Lorenzo Vallarino Gancia, il decano degli spumantieri, è morto nella sua Canelli all’età di 87 anni. A darne notizia è La Stampa, sottolineando come l’imprenditore fosse malato da tempo. Fino al 2012 era stato ultimo proprietario dell’omonima azienda di famiglia, prima di rassegnarsi alle leggi di un mercato che rende impossibile la navigazione ad una sola famiglia tra multinazionali e titani d’ogni specie. Così, da imprenditore saggio, aveva deciso di fare un passo di lato, di cedere alla Russian Standard nel 2012, con la promessa che gran parte delle tenute sarebbero presto ritornate nelle mani di imprenditori piemontesi. Lorenzo Vallarino Gancia aveva affiancato l’attività nel mondo dell’enologia a mille altri interessi. Fu, negli anni ’60, il primo presidente nazionale dei Giovani Industriali di Confindustria. In seguito arrivarono le nomine a vicepresidente di Confindustria con delega ai rapporti esterni, nonché il ruolo da presidente e consigliere delegato del quotidiano Il Sole 24 ore.
L’AMORE PER IL SOLE 24 ORE
E proprio l’amore per il suo giornale, per il quotidiano economico italiano per antonomasia, fu uno dei tratti distintivi di quel Lorenzo Vallarino Gancia che oggi l’editoriale di via Monte Rosa 91 a Milano definisce un “imprenditore umanista”. Un uomo interessato sì ai guadagni e alle strategie di mercato, ma soprattutto alla cultura, alla discussione, al fatto che Il Sole 24 Ore riuscisse ad affermare in un Paese come l’Italia per natura ostile alle tematiche economiche, la giusta attenzione al settore. Così, di quei suoi 12 anni di presidenza, aveva parlato come della “esperienza professionale più esaltante della mia vita“. Amava ricevere la prima copia del giornale e anche a distanza di molti anni dal suo addio alla carica era sempre informato su ciò che succedeva al Sole. Perfino negli ultimi anni, quelli della crisi, era solito ripetere un mantra che per molti sapeva di buon auspicio:”Quando cominciai il giornale perdeva due miliardi di lire; lo lasciai che garantiva un dividendo di due miliardi“. Un modo per dire che si può sempre ricominciare.