampa, è stato il quotidiano O Globo: secondo quanto sostenuto dalle autorità brasiliane che avrebbero provveduto ad eseguire il fermo, Battisti stava tentando la fuga in Bolivia. L’uomo, ex membro dei Proletari armati per il comunismo (Pac) sarebbe stato intercettato nell’ambito di un normale blitz da parte della polizia stradale federale. Ma cosa ci faceva in Brasile? Nome di spicco degli anni di piombo, Cesare Battisti era stato condannato in via definitiva all’ergastolo, accusato di quattro omicidi ma dopo varie fughe aveva trovato accoglienza in Brasile, dove l’ex presidente della Repubblica, Luiz Inacio Lula da Silva gli aveva riconosciuto lo status di rifugiato e negato all’Italia la sua estradizione.



GLI ANNI DA RIFUGIATO POLITICO

Di recente, come riporta Corriere.it, l’attuale presidente del Brasile, Michel Temer, si era espresso a favore dell’estradizione dell’ex terrorista italiano, Cesare Battista il quale aveva presentato ricorso al Tribunale Supremo qualche giorno fa, lo scorso 27 settembre. Fino al 2007 Battisti aveva vissuto indisturbato in Francia per oltre 30 anni prima di trovarsi costretto ad una nuova fuga in seguito all’approdo all’Eliseo di Nicolas Sarkozy. E così si era rifugiato in Brasile dove però, a quanto pare, sette anni dopo era finita nuovamente la sua tranquillità. Lo scorso 25 settembre, infatti, il nostro Paese aveva presentato la nuova istanza di estradizione al fine di rivedere la decisione dell’ex presidente che in passato aveva sovvertito la scelta del Tribunale Supremo concedendo l’asilo politico al terrorista. E’ possibile, dunque, che la sua presunta fuga sia dovuta precisamente a questo evento. Durante gli anni di permanenza a San Paolo, Battisti aveva invitato a “voltare pagina” ed aveva poi chiesto “perdono” alle vittime degli attentati ammettendo le sue “responsabilità politiche” pur continuando a negare la sua partecipazione diretta agli attacchi terroristici e rifiutando la parola “pentimento”.

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