IL PESTO ALLA GENOVESE FA MALE?

Gli inglesi sembrano proprio avercela con la cucina italiana. Dopo il caso del Prosecco, questa volta, ad essere preso di mira è il nostro amato pesto alla genovese. Il motivo? Ci sarebbe troppo sale. Secondo una ricerca condotta da Cash, un consorzio di esperti che si batte contro il consumo eccessivo di sale nei cibi, infatti, il pesto italiano sarebbe “dannoso per la salute” a causa dell’elevata quantità di sodio. Lo studio, rilanciato dal Guardian, riporta un elenco di marche tra le peggiori in assoluto, che sarebbero anche quelle più vendute. L’accusa è rivolta ai prodotti confezionati e venduti nei supermercati britannici, ad esempio, sempre secondo la ricerca, i prodotti a marchio Saclà, che avrebbero una concentrazione di sale maggiore del 30% dell’acqua marina, due volte e mezzo il sale contenuto in 100g di arachidi e più sale di un hamburger di McDonald’s. Ma la ricerca non sconta nulla anche alle altre marche, analizzando 74 pesti in vendita nei maggiori supermercati inglesi tra giugno e luglio. Il dato, secondo gli esperti locali e secondo il Gardian, sarebbe molto grave, tanto più che il condimento italiano sarebbe particolarmente popolare tra i bambini inglesi. Cash, l’ente che si è occupato di questa ricerca, avrebbe addirittura invitato le autorità locali e il Dipartimento della Salute a essere più duri con l’industria alimentare.



I COMMENTI ITALIANI, BASTA CON LE FAKE NEWS BRITANNICHE

Quanto accaduto non ha lasciato in silenzio gli italiani. Prima fra tutte l’azienda presa di mira. Non poteva certo tacere, poi, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, che attraverso twitter si è rivolto al giornale inglese, commentando: “Rinnovo l’invito al Guardian di smettere con le FakeNews sul Made In Italy agroalimentare”. L’ultimo commento alla polemica sul pesto è quello del Governatore della Liguria Giovanni Toti, che sempre sui social non si è risparmiato “Il pesto, come tutta la dieta mediterranea, è riconosciuto da tutti come un alimento sano, naturale, oltre che buonissimo – ha scritto su Facebook – E il successo che riscuote in tutto il mondo ne è la prova. Consiglio gli amici britannici di preoccuparsi della loro cucina. E per migliorare la qualità della vita degli amici giornalisti del Guardian già oggi sarà nostra cura inviare loro una bella confezione della nostra salsa con cui rallegrare il palato, migliorare la propria salute alimentare e chiarirsi le idee prima di scrivere strampalati articoli di giornale”.



IL CASO PROSECCO, OPERA DI UN’ASSOCIAZIONE DI BIRRAI

Toti si riferisce alla recente polemica, rilanciata sempre dal giornale britannico, che aveva visto protagonosta il Prosecco: “Salvate i vostri denti, smettete di bere Prosecco!”, era lo sconcertante consiglio che si leggeva sulle pagine del Guardian. Il celebre vino italiano, secondo Zoe Williams, l’autrice dell’articolo, “distrugge i denti, lacerando lo smalto, bucandoli e facendoli uscire dalle gengive“. A motivare l’avvertimento della stampa sarebbero state le parole di un dentista inglese intervistato dal Daily Mail, non certo di esperti. Ma, analizzata la situazione, le ragioni del pezzo sono subito apparse chiare. La Williams infatti scriveva: “Ai vecchi tempi se volevi ubriacarti con le bollicine ma non potevi permetterti lo Champagne ti saresti bevuto la birra”, solo che, in fondo alla pagina, in basso a sinistra, campeggiava proprio un piccolo logo, successivamente rimosso, che suggeriva come l’articolo potesse essere un contenuto pagato dalla Britain’s Beer Alliance, organizzazione che rappresenta birrai, pub e aziende nel settore della birra in Gran Bretagna. Insomma, quella notizia sembrava proprio una fake news scritta, secondo Londra Italia, con l’unico obiettivo di portare i lettori del quotidiano a abbandonare il Prosecco (italiano) a favore della birra (britannica). E non per salvare i propri denti ma per sostenere l’economia del Regno.

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