Ha parlato in conferenza stampa alla sede Ican la direttrice esecutiva del neo Premio Nobel per la Pace 2017: Beatrice Fihn è da anni a capo della Campagna Internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (il nome per intero tradotto in italiano, ndr) e ha voluto lanciare un preciso riferimento a chi le ha chiesto se il timore di un attacco atomico sia cresciuto negli ultimi mesi dopo l’elezione di Trump alla Casa Bianca. «L’elezione di Donald Trump ha spinto molte persone a preoccuparsi del rischio nucleare», ha ammesso la Fihn, aggiungendo poi «ma se vi spaventa che il presidente americano abbia il nucleare, dovreste essere contrari alle armi atomiche in generale», lancia frecciatina anche alle altre superpotenze mondiali. A quel punto non ha potuto evitare la domanda su quel tweet lanciato lo scorso 4 ottobre in cui semplicemente scriveva, «Donald Trump è un imbecille»: voleva essere una battuta, spiega la direttrice Ican, «stavo citando il segretario di Stato Rex Tillerson. Anche se ora un po’ me ne pento». (agg. di Niccolò Magnani)
IL MESSAGGIO ALLA COREA DEL NORD (E AGLI USA)
Il Premio Nobel 2017 per la Pace all’Ican è stato assegnato «per il suo lavoro nel sensibilizzare sulle catastrofiche conseguenze umanitarie di qualsiasi uso delle armi nucleari e per i suoi sforzi innovativi ad ottenere un trattato sul divieto di tali armi», segnala l’accademia norvegese del Nobel nel comunicato ufficiale uscito dopo l’annuncio in diretta live (che potete rivedere nel video qui sotto, ndr). Dopo il presidente colombiano Juan Manuel Sanchez per l’accordo con le FARC, il premio per la Pace torna ad una associazione, in particolare l’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, per l’appunto l’Ican che con Onu e i vari governi mondiali collabora da anni per tentare di abolire le armi nucleari dai programmi militari dei Paesi. Ad oggi, Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Cina, Francia, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele hanno ufficialmente un programma e diverse testate nucleari, ma il senso di un premio così in questo periodo specifico non può che sottolineare una sorta di messaggio non tanto indiretto a Usa e Corea del Nord (ma anche Cina e Russia) per le prossime settimane decisive. La minaccia di una guerra nucleare mondiale è fortissima e il premio per la Pace dato all’Ican potrebbe rappresentare un tentativo mediatico mondiale per mettere pressione e allerta sulla condizione prossima del Pacifico. « Il Nobel per la pace è un messaggio agli Stati che hanno armi nucleari. E’ un premio importantissimo per quanti che lavorano dal 1945 alla lotta contro le armi nucleari, un tributo ai sopravvissuti di Hiroshima e anche alle vittime dei test nucleari che ancora si fanno», ha spiegato la direttrice esecutiva Ican, Beatrice Fihn in una intervista pochi secondi dopo l’annuncio. (agg. di Niccolò Magnani)
IL NOBEL 2017 ALL’ICAN
Il Premio Nobel per la Pace 2017 è andato all’Ican, l’agenzia per il bando contro le armi nucleari nata all’interno dell’Onu: scelta importante guardando le crisi presenti al giorno d’oggi in Corea del Nord, Iran e nel Medio Oriente. Il Comitato Nobel Norvegese a Oslo ha da poco comunicato l’annuncio con una serie di motivazioni che si possono dividere in due parti importanti: da un lato, il rischio di una terza guerra mondiale tra Corea del Nord e Stati Uniti spaventa, con l’Ican che da tempo si sta occupando del tentativo di bloccare l’espansione delle armi nucleari per evitare catastrofi come quelle del 1945. Dall’altro, i comitati per la non proliferazione delle armi nucleari – a cui hanno aderito Usa, Cina, Francia, Russia e Regno Unito – che assieme ai trattati di divieto delle stesse armi atomiche rappresentano i motivi profondi per un’altra scelta di Premio Nobel “alle intenzioni”. «Le armi nucleari portano conseguenze catastrofiche, viviamo in un mondo in cui il rischio è maggiore in qualsiasi altra epoca, arsenali nucleari e rischio che altri Paesi cerchino di prender armi nucleari, come dimostra la Corea del Nord», afferma la presidente del Comitato Nobel Norvegese.
«Minacce costante per umanità e per la terra, ICAN ha già adottato una linea di abolizione del nucleare; le armi nucleari sono distruttive ma non sono ancora state fatte oggetto di una diretto discussione sul piano internazionale. ICAN ha cercato di colmare questo vuoto giuridico in materia, forza motrice nel cercare di aiutare le nazioni per cooperare con tutte le parti interessate nel tentativo di eliminare le armi e stigmatizzare il loro pericolo. 108 stati si sono gia impegnati in questo senso ma tutti gli attori della società civile devono sforzarsi di eliminare le armi». Nell’ultimo passaggio, l’accademia ricorda che ci vuole coinvolgimento di tutti, Premio per la Pace di quest’anno è una esortazione per negoziati seri con obiettivo di risolvere questo gravissimo problema mondiale. «Usa, Russia, Regno Unito, Francia e Cina si sono impegnati decidendo di aderire al trattato di non proliferazione su armi nucleari, strumento primario per evitare ulteriore diffusione di tali armi». (agg. di Niccolò Magnani)
I FAVORITI E I FRONTRUNNER
A poco più di un’ora di distanza dal penultimo Premio Nobel 2017, quello forse più mediatico di tutti, i veri favoriti al premio per la Pace restano quelli “stabiliti” dai frontrunner secondo l’istituto norvegese Peace Research Institute Oslo. E allora ai già detti Papa Francesco e Federica Mogherini-Mohammad Javad Zarif, sono interessanti da osservare gli altri presenti. SI va infatti dai Caschi Bianchi (con il loro leader Raed al Saleh), l’organizzazione umanitaria siriana da anni impegnata nel salvare i civili del conflitto sanguinoso in piena Siria di fronte alla brutalità dei vari esercii presenti; si passa poi per il noto UNHCR, ovvero l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, come mai impegnati in questi anni di migrazioni bibliche dall’Africa e dal Medio Oriente. Presenti tra i frontrunner anche Can Dundar e il quotidiano Cumhuriyet, ovvero tutti quei giornalisti che hanno osteggiato la semi-dittatura di Erdogan, arrestati e perseguitati per il loro “semplice” ruolo di testimoni della verità nella tartassata e non libera Turchia; chiudono la lista dei favoriti vincitori al Nobel per la Pace Raif Badawi, il blogger saudita arrestato nel 2012 per aver “insultato” l’Islam attraverso il suo sito, e The American Civil Liberties Union, l’associazione che si è opposta ai vari “ban” di Donald Trump. (agg. di Niccolò Magnani)
IL PREMIO ALLE INTENZIONI?
Nella giornata di venerdì 6 ottobre 2017, l’Accademia Svedese assegnerà quello che viene considerato probabilmente il Premio Nobel più importante da parte dell’opinione pubblica, ovvero il Premio Nobel per la Pace. Un’istituzione spesso discussa e che ha fatto discutere, ma che nell’elenco dei suoi vincitori presenta nomi che hanno letteralmente fatto la storia dell’umanità, sia di persone fisiche (da Madre Teresa di Calcutta a Nelson Mandela) fino a istituzioni come l’Unione Europea o l’Agenzia Mondiale per il Nucleare. Non sono mancate però le assegnazioni controverse, come quelle a Barack Obama (all’inizio del suo mandato, nonostante l’ex Presidente Usa in seguito abbia condotto diverse operazioni militari) o a Aung San Su Kyi, ora al governo della Birmania ed aspramente criticata per il trattamento riservato ad alcune minoranze. Proprio per questo spesso alcuni detrattori l’hanno definito più un premio alle intenzioni piuttosto che un riconoscimento attendibile verso personalità che si sono spese per la Pace nel mondo.
PREMIO NOBEL PACE 2017: POSSIBILE SGARBO A DONALD TRUMP…
Questo anche se lo stesso Alfred Nobel definì il premio un riconoscimento verso chi “ha fatto del suo meglio per la fratellanza tra le Nazioni, l’abolizione o la riduzione degli eserciti e per promuovere la Pace.” Ma quali possono essere i possibili vincitori del Premio Nobel per la Pace 2017? In prima fila, secondo le indiscrezioni, potrebbero esserci gli artefici dell’accordo sul nucleare iraniano del 2015. Una decisione che sarebbe una sorta di schiaffo nei confronti del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che l’ha definito la peggior intesa di sempre. Il premio potrebbe dunque riguardare il Ministro degli Ester iraniano Javad Zarif, ma anche l’Alto rappresentante dell’Unione Europea, Federica Mogherini. Se ciò avvenisse sarebbe un qualcosa di storico per l’Italia che ha ricevuto solo una volta il Nobel per la Pace, peraltro esattamente cento anni fa, nel 1907. Allora fu insignito del riconoscimento Ernesto Teodoro Moneta, presidente dell’Unione Lombarda per la Pace.
PREMIO NOBEL PACE 2017: IL VINCITORE SARA’ ITALIANO?
Ci sono però altre soluzioni possibili per l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace di venerdì 6 ottobre 2017. C’è chi afferma che potrebbe essere premiata l’UNHCR e l’Alto Commissario Filippo Grandi, dunque un altro italiano, per la gestione della crisi globale dei rifugiati. Ma anche Papa Francesco potrebbe essere insignito del Nobel per la Pace per il suo continuo monito contro tutti i conflitti e l’impegno per i popoli del mondo. Anche in questo caso si tratterebbe di un riconoscimento particolarmente significativo, visto che si tratterebbe del primo Pontefice mai premiato con il Nobel per la Pace. Tra i candidati ci sarebbe anche il nome di Donald Trump, una sorta di premio alle intenzioni simile a quello riconosciuto ad Obama per la grande responsabilità che il Presidente degli Stati Uniti si trova sempre a fronteggiare nella gestione dei conflitti internazionali. Visto l’andamento della crisi coreana, sembra difficile però che una scelta del genere possa essere compiuta appena prima che la situazione possa potenzialmente precipitare.
PREMIO NOBEL PACE 2017: ILLUSTRI PREMIATI DEL PASSATO
La storia dei Nobel per la Pace è ricca di personaggi che hanno contraddistinto gli ultimi due secoli. L’anno scorso il premio è stato assegnato a Juan Manuel Santos, colombiano che ha lavorato per mettere fine a un conflitto civile che dilania il paese sudamericano da mezzo secolo. Nel 2007 venne premiato l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore, per il suo impegno per l’ambiente e per sensibilizzare sugli effetti del cambiamento climatico. Nel 2012 è stata premiata l’Europa come istituzione, nel 2001 è stata l’ONU a ricevere il riconoscimento. Per il conflitto israeliano-palestinese ed i progressi compiuti dal processo di pace, nel 1994 vennero premiati Yasser Arafat, Shimon Peres e Yitzhak Rabin, nel 1989 il quattordicesimo Dalai Lama, Tenzin Gyatso. Nel 1964 fu Martin Luther King a ricevere il Premio Nobel per la Pace, per il suo storico impegno per i diritti civili. Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1944, venne premiato il Comitato Internazionale della Croce Rossa.