Si chiama Matteo Nassigh, ha 19 anni, e senza timore di essere smentito può urlare al mondo di aver superato l’esame di maturità “parlando con il pensiero”. Lui che per colpa di una disabilità gravissima non può che esprimersi attraverso la scrittura, ha trovato il metodo per superare i suoi limiti, ha capito che l’essenza della vita risiede nell’intelletto, ha dato una lezione a tutti: amici, docenti, oggi lettori. La sua storia l’ha raccontata sulla sezione Buone Notizie de Il Corriere della Sera, fiero di quel 100 su 100 preso alla Maturità, meritatissimo, anche senza (poter) muovere un muscolo. E non è un caso che dopo aver presentato la sua tesina, intitolata “L’uomo di fronte al dolore”, abbia spiegato a tutti i presenti che a vivere e a stupire basta il pensiero:”Se non ci sono altre domande posso parlarvi della mia risposta al dolore? Lo so, lo colgo dagli sguardi di chi mi vede per la prima volta: guardandomi si è portati a pensare che io sia un “povero disabile”. È la reazione istintiva di tutti. Poi però quando inizio a comunicare i volti cambiano. Capiscono che non ho un deficit intellettivo. E che la mia condizione fisica obbedisce al cosiddetto “principio della conservazione dell’energia”, come dice la mia prof. di fisica. Io sono pensiero: il mio corpo è immobile e io… penso sempre”.
LA CITAZIONE DI UNGARETTI
Matteo Nassigh, che la sfortuna ha costretto ad una sedia a rotelle, non si scoraggia. Non sono le gambe il suo motore, ma il cervello. Con la forza del pensiero il 26 settembre ha completato gli studi, con quell’esame che nel mese di giugno aveva dovuto saltare poiché malato, lasciando di stucco la commissione di professori del Liceo delle Scienze Umane «Cardano» di Milano che lo ha esaminato. Ma le parole più belle sono quelle scritte nella sezione Buone Notizie de Il Corriere della Sera:”La scuola non è dove impari le cose a memoria, ma dove impari a conoscerle in profondità. E io sono stato davvero fortunato a incontrare professori che me l’hanno insegnato. Non sempre è stato facile per me studiare, perché la mia salute è molto fragile e non posso fare niente senza l’aiuto degli altri. Posso solo pensare. E il liceo mi ha dato la possibilità di pensare molto. Con l’aiuto di tante persone che ringrazio perché la mia diversità non è stata vista come un limite. Io sono la testimonianza che la vita può essere sempre bella, anche quando il corpo è molto limitato, perché l’amore supera il limite dei limiti”. La straordinarietà di questo ragazzo, però, la si coglie nei dettagli:”Se la scuola riuscisse a modificare lo sguardo sulla disabilità tutta la società evolverebbe e molti problemi dovuti all’intolleranza, ai pregiudizi, alla paura del diverso, diminuirebbero. Per questo con i miei genitori, le educatrici e tanti amici abbiamo ora costituito l’Associazione «Nassigh CxC» di cui sono presidente, che si propone di «prendersi cura di chi cura» le persone disabili. Questo sarà il mio lavoro e il mio impegno per il futuro”. In bocca al lupo…