Davanti alla perdita di un figlio, si tende a considerare quasi sempre soprattutto il dolore della madre. La lettera ricevuta a pubblicata sul blog di Concita De Gregorio, Invece Concita, rivolge lo sguardo sul punto di vista del padre. La lettera è di Andrea Celada, la cui figlia non è mai nata perché affetta da una grave malattia genetica, la trisomia 18. L’uomo si rivolge alla piccola mai nata, raccontando di sé e del suo dolore, in un’accorata dichiarazione d’amore e di dolore. “Il vuoto è assoluto, mi manca il respiro, sembra che il mondo non abbia più ossigeno per me”, inizia così la lettera. L’uomo racconta poi di quel sogno, quello di una famiglia, di una figlia, tanto inseguito, che sembrava essersi realizzato. “Quella nuova vita tra di noi che compare contro tutte le previsioni, che cresce come un folletto nel ventre di mia moglie, che ci fa sentire per la prima volta, finalmente, genitori, dona senso vero alla nostra vita”. Il sogno di Andrea e sua moglie, però, durerà solo 12 settimane, fino al giorno in cui scopriranno la terribile malattia di cui è affetto il feto.
LA TRISOMIA 18, UNA GRAVE MALATTIA GENETICA
La trisomia 18 è una rara malattia genetica caratterizzata dalla presenza di un cromosoma 18 in più. Dopo la Sindrome di Down, è la seconda trisomia autosomica più frequente sebbene presenti un quadro clinico molto più serio rispetto alla Trisomia 21, dal momento che il più delle volte determina la morte del feto prima della nascita e che il 90% dei bambini che viene al mondo muore invece entro il primo anno di vita. Dopo la notizia, Andrea racconta il dolore, suo e della moglie, il tentativo di allontanarsi dai pensieri provando a raggiungere qualche meta lontana, il farsi forza l’un l’altro, il bisogno reciproco.”Pensavo di essere forte, ma non è così. Sono debole e fragile, impaurito per un futuro che non riesco a vedere né a capire”. Le parole dell’uomo sono forti e pregne di tenero dolore, per una gravidanza tanto desiderata e mai portata a termine, rivelano un universo a cui, spesso, si da poca importanza, perché si tende a concentrarsi su quello che prova la mamma, mentre le sensazioni del padre vengono messe in secondo piano.
IL DOLORE PER UN ADDIO CHE NON CI SARÀ MAI
Andrea, dolcemente, si rivolge alla figlia che chiama “piccola fagiolina“, parlandole dell’amore dei suoi genitori. “Cerca di goderti questi giorni con la tua mamma e il tuo papà, godi di ogni secondo come noi godiamo di te, della tua presenza senza futuro, e prova a sentire l’amore infinito dei tuoi genitori finché potrai essere con noi. Godi della carezza delle nostre mani sulla pancia della mamma, perché sappiamo che le senti, come senti le parole che ti sussurriamo. Goditi ogni istante fino al momento in cui volerai via, perché ogni carezza è il nostro messaggio dell’amore assoluto, silenzioso, infinito che proviamo per te”. Infine, come ogni lettera che si rispetti, arriva il saluto, che è anche un addio, ma forse in questo caso più la comprensione che un addio non ci sarà mai, anche in questo caso in cui non c’è mai stata nemmeno conoscenza. “Sarai il mio angelo. Il tuo papà”. Una lettera bellissima, per cui Concita ringrazia. E ringraziamo anche noi…