Si prova quasi imbarazzo a leggere certe cronache. L’on. Fiano (Pd renziano) entra a gamba tesa contro il suo collega di partito Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e candidato a presidente della Regione Lombardia, in quanto quest’ultimo non si decide a revocare la cittadinanza onoraria al defunto duce del fascismo. Non sorprende nemmeno notare che, contro il sindaco, si schiera tutto l’antifascismo militante dall’Anpi all’Isrec (Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea) con l’obiettivo di fare “tabula rasa” del Ventennio. Emuli in ciò dei manifestanti che abbattono o decapitano statue negli Usa, siano essi di generali confederati o di Cristoforo Colombo o di santi spagnoli. Questo lo stato dell’arte.



Di contro, e anche questo è preoccupante, quando si parla di Mussolini si accenna soltanto a quel buono che ha compiuto e che fece fare un sostanziale progresso al welfare degli italiani. Sono le famose “100 cose buone del fascismo” e che, se contestualizzate, acquistano un valore ancora più importante in quanto la politica dei governi liberali nei confronti del popolo era di impiegare l’esercito e sparare ad altezza d’uomo: un amabile vezzo dei Savoia, non rimpianti monarchi del nostro Paese. Eppure questa memoria positiva è ugualmente preoccupante perché dimentica, quando rievocata, pagine che gli italiani ignorano e gli antifascisti militanti non fanno eccezione. L’attacco all’Etiopia, l’occupazione del paese, l’uccisione di almeno 600mila abissini, le stragi raccapriccianti come quella di Debra Libanos (e che non descriverò perché chi non sa vada a leggere) molto peggiori delle Fosse Ardeatine per cui nessuno ha mai pagato; e poi l’infamia delle leggi razziali del 1938 e il tentativo di ideologizzare l’Italia e di renderla come la Germania. Inutile negarlo: più si studia il fascismo e più si conosce Mussolini più risulta odioso.



D’altra parte anche il fascismo va contestualizzato in un’Europa che va dagli anni Venti ai Quaranta dove la maggioranza dei paesi erano governate da dittature, esito di sconvolgimenti economici epocali e di una grossolana confusione sul Bene e sul Male. Un po’ come oggi, verrebbe da dire. E andrebbe pure ricordato che a est vi era una Russia Sovietica che macinava decine di milioni di russi nel tritacarne della collettivizzazione forzata e delle purghe staliniane.

Ecco, a fronte della decisione belluina degli antifascisti di oggi dal cui fascismo, secondo Salvemini, nessuno ci avrebbe salvato, viene voglia di fare alcune domande banali: l’onorevole Fiano (di discendenza ebraica) sa che vi erano parecchi ebrei fra i gerarchi fascisti prima del 1938? E che il generale Liuzzi, caduto eroicamente a Guadalajara nel 1937 alla testa delle camicie nere era ebreo? Ai comunisti in S.P.E. (Sevizio Permanente Effettivo) serve ricordare che se Mussolini è un assassino Togliatti ha fatto uccidere molti, ma molti più comunisti di quanti ne abbia eliminati Mussolini; e che nonostante le indubbie doti sarebbe ora di togliere il nome di un criminale come Togliatti da strade e piazze? 



Questo se coloro che ancora amano la storia nella sua complessità diventassero come coloro che la manipolano: ma a noi piace ricordare il Togliatti latinista, uomo di profondissima cultura, uno statista capace di scrivere l’articolo 31 mai attuato dalla repubblica e che la sinistra mostra di tenere in non cale: “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose”. Non li fanno più i comunisti di una volta! 

Conoscere anche poco la complessità e contraddittorietà della Storia spinge a guardare con misericordia il bene compiuto da un Mussolini che figura tra i donatori principali di tanti ospedali. Propaganda? Può darsi. Ma l’uomo Benito non esitò a salvare degli ostaggi dalla fucilazione nel marzo del 1944, con una serie di telefonate nel suo tedesco da autodidatta e riuscendo a far passare un attentato a militari germanici come delitto passionale. “Ho fatto anch’io l’attore — disse al regista Giovacchino Forzano — ho detto che noi italiani non vogliamo essere cornuti!”. Solo un romagnolo poteva inventarsi una genialata simile.

Ecco, cari signori antifascisti, lasciatevelo dire da uno il cui nonno è finito su un vagone piombato e la cui madre è sopravvissuta per caso a Marzabotto: andate a “studiare”, nel senso di “amare” la Storia. E fatela amare a questi poveri ragazzi che conoscono solo la versione che gli propinate e che, perciò, ricadono in un errore opposto. L’unica guerra nobile è quella all’ignoranza.