Sono forti e molto toccanti le parole della fidanzata di Niccolò Ciatti, il 22enne ucciso dopo una violenta aggressione avvenuta in discoteca a Lloret de Mar. Lei si chiama Ilaria ed i loro sogni di coppia felice si sono interrotti per sempre lo scorso agosto. A Le Iene ieri ha raccontato come ha vissuto i momenti in cui ha saputo della tragedia. La giovane ha preso il primo volo ed è volata dal suo Niccolò, il quale era in ospedale in condizioni ormai disperate. “Mi sono fatta dare un camice e sono entrata dentro, nella stanza di Nicco, con un odore tremendo e un rumore fastidiosissimo di tutte quelle macchine… suonavano ogni 5 secondi per qualcosa di diverso”, ha ricordato. Sebbene non avesse neppure un graffio esternamente, Ilaria ha ammesso di non aver riconosciuto il suo Niccolò. “Mi sono tolta le scarpe e mi sono infilata nel letto e sono stata lì…”, ha aggiunto, riconoscendo però come tutto fosse strano rispetto a quanto avveniva la notte, quando la trascorreva con il 22enne con la sua testa appoggiata sul petto e l’impossibilità a dormire a causa del suo battito forte. “Lì non sentivi niente…”. “Si è distesa accanto a lui… ma non è servito”, ha detto il padre del giovane con un filo di voce. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



IL RACCONTO DI UNO DEGLI AGGRESSORI

Stanno facendo discutere, oggi, le parole di uno degli aggressori del giovane 22enne Niccolò Ciatti, ucciso la sera dell’11 agosto scorso durante un pestaggio a Lloret de Mar, dove era in vacanza con gli amici. Khabiboul Khabatov, il ragazzo con la maglia rossa riconosciuto nell’inquietante video dell’aggressione, per la prima volta ha parlato della vicenda in una intervista a Veronica Ruggeri, inviata de Le Iene. Studente universitario, 20 anni e buttafuori in alcuni locali, vive a Strasburgo insieme alla sua famiglia. Ai microfoni del programma ha fornito una versione del tutto differente rispetto a quella avanzata dagli amici. A sua detta quella maledetta sera si trovavano lì per lavoro: “Appena entrati siamo passati vicini al gruppo di Niccolò Ciatti e uno di loro ha spinto il piccolo Vandam (Rasul Bisultanov, ndr)”, ha esordito. Secondo il racconto del ceceno, ad iniziare la rissa sarebbero stati proprio i giovani italiani. “Niccolò li ha spinti senza un motivo, così Rasul e Niccolò hanno iniziato a picchiarsi. Il mio amico ha cercato di calmarlo ma è stato accerchiato dagli amici di Ciatti. Era solo, si sentiva minacciato e ha iniziato a picchiarli”, ha raccontato. Un atteggiamento che, secondo il padre di Niccolò, non sarebbe proprio rappresentativo del carattere del giovane. A detta del 20enne, l’amico sarebbe stato sotto l’effetto di stupefacenti ed alcol e proprio questo gli avrebbe fatto perdere il controllo. Poi, ha puntato il dito contro gli amici di Ciatti asserendo: “Quando Niccolò è caduto a terra lo hanno lasciato lì e nessuno si è avvicinato. I suoi amici dovevano intervenire quando è iniziata la rissa”. Proprio i due amici hanno raccontato all’inviata una versione opposta: l’inizio della discussione tra i ceceni e Niccolò senza un motivo chiaro, poi l’aggressione violenta e l’inizio dell’incubo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



LA VERSIONE DEGLI AGGRESSORI

A Le Iene Show si parla di Niccolò Ciatti, il ragazzo morto in seguito a un pestaggio a Lloret de Mar. Tutti guardavano, nessuno è intervenuto. Subito dopo un calcio alla testa è crollato a terra: gli è stato fatale, come emerso dall’autopsia. «Era l’ultimo giorno che potevamo andare a ballare. Eravamo lì tutti insieme e ci stavamo divertendo. Non so perché si sono avvicinati, ma hanno cominciato a discutere con Niccolò. Uno con la maglietta rossa lo ha aggredito», ha dichiarato un amico a Le Iene Show. «Gli sono saltato sulla schiena per fermarlo, ma mi ha buttato per terra», ha aggiunto ricostruendo quegli attimi. «Ci siamo resi subito conto che stava male», ha aggiunto un altro amico. «I suoi occhi guardavano il vuoto. Lo abbiamo portato fuori, ma faceva dei sospiri faticosi. La polizia ha provato a rianimarlo», prosegue il drammatico racconto. «Ci è arrivata la chiamata di Simone. Siamo arrivati la sera dopo. Ci hanno spiegato che era stato colpito alla testa e che era molto grave», parla il padre di Niccolò Ciatti. «Quando hanno staccato le macchine gli tenevo la mano e ho avuto la sensazione che me l’abbia stretta», le dichiarazioni invece della madre. La polizia spagnola ha aperto un’inchiesta, ma dei tre ragazzi fermati solo uno è rimasto in carcere, visto che non è chiaro che ruolo abbiano avuto gli altri due nella rissa. «Devono pagare per quello che hanno fatto», dice con rabbia la fidanzata. Il più giovane dei tre viene contattato da Le Iene: «Ha spinto i miei amici senza motivo. Non so perché Rassoul si è innervosito. Io non mi sento in colpa. È una tragedia. Se fosse qui di fronte a me, gli direi che mi dispiace, mi metterei in ginocchio davanti a lui. Gli chiederei di tornare». La mamma di Movsar chiede scusa per suo figlio, ma sostiene che si sia solo difeso: «Era sconvolto e piangeva, era sotto shock. Piangeva dicendomi che non voleva che finisse così». Il padre di Rassoul lo difende: «Doveva difendersi». (agg. di Silvana Palazzo)



“MEGLIO SE FOSSE MORTO UNO DI NOI”

Niccolò Ciatti, la vicenda relativa alla sua morte torna d’attualità: Le Iene Show hanno infatti realizzato un servizio sul 22enne che ha perso la vita quest’estate a Lloret de Mar. Andrà in onda oggi, martedì 10 ottobre: la Iena Veronica Ruggeri ha intervistato per la prima volta uno dei tre ragazzi coinvolti nella rissa nella quale è morto Niccolò. «Quando eravamo in caserma abbiamo pensato che sarebbe stato meglio se fosse morto uno di noi al posto suo», questa l’unica anticipazione relativa alle dichiarazioni rilasciate ai microfoni de Le Iene. Il servizio sta facendo discutere ancor prima di essere mandato in onda: se ne parla sui social, dove è stata rilasciata l’anticipazione. «Questi non dovrebbero neanche avere diritto di parola dopo un massacro simile.. speriamo serva a qualcosa!», scrive una utente tra i commenti sulla pagina Facebook del programma di Italia 1. (agg. di Silvana Palazzo)

CHI ERA IL GIOVANE MASSACRATO IN DISCOTECA

Quando una vita si spezza fa male, sempre. Quando però a farlo è un giovane ragazzo di 22 anni con tutta la vita davanti fa male ancora di più, inutile negarlo. E se poi i motivi della morte sono una stupida lite in discoteca, beh, allora il dolore che si prova per la perdita è davvero enorme. Questo, purtroppo, è quello che è successo al nostro Niccolò Ciatti, pestato a sangue e ucciso da suoi coetanei in una discoteca spagnola di Llorete de Mar in una sera di metà estate, quando bisognerebbe solo divertirsi, stare in allegria e passare le vacanze il più serenamente possibile. Invece le cose, purtroppo, non sono andate affatto così. In questi giorni il padre del ragazzo ha fatto sentire la sua voce. Come scrive ‘La Nazione’, l’uomo ha fatto un appello sentito: ‘Chi ha visto, parli. Ascoltate la vostra coscienza, di cosa avete paura?’, ha detto. Alcune teste calde cecene hanno avuto la bella pensata di picchiare selvaggiamente il nostro povero Niccolò, un ragazzo semplice che amava la vita. La morte gli è stata data da un tremendo calcio alla testa sferrato dal ventiquattrenne Rasul Bisultanov, in mezzo al silenzio generale. Già, perché nessuno dei presenti ha minimamente pensato di intervenire per aiutarlo, no: al massimo è stato acceso uno smartphone per fare un video, tutto qui. E Niccolò ci ha rimesso la vita.

CHI ERA IL GIOVANE ITALIANO

Già, ma chi era Niccolò Ciatti? Un ragazzo come tanti. Era nato a Scandicci ventidue anni fa e lavorava in un banco di frutta e verdura a Firenze, anche se questa non era la sua unica occupazione. Il ragazzo, infatti, lavorava anche in qualità di pr per alcune discoteche locali, ambiente in cui Niccolò si sentiva come un pesce dentro l’acqua. A far da contorno, una vita normale e una famiglia normale. Una fidanzata, Ilaria, che lo aveva immediatamente ricordato su Instagram con una foto insieme e una frase bellissima: ‘Era il mio gigante buono’. Poi, come tutti, una vita social oltre che una reale, fatta di carne e ossa. Facebook era ovviamente il suo social network preferito e qui Niccolò amava postare ciò che riteneva particolarmente importante per la sua vita. La fidanzata Ilaria, ma anche i tatuaggi. Uno, in particolare, a metà fra un leone e un giglio, il simbolo della bellissima Firenze, la città in cui lavorava. Niccolò, inoltre, era anche appassionato di calcio: la sua squadra, neanche a dirlo, era proprio la viola, ossia la Fiorentina. Un ragazzo come tanti, con le sue passioni e i suoi hobby.

LA PAGINA FACEBOOK

Una volta venuto a mancare il povero Niccolò, è avvenuto quel qualcosa che accade tutte le volte da una decina d’anni a questa parte: la pagina Facebook della persona continua a vivere. Già, perché se i morti cessano di esistere nella vita reale, questo non avviene nelle vite social, dove le persone rimangono, eternamente. A volte la cosa è un po’ straniante, non c’è che dire, ma ha anche il suo risvolto tenero: le bacheche diventano un’ideale lavagna in cui gli amici e i conoscenti scrivono i propri pensieri sulla persona. E così è avvenuto anche al nostro Niccolò Ciatti. La sua pagina Facebook è stata immediiatamente invasa da messaggi d’amicizia e di compianto. Messaggi che si uniscono a vecchi aforismi dello stesso Niccolò, che amava citare Luigi Pirandello (‘Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti’) e molti altri, assunti a vero e proprio modello dal giovane fiorentino. Immediatamente la città si è stretta attorno alla famiglia del ragazzo, donando quel calore indispensabile in momenti come questi. Perché perdere un figlio è un dolore enorme, ma perderlo in questo modo è qualcosa che va oltre la semplice immaginazione.