A quasi un anno dalla violenta aggressione avvenuta lo scorso 14 ottobre in piazza Cavour a Roma ai danni di un giovane 16enne, è arrivata nelle passate ore la prima sentenza di condanna. Il neo 19enne Stefano Curcio è stato condannato alla pena di 4 anni e 8 mesi di carcere per tentato omicidio. A darne notizia è il quotidiano Corriere.it che riporta la decisione del giudice giunta al termine del processo che si è svolto con rito abbreviato. Non solo Curcio: altri tre maggiorenni sospettati dell’aggressione sono stati rinviati a giudizio per il medesimo episodio. Si tratta di Matteo Mecucci, Lorenzo Palleschi e Saro Buttafuoco, tutti accusati dello stesso reato di tentato omicidio. Il gruppo è reo di aver cercato di uccidere un ragazzino la cui unica colpa sarebbe quella di non essersi uniformato a quelli che consideravano essere i loro principi guida. Il giovane, infatti, fino a quel momento ed anche in passato aveva dimostrato di ragionare autonomamente dal resto del gruppo.
COINVOLTI ANCHE TRE MINORENNI
La notte in cui fu aggredita, la giovane vittima stava passeggiando in piazza con un’amica, senza aver prima chiesto l’autorizzazione al resto del gruppo. Per questo sarebbe finito nel mirino dei quattro i quali credevano di essere i veri padroni di Piazza Cavour. Ad incastrarli sono state le telecamere di videosorveglianza che avrebbero immortalato il pestaggio e in seguito a questo lo scorso gennaio erano scattate le manette. Secondo la Procura, alla base del tentato omicidio vi era la volontà dei quattro delinquenti di dimostrare chi comandava in zona. Oltre ai quattro maggiorenni, presero parte al raid a carico del 16enne anche tre minorenni. A tal proposito il tribunale dei minori di Roma starebbe vagliando la loro posizione e le richieste di messa in prova ai servizi sociali. La sera dell’aggressione, il 16enne si vide giungere il gruppo di teppisti armati di caschi e coltello che lo aggredirono brutalmente per dargli una lezione. Ad oggi ancora non si conosce chi, dei sette, impugnava l’arma contro la vittima.