Entra al museo e tenta di squarciare un quadro. Non ne voleva uno qualsiasi, ma proprio quello di Hitler. «Dov’è quel pezzo di m… di Hitler?», urlava il 40enne in felpa e jeans, che si è introdotto al MuSa di Salò, per compiere un gesto pazzesco nei luoghi dove è ospitata proprio la Mostra della follia. L’esposizione curata da Vittorio Sgarbi, «Museo della Follia. Da Goya a Bacon», è così stata animata dall’intervento di questo soggetto, che, portando con se un oggetto affilato, voleva distruggere il quadro, uno dei pochi oli su tela di Hitler. Il dittatore infatti, prima di dedicarsi alla politica, aveva tentato l’esame di ammissione all’Accademia di Belle Arti a Vienna, dove venne bocciato. Secondo quanto riportato dal Corriere, il 40enne, è entrato al museo imprecando e ha tentato lo sfregio con una specie di cacciavite: il dipinto, rovinato, è stato ritirato dalla sala per qualche ora, per verificare che non fossero stati fatti gravi danni e per procedere al restaurato. L’attentatore è poi fuggito dal museo, ed è stato segnalato alle forze dell’ordine.



DIRETTORE, «LA MOSTRA SULLA FOLLIA HA OSPITATO UN EPISODIO DI PAZZIA»

Il piccolo olio appartiene a un collezionista tedesco ed è esposto per la prima volta in Italia. Il gesto è stato commentato dai dirigente del MuSa in un comunicato«L’episodio si presenta come un atto di rabbia e di esaltazione individuale ai danni del patrimonio artistico e lesivo delle intenzioni della mostra», mentre il presidente Giordano Bruno Guerri ha ironizzato su come «La mostra sulla follia non sarebbe stata perfetta se non avesse ospitato anche un episodio di pazzia». Anche Sgarbi è intervenuto, commentando«La mostra affronta il tema della follia e questo quadro è perfetto. Nulla è folle come la guerra. Il tentativo di danneggiare l’opera è espressione della volontà di fare qualunque cosa in nome di una propria convinzione». Il critico ha poi dato la colpa di quanto accaduto alle polemiche riemerse nei giorni scorsi sulla legge Fiano contro la propaganda fascista:«Purtroppo l’episodio di violenza a un documento inquietante della storia della follia e della malvagità umana conferma l’inutilità e la provocazione di leggi che riaccendono anche legittimi odi. Ciò che è stato proibito dalla storia va guardato con disprezzo e distacco ma senza riprodurre la censura e l’odio che proprio le dittature espressero», ha scritto sul suo Profilo Facebook.



L’INVIDIA PER LA PERFEZIONE

Colpa della legge Fiano o meno, l’uomo, che ora è ricercato, ha compiuto un gesto decisamente assurdo. E non è nemmeno la prima volta. Nel 2011 una donna russa aveva lanciato una tuzza contro la Gioconda, per fortuna senza effetti. Interrogata, la donna aveva poi rivelato di aver compiuto il gesto perché frustrata dal non avere ottenuto la nazionalità francese. Nel 1972 a essere colpita fu La pietà di Michelangelo, un australiano la colpì con un martello, causando danni al volto e al braccio della Madonna. E potremmo andare avanti ancora, perché sono davvero tante le opere d’arte che negli anni sono state prese di mira. Gli psicologi pensano che all’origine di azioni del genere ci sarebbe un disturbo mentale, tanto che da anni una branchia della psicologia, la neuroestetica, cerca di individuare i meccanismi neurali implicati nella percezione delle opere d’arte sia figurative che astratte per cercare di capire quali siano le ragioni che spingono certi individui a deturpare le opere d’arte. Alla base ci sarebbero i violenti turbamenti emotivi mossi da invidia e gelosia la perfezione, che possono persino sfociare in un istinto vandalico.

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