Urlare ai bambini, sculacciarli, rimproverarli in modo troppo autoritario non sono i modi giusti per educarli e farsi ascoltare. È la conclusione a cui sono giunti alcuni ricercatori dell’Università di Pittsburgh: il rimprovero energico può causare problemi allo sviluppo del bambino, quali insicurezza o aggressività. La ricerca è stata effettuata su dieci scuole medie nell’arco di due anni e ha portato all’esito che sgridare i bambini in modo aggressivo porta all’effetto contrario, ovvero verso gli stessti comportamenti che vengono criticati. Gli abusi verbali, secondo i ricercatori, sono alla stessa stregua di quelli fisici, urla, insulti a scopo disciplinare sortiscono, dunque, obiettivi diversi rispetto a quelli sperati, anzi, aggravano i problemi. Secondo Ming-Te Wang, assistente professore di psicologia alla School of Education della University of Pittsburgh, gli effetti negativi si vedono a lungo termine, soprattutto negli adolescenti. Questa analisi, non ha riguardato solo i genitori, ma anche gli insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria che hanno a che fare con i bambini. I bambini hanno bisogno di una figura di riferimento, anche in classe, dove spesso agli insegnanti capita di perdere la pazienza con gli alunni più “vivaci”, arrivando a urlare parole di rimprovero. In realtà è necessario prendere coscienza che, per educare e correggere l’alunno, è necessaria calma, ma anche una buona dose di decisione.



CALMA, COERENZA E COSTRUTTIVITÀ

Nella giungla di idee e suggerimento che spesso si rincorrono sul web e non solo, il sito Portalebambini.it, consiglia un esercizio che propone un metodo per rimproverare i bambini senza urla, ovvero il metodo delle 3C. Un buon rimprovero, per essere efficace senza però essere traumatico, deve possedere tre qualità: calma, coerenza e costruttività. Ecco quindi cosa bisogna fare quando ci si imbatte in comportamenti che vanno rimproverati: non urlare o perdere il controllo, dare solo messaggi che siano coerenti con l’esempio che diamo, fornire una strada percorribile come alternativa al comportamento che stiamo rimproverando. La regola delle 3C nasce dall’applicazione degli studi sulla leadership: i bambini hanno bisogno di una guida che ispiri fiducia, dunque che non perda le staffe e che sia coerente. Il consiglio dato dai ricercatori è di comunicare con i bambini mettendosi sullo stesso piano, spiegando loro in maniera razionale le preoccupazioni dei genitori e i loro motivi.



ANCHE I RAGAZZI DIFFICILI MERITANO APPREZZAMENTI

In riferimento all’educazione di bambini e ragazzi, Centropagina.it rivela altri interessanti consigli sulla comunicazione genitori/figli. La maggior parte delle comunicazioni avviene in una modalità di scambio in cui la seconda parte del messaggio invalida completamente la prima, specie nel caso di bambini vivaci o problematici, che spesso vengono rimproverati. Così, quello che era nato come un apprezzamento e un riconoscimento dello sforzo, si trasforma in giudizio negativo. Il messaggio che arriva è infatti: «Anche se stavolta hai fatto bene, per il resto sbagli sempre, mi aspetto che sbaglierai di nuovo, lo sforzo che hai fatto è nulla rispetto a tutte le altre volte in cui sbagli». Molti pensano, in questo modo, di rafforzare il concetto e assicurarsi che sia più efficace, ottenendo invece l’effetto opposto. Il bambino, in realtà, conclude che è inutile che si sforzi di cambiare, che tanto non sarà mai abbastanza. Cosa bisogna dirgli in questo caso? Semplicemente fermarsi dopo il “bravo”: i bambini, soprattutto quelli considerati “difficili”, che hanno difficoltà a controllare i propri comportamenti, hanno un bisogno vitale di sentirsi riconosciuti e valorizzati e il messaggio deve arrivare forte e non ambiguo.

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