Il delitto di Rosanna Belvisi approda nel corso della trasmissione La Vita in Diretta, all’indomani della condanna a 18 anni di carcere, al termine del primo grado, a Luigi Messina, marito della donna che la mattina del 15 gennaio scorso la colpì a morte con 29 coltellate. Era una domenica e, come ricorda il quotidiano Il Giorno, la coppia era appena tornata da una vacanza a Pantelleria. Dopo aver avuto un rapporto intimo e fatti colazione nel loro appartamento di Milano, l’ennesima lite spezzò quella ritrovata tranquillità al punto da trasformarsi in un crudele assassinio. Messina, ex guardia giurata 53enne, prese un coltello e sferrò ben 29 fendenti contro la donna, uccidendola con estrema freddezza. Dopo aver compiuto il delitto, uscì di casa e come se nulla fosse si recò prima in pasticceria, poi alle slot machine. Nonostante quell’azione definita estremamente drammatica, il gup di Milano di fronte al quale si è svolto il processo con rito abbreviato a carico di Luigi Messina non ha riconosciuto l’aggravante della crudeltà. A suo carico una condanna pari “solo” a 18 anni di reclusione, contro i 30 avanzata dal pm Gaetano Ruta. Il 53enne ha così potuto godere dello sconto di un terzo della pena grazie al rito alternativo scelto dall’imputato.
LA RABBIA DELLA FIGLIA VALENTINA
Da otto mesi Luigi Messina è detenuto nel carcere di San Vittore a Milano. Oltre alla condanna a 18 anni di reclusione, l’uomo e presunto assassino di Rosanna Belvisi è stato condannato anche al versamento di 100 mila euro alla figlia 25enne, Valentina Belvisi, la sola parte civile nell’ambito del processo. La giovane è naturalmente ancora fortemente provata dalla tragedia che ha investito la sua famiglia. “Mia mamma non tornerà mai indietro, ma entrare in un’aula di tribunale e sentire come verdetto diciott’anni è una vergogna”, ha commentato a caldo dopo la decisione del gup di Milano, come riporta il quotidiano Il Giornale. La 25enne è estremamente arrabbiata ed il verdetto ha rappresentato per lei l’ennesimo colpo. Lei, che conosceva alla perfezione le violenze subite dalla madre uccisa, che per anni è stata oggetto di tormento e pestaggi, oggi torna a domandarsi come sia possibile non riconoscere nel delitto della donna anche l’aggravante della crudeltà alla luce dei referti choc emersi dall’autopsia, nonché del comportamento dello stesso Messina dopo aver commesso l’atroce delitto.